[Indonesia - Giava] Chiaramente i problemi all’occhio
hanno un po’ alterato i nostri programmi di viaggio. Ci fermiamo due giorni in
più a Yogyakarta, oltre ai quattro previsti, girando a bordo dei risciò invece
di prenderci la moto. Complici il buio che arriva alle 17, le letture e le
numerose incursioni al bar, le giornate sono passate in fretta anche stando in
convalescenza. Peccato che qui il tempo sia peggiore di molti altri luoghi
indonesiani con tanta umidità, nuvolosità e pioggia quotidiana.
Sulla veranda della nostra guest house
ci sono grandi gabbie con uccelli che cantano a tutte le ore,facendo da coro al
muezzin. In Italia è ormai raro entrare in una casa e trovare degli uccelli in
gabbia, è passato di moda, ma quando ero bambino accadeva frequentemente. Mi
ricordo che mio nonno aveva una vera passione per i merli e quando nascevano i
piccoli preparava il “pastin”, un precotto a base di ortiche e uova che serviva
a farli crescere. Per molti aspetti l’Indonesia ci ricorda proprio l’Italia
degli anni sessanta o settanta.
In questi giorni dobbiamo decidere
anche le date di partenza dall’Indonesia, sabato 8 giugno abbiamo appuntamento
a Betlemme per un periodo di volontariato presso l’associazione Pro Terra Santa,
un ramo della più nota Custodia di Terra Santa, l’associazione francescana che
gestisce da sempre i più importanti luoghi di culto cattolico in Medio Oriente,
come per esempio la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, la Basilica della
Natività a Betlemme e la Basilica dell’Annunciazione a Nazareth. A Betlemme
l’associazione si occupa di assistenza agli anziani, ai bambini e alle persone
disabili.
Lunedì pomeriggio dobbiamo tornare dal
medico per il controllo della retina, se si dovesse rifare il laser è il caso
di tenersi anche martedì libero. Così decidiamo di prendere il volo per
mercoledì sera da Jakarta. Giocando un po’ con skyscanner vediamo che costa molto meno volare su Amman piuttosto
che Tel Aviv, poi da Amman andremo via terra a Gerusalemme. Sembra quasi ci
siano degli sconti sui voli se ti sposti tra “paesi amici”, in questo caso, da
un paese arabo ad un altro paese arabo.
Da Jakarta si può volare su Amman con
la stessa compagnia e 20 ore di viaggio, spendendo 500 € a testa, oppure
prendendo due voli separati, il primo su Abu Dabi (250 €) e il secondo su Amman
(130 €), 23 ore in totale. Nel secondo caso sicuramente si risparmia, ma non
sappiamo quanto, perché molte compagnie fanno pagare l’uso della carta di
credito e i bagagli, con due voli separati questi costi sarebbero doppi. Poi ad
Abu Dabi bisognerebbe ritirare i bagagli e fare nuovamente il check in. Un po’
complicato, decidiamo così per il volo
diretto della compagnia Quatar.
La visita agli occhi per fortuna va
bene, il medico dice che è contento di come procede la cicatrizzazione,
l’importante è non fare sforzi nelle prossime settimane… una parola visto che
abbiamo uno zaino da 10 kg dietro ed uno da 5 kg davanti. Andiamo subito alla
stazione dei treni e prendiamo un biglietto di 1° classe (!) per Giacarta con
partenza nella mattina di domani. In altre condizioni questo sarebbe stato un
viaggio notturno, visto che impiega 8 ore, ma ora non se ne parla proprio.
Il viaggio in treno è molto pesante
per il caldo, i finestrini piccolissimi e la mancanza dell’aria condizionata. In
compenso il paesaggio è tutto un susseguirsi di verdi di varie sfumature:
pascoli, campi di riso e granturco; con la gente che lavora la terra facendo
tutto a mano, protetti dal sole e dalla pioggia dai classici cappelli a falda
larga. Arrivati alla stazione di Jakarta sta diluviando, prendiamo un taxi
perché con qualsiasi altro mezzo ci si bagna e arriviamo finalmente in albergo,
ha le stanze piccole ma per una notte va benissimo.
A Yogyakarta per spostarsi tra le vie la gente usa ancora le carrozze |
Un assaggio di musica gamelan
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