Il deserto di Giuda è quella terra arida e montagnosa che
degrada velocemente da Gerusalemme verso Gerico e il Mar Morto. Nello spazio di
una ventina di chilometri si passa da 800 a meno di 400 metri di altitudine,
attraverso un paesaggio bianco, calcareo ed estremamente silenzioso. Non
stupisce che qui molti secoli fa dei monaci si siano ritirati in meditazione,
dando vita ad uno dei più bei monasteri di tutta la terra di Palestina.
Oggi vogliamo fare un’escursione di cinque ore attraverso
il Wadi Quelt, un canyon profondo dove scorre dell’acqua solo nella stagione
delle piogge, per arrivare al monastero di San Giorgio e poi fino a Gerico. Prendiamo
così un bus a Gerusalemme con destinazione Mizpe Iericho e scendiamo alla
pompa di benzina, all’ingresso del paese.
Lungo la strada notiamo subito dei campi di beduini e ci
avviciniamo per visitarli, sono delle semplici baracche con i panni stesi ad asciugare,
due galline, qualche mulo e gruppi di pecore qua e là. Le mamme si avvicinano a
noi per salutarci mentre i bambini più piccoli si aggrappano alle loro gonne,
impauriti della nostra presenza. Meditiamo su questa vita così semplice e su
quante cose futili invece rincorriamo quotidianamente nella nostra vita, rendendo
pesante il nostro andare. Le parole di Suor Immacolata dicevano esattamente così:
“La vita è come un viaggio: più cose ti
porti dietro, più è difficile andare avanti”.
La strada che percorriamo è un tratto della vecchia via
romana, uno spettacolare scenario biblico dove,
tra l’altro, è stata ambientata una delle più belle parabole di Gesù, quella
del Buon Samaritano: “Un uomo scendeva da
Gerusalemme verso Gerico, quando incappò nei briganti. Questi gli portarono via
tutto, lo percossero e poi lo lasciarono mezzo morto. Per caso un sacerdote
scendeva per la medesima strada, lo vide e passò oltre. Anche un levita, giunto
in quel luogo, continuò la sua strada. Invece un samaritano…”. Malgrado ora si rischi la denuncia per omissione di soccorso, sembra che in 2000 anni sia cambiato ben poco, la gente,
se può, continua a passare oltre.
Camminiamo per un’ora e mazza su una strada deserta e
polverosa con il sole a picco, finché si apre la meravigliosa vista del
monastero greco-ortodosso di San Giorgio, appollaiato a metà altezza sulla
parete di un canyon. La prima costruzione risale a 1400 anni fa, ora ci vivono
alcuni giovani frati con barbe lunghe e nere. La chiesa è ricavata nella
roccia, vicina al punto in cui si presume sia vissuto il profeta Elia per tre
anni.
Dal monastero, seguendo un sentiero lungo il wadi, si
prosegue per Gerico. In alto si notano le grotte scavate dagli eremiti 15
secoli fa. Il terreno è sempre arido, malgrado ci siano delle piccole cascate
d’acqua. Dopo alcuni chilometri si intravede la fine del canyon e una luce rosa
e leggera ci annuncia l’arrivo nell’oasi di Gerico. L’emergere in lontananza di un’immensa
pianura verde e lussureggiante, piena di colori delicati, che si stende
sconfinata fino al Mar Morto, è deliziosamente in contrasto con la durezza del
paesaggio roccioso da cui veniamo.
Per arrivare in centro città la strada è ancora lunga.
Fiancheggiamo i resti del palazzo di Erode e seguiamo la teleferica che scende
dal Monastero delle Tentazioni. Prima di prendere il mezzo di ritorno ci
regaliamo ben tre chili dei fantastici datteri di questa valle e già ne
mangiamo un bel po’ mentre risaliamo fino a Gerusalemme.
Il deserto di Giuda è una terra arida e montagnosa |
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