Il gesto di Sr Donatella, Sr Erika, Sr Lucia e Sr Gemmalisa, del Caritas baby Hoispital, che dal lontano 2004 ogni venerdì alle 18 si recano davanti al checkpoint israeliano a recitare il rosario, è una di quelle esperienze che lasciano il segno. Non c’è sole, pioggia o neve (sì, a Betlemme ogni tanto nevica) che le fermi, eventualmente si alternano, se proprio non è possibile a tutte essere presenti. Lasciano per pochi minuti i bianchi corridoi del Baby Caritas Hospital di Betlemme, i bambini, le loro mamme col velo, l’odore di disinfettante, pongono tra le mani l’unica arma che conoscono, il rosario, e percorrono i 200 metri che separano la struttura pediatrica dalla barriera di cemento che strangola Betlemme.
Non sono mai sole. Oltre ai militari
che imbracciano il mitragliatore e non si degnano nemmeno di rispondere al
nostro saluto mentre ci passiamo vicino, sono sempre seguite da volontari,
turisti, suore portoghesi del vicino convento e fedeli delle varie parrocchie.
Il rosario può essere recitato in italiano, tedesco, francese o portoghese, a seconda
della nazionalità della maggioranza che compone il gruppo.
Nessuno è obbligato a recitare il
rosario, molti sono quelli che si uniscono semplicemente per curiosità, oppure
perché condividono l’iniziativa e lo scopo per cui è nata: pregare perché il
Muro cada, perché si frantumi sotto la sua pesante assurdità. Talvolta
partecipano anche dei mussulmani, perché tutti sanno che esserci è importante e
che manifestare pacificamente può aiutare ad abbattere non solo i muri fisici,
ma anche quelli mentali.
Il primo marzo di ogni anno,
anniversario della prima lastra posata a Betlemme nel 2004, i pellegrini
arrivano da ogni dove per pregare davanti alla barriera, talvolta accompagnati da
don Nandino Capovilla di Marghera, coordinatore nazionale di Pax Christi. Ma
per fare un gesto concreto contro il “mostro di cemento” ogni venerdì dell’anno
è buono, così se passate di qui, andate al Caritas Baby Hospital.
Il progetto ricami
In un contesto difficile come quello
palestinese, dove la povertà delle famiglie è stata ulteriormente appesantita
dalla costruzione del Muro, Suor Gemmalisa sta portando avanti il progetto “Bellezza
in Ricamo”, ideato da Suor Silvia Melato qualche anno fa. Il progetto consiste
nel favorire un’attività dove le donne palestinesi possono
contribuire con il loro lavoro a migliorare le difficili condizioni economiche
delle loro famiglie, mantenendo vive le tradizioni culturali.
Le borsette, gli astucci, i porta
occhiali, ecc, ricamati da queste donne, vengono venduti da Suor Gemmalisa in
Italia, Svizzera e Germania, al prezzo di produzione, senza nessuna forma di
guadagno. Anche la spedizione non ha costi in quanto vengono utilizzati come
corrieri i gruppi in visita al Baby Caritas Hospital. Nel sito: www.webdiocesi.chiesacattolica.it é possibile vedere questi oggetti e il loro costo indcativo.
Per contattare Suor Gemmalisa e per avere via mail il depliant di "Operazione Ricamo" si può scrivere a:
Ogni venerdì alle 18 si prega lungo il muro |
Il muro di fronte al convento con l'immagine della Madonna |
Muro e tanto filo spinato |
Tutti i muri prima o poi cadono |
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