[Indonesia - Giava] Dopo aver visitato il Bromo all’alba,
torniamo alla Yoschi.s guest house, facciamo colazione e prendiamo il pulmino
turistico delle 9.30. La discesa dalla montagna doveva essere molto veloce,
invece ci si ferma ovunque a raccogliere turisti e arriviamo alla stazione dei
bus di Probolinggo quasi a mezzogiorno. Come avvisava la Lonely Planet, in
questa città è difficile sfuggire ai procacciatori e alle agenzie viaggi che
cercano di farti pagare i trasporti molto più cari. Il pulmino prova a scaricarci
davanti ad una agenzia, ma lo obblighiamo a portarci alla stazione dei bus.
Scesi, si affiancano diverse persone che ci vogliono accompagnare, guarda caso,
all’ufficio informazioni della stazione, che poi non è altro che un’altra agenzia.
Saliamo in bus quasi scappando da tutti e prima di sederci chiediamo ai passeggeri
il costo del biglietto fino a Malang, in modo da non doverlo pagare di più al
bigliettaio. E’ fatta...no, non proprio, siamo costretti a pagare un posto in
più per i bagagli che occupano inevitabilmente un sedile.
A Giava il clima è diverso rispetto a
quello di Bali e Lombook, la mattina c’è il sole, ma il pomeriggio si annuvola
e piove. Per trovare giorni completamente assolati bisogna venire in luglio o
agosto, la stagione secca e più calda. Il nostro tragitto in bus è tutto un
susseguirsi di temporali, allagamenti e code. Ad ogni fermata sale un venditore
di bibite e di cibo, oppure di fazzoletti, giocattoli o accendini. I più
assidui sono sicuramente i musicisti: a gruppi di due o tre si mettono lungo il
corridoio cantando mentre suonano la chitarra e il tamburo. Son pure bravi. Oggi
impieghiamo quasi cinque ore per percorrere poco più di 100 km.
A Malang facciamo fatica a trovare una
sistemazione, tutti gli alberghi sono pieni per il week end legato alla festa
buddhista. Alla fine troviamo la solita topaia di emergenza. Per compensare ci
concediamo un’ottima cena al Toko Oen, un locale di epoca coloniale con mobili
in rattan e camerieri con tanto di giacca e cappelli bianchi. Proprio di fronte
c’è un’enorme chiesa cattolica dove si sta svolgendo la messa serale con
centinaia di fedeli all’interno, è strano vedere così tanti cristiani in una
città prettamente mussulmana. Nei dintorni di Malang ci sarebbero dei templi da
visitare, decidiamo invece di andare direttamente a Solo, fermandoci a vedere i
templi induisti di Blitar, lungo il tragitto.
I templi di Panataran sono a 16 km
dalla città di Blitar, dove arriviamo con il bus. L’unico modo di vederli senza
perdere l’intero pomeriggio aspettando dei mezzi locali è quello di noleggiare
due mototaxi: chiedono 100.000 rupie per entrambi, ci accordiamo per 80.000.
Lasciamo gli zaini in un deposito di fronte alla stazione e arriviamo dopo
mezz’ora ai templi hindu del XIV secolo. Sono i più grandi edifici del regno di
Majapahit giunti intatti fino ai nostri giorni, peccato che non dureranno
molto, visto che durante la nostra visita puliscono le sculture più belle di
Java est con un’idropulitrice ad una pressione altissima.
Durante il ritorno i conducenti del
mototaxi insistono perché ci fermiamo a vedere il monumento (una sorta
mausoleo) dedicato al loro amato presidente Sukarno, considerato da molti
indonesiani una specie di “padre della patria”. Fu lui infatti a guidare la
lotta per l’indipendenza dall’Olanda, ottenuta nel 1945. Intorno alla sua tomba
ci sono persone che pregano e altri che gettano fiori mentre passano davanti. Poco
distante centinaia di fotografie che lo ritraggono con altri capi di stato come
J.F. Kennedy e Ho Chi Minh.
Su consiglio dei nostri due
motociclisti prendiamo un bus diretto per Solo, invece di quello locale.
Paghiamo di più ma fa poche fermate ed ha l’aria condizionata. Peccato che alle
11.30 di sera ci abbandoni lungo la strada a dieci chilometri dal centro. Visto
il nostro sguardo preoccupato il bigliettaio del bus ci porta dentro un ufficio
dove troviamo altri due motociclisti che ci portano in città. A quest’ora è
sempre stressante girare, ma dobbiamo incrociare le dita ed andare avanti. Per
fortuna troviamo posto al primo tentativo, la Cakra Homestay, una bellissima
casa di legno in stile tradizionale, ci accoglie malgrado l’ora con una bella
tazza di tè caldo. Due giorni per percorrere meno di 400km.
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I templi induisti di Panataran del XIV secolo |
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'Un ottimo' sistema pe ripulire le sculture: idropulitrice ad altissima pressione |
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Riti del XXI secolo: nel punto più alto del tempio una ragazza "brucia" il corpo del ragazzo con bastocini d'incenso, per scacciare gli spiriti maligni e rafforzare lo spirito. |
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La musica è molto sentita dagli indonesiani, suonano ovunque, anche sugli autobus |
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