[Indonesia] Questo drago esiste, o meglio ne
esistono circa 5.000 esemplari nel Parco Nazionale di Komodo che comprende
l’isola di Komodo, appunto, quella di Rica e alcune piccole isole vicine, tutte
poste a circa 400 km ad est di Bali. La sua esistenza è stata per molto tempo
un mito, con racconti incredibili e solo cent’anni fa fu scoperto in modo
ufficiale. La sua fama si diffuse rapidamente ispirando anche il film “King
Kong” del 1933. Ora è una specie protetta perché in via di estinzione.
Il varano di Komodo, così viene anche
chiamato, è la più grossa specie di lucertola esistente al mondo, può
raggiungere i 3 metri di lunghezza e i 70 kg di peso. Vive solo qui, in queste
piccole isole molto vicine tra loro e nessuno sa bene il perché. E’ un
carnivoro, si ciba prevalentemente di bufali, cervi e carogne, ed è anche un cannibale,
in quanto un buon 20% della sua alimentazione consiste in piccoli varani appena
nati o carogne di varani morti. Per questo motivo i piccoli appena escono
dall’uovo scappano sugli alberi e ci rimangono per parecchi anni, finché sono
in grado di difendersi. Si cibano anche dei cadaveri nei cimiteri, per evitarlo
i morti vengono ricoperti con più strati di grosse pietre in modo che l’animale
non riesca a smuoverle.
L’alimentazione del varano adulto è
particolare in quanto mangia mediamente una sola volta al mese ingerendo un
intero cervo, una capra o buona parte di un bufalo e rigurgitando per intero le ossa, le unghie e le corna, in
quanto non riesce digerire queste parti. Mentre attraversiamo a piedi l’isola,
sperando di vederne qualcuno, la guida ci racconta che una ventina di anni fa
un turista tedesco si attardò rispetto al gruppo che lo precedeva. L’unica cosa
che trovarono di lui, dopo qualche giorno, furono le unghie, l’orologio e un
anello, negli escrementi di un varano. Da allora, quando i gruppi sono
numerosi, c’è sempre un secondo guardiano che chiude la fila.
Poco dopo aver visto gli escrementi
bianchi di un varano, per la presenza del calcio che l’animale non riesce a
digerire, vediamo un bell’esemplare maschio che ci precede lungo il sentiero.
Ha un’andatura goffa e tutta dondolante come quella di un elefante, mentre
cammina allunga continuamente la sua lingua biforcuta in modo da annusare il
terreno circostante, riesce così a sentire gli odori di cibo o di carogne fino
a parecchi chilometri di distanza. La guida, munita di un bastone a due punte lungo
un paio di metri in modo da fermare l’animale in caso ci attacchi, spiega che
non bisogna farsi ingannare dalla sua lentezza, perché quando vuole assalire la
preda è molto veloce.
Non è nemmeno il caso di farsi pungere
dalla sua lingua visto che contiene 60 batteri in grado di far morire la
vittima in pochi giorni. Il varano usa questo sistema con i bufali, troppo
grandi per essere attaccati direttamente. Li ferisce con la lingua e aspetta
che l’infezione uccida l’animale nel giro di due settimane. In genere non
attacca l’uomo se non viene infastidito, ma nel caso di scarsità di cibo può
farlo, come è successo al turista citato prima e ad un bambino di 8 anni nel
2009.
I pericoli in quest’isola arrivano
anche dal cielo, tra i rami vicini al sentiero troviamo un bel serpente tutto
verde, molto più pericoloso dei varani. La passeggiata dentro la foresta
tropicale dura due ore, non vediamo altri draghi se non
quelli che si trovano stabilmente vicino all’uscita, attirati lì molto
probabilmente per farli vedere ai turisti, nel caso non ne incontrino lungo la
strada. Due di questi si accoppiano proprio nel momento in cui noi passiamo. Le
uova verranno depositate a settembre, dice la guida, e verranno ricoperte di un
grosso strato di sabbia. I piccoli nasceranno dagli otto ai nove mesi dopo.
Un piccolo motoscafo fa da spola e ci
riporta a bordo della nostra barca che ci aspetta al largo. La mattinata di
oggi è stata molto interessante, ora puntiamo ad un’isola con la spiaggia
rossa, dove fare il bagno e snorkeling.
Se la lingua del varano ti tocca devi farti una gran dose di antibiotici |
Momento d'intimità |
Pericolo in terra...e in cielo |
L'andatura goffa del drago di Komodo
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