[Indonesia - Giava] Arrivare di notte nella città è sempre stressante, ancora
di più se sei lasciato in un punto indefinito, fuori dalla mappa della tua
guida. Chiedo al conducente della mia moto di andare piano e di stare vicino a
quella dove c’è Ruggero, non possiamo proprio perderci in una città che ancora non
conosciamo. Ci sistemiamo nell’incantevole casa tradizionale del Cakra Homestay
e appena tocco il letto mi addormento dimenticando anche questo lungo
trasferimento.
Il centro di Solo è fatto di tanti vicoli stretti che si
dipartono dalle vie principali, spesso chiusi da dei cancelli dopo una certa
ora. In una di queste, la Cakra Street, ci siamo noi. La città è una delle più
tradizionaliste e conservatrici di tutta l’isola, lo si nota dall’alto numero
di becak, i risciò a tre ruote, e di carrozze trainate da cavalli. I ristoranti
hanno solo pochi piatti indonesiani e non abbiamo mai visto intorno alla nostra
via un supermercato o un piccolo negozio dove poter comprare semplicemente
della carta igienica. In compenso c’è un grande centro commerciale dedicato
solo all’elettronica con un McDonald’s al piano terra. Effetti della
globalizzazione?
Poco lontano si trova il Kraton, un palazzo sbiadito e
circondato da mura che ricorda un’epoca ormai scomparsa. E pensare che nel 1745
il re Pakubuwoso II trasferì qui la
propria corte con una grandiosa processione che durò un’intera giornata nel
corso della quale furono trasportate tutte le proprietà del re, compresi gli
alberi reali di baniano.
Più interessante è invece la visita del palazzo lstana Mangkunegaran, ancora oggi occupato
dalla casa dei regnanti, con un enorme padiglione la cui volta è affrescata da
elaborate decorazioni con una fiamma centrale circondata da figure tratte dallo
zodiaco javanese e dipinte ognuna nel suo colore mistico. Secondo la filosofia
javanese il giallo proteggerebbe dalla sonnolenza, il blu dalle malattie, il
nero dalla fame, il verde dal desiderio, il bianco dalla lussuria, il rosa
dalla paura, il rosso dal male e il viola dai pensieri malvagi.
Abbiamo un bel po’di cose da lavare e visto che qui non
si asciuga proprio niente, le porto alla lavanderia della homestay. Mentre il
tipo sta pesando i vestiti per deciderne il costo mi chiede se sono interessata
ad un massaggio di riflessologia plantare e mi fa vedere un depliant presente
nella reception. L’idea mi piace e mi faccio un bel massaggio che dura un’ora
per soli 5 euro.
L’Homo
erectus di Java
A Sangiran, una ventina di chilometri da Solo, c’è un
sito archeologico dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO dove, nel 1936,
uno studioso olandese scoprì alcuni dei migliori esemplari esistenti dell’uomo
preistorico di Java. Uno di questi è esposto nel museo insieme ad altri
fossili. In realtà questa scoperta fu fatta nel 1889 da un altro studioso
olandese, ma la notizia che l’uomo potesse essersi evoluto in Asia sollevò così
tante proteste in Europa che la notizia fu “sotterrata” per quasi quarant’anni.
Gli esperti di geocronologia fanno risalire le ossa del
più antico Homo erectus di Java a 1,7
milioni di anni fa, sostenendo però che gli esemplari più recenti potrebbero
essere vissuti meno di 40.000 anni fa. Questo significa che a Java l’Homo erectus sarebbe coesistito con l’Homo sapiens, arrivato sull’isola
circa 60.000 anni fa, e riaccende il dibattito tra l’ipotesi che l’umanità si
sia evoluta in Africa migrando altrove in un secondo tempo e quella secondo cui
l’evoluzione della specie umana sarebbe invece avvenuta contemporaneamente in
più continenti.
I
templi erotici di Solo
Anche l’Indonesia ha la sua Khajuraho. I templi di Candi Sukuh e di Candi Cetho, posti lungo le pendici di un vulcano ad una
cinquantina di chilometri dalla città di Solo, erano dedicati al culto della
fertilità ed hanno diverse incisioni e sculture piuttosto esplicite,
soprattutto il primo, soprannominato per questo: tempio “erotico”.
Entrambi risalgono al XV secolo, durante il regno di
Majapahit, ma hanno poco o nulla in comune con gli altri templi hindu e
buddhisti dell’isola perché contengono diversi elementi dell’animismo
prehinduista di 1500 anni prima. Il Candi
Cetho, posto a 1400 m di altezza, è disposto su più livelli e la struttura più
in alto ricorda molto le piramidi dei Maya.
Il Candi Sukuh ha invece diversi lingam e yoni (membro maschile e femminile) che venivano utilizzati
dagli abitanti del villaggio per stabilire se una moglie era fedele al marito o
se una ragazza in procinto di sposarsi era ancora vergine. Per sottoporsi alla
prova la donna doveva indossare un sarong e sedersi a cavalcioni del lingam: se
il sarong si lacerava, la sua colpa era certa.
Per andare ai templi accettiamo la proposta di dividere
un taxi con due francesi (8 € a testa), anche se l’idea di andarci con la moto
ci piaceva di più. Partiamo alle sette e torniamo nel primo pomeriggio,
attraversando colline piene di piantagioni di te e di animali al pascolo.
I templi si trovano in una magnifica posizione sulle pendici del Gunung Lawu a 900m di altezza e circondati da grandi piantagioni di tè |
Il guardiano del tempio e in secondo piano le tartarughe con la corazza piatta che venivano utilizzate come altari sacrificali |
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