domenica 7 luglio 2013

Un giro nelle antiche città di Nablus e Jenin

A parte Gerusalemme, le città della Cisgiordania non compaiono quasi mai nelle guide di viaggio, eppure andrebbe scritto che alcune sono molto belle ed interessanti. Il fatto poi che siano chiuse al mondo esterno da un vero e proprio muro, ha contribuito a conservarle, limitandone i contatti con il mondo occidentale. Visitando le città di Betlemme, Hebron, Nablus e Jenin, si ha la possibilità di fare un viaggio nel tempo di un mondo arabo che è ormai difficile trovare anche nei paesi mussulmani più tradizionalisti.

La città vecchia di Nablus in particolare è un groviglio di bellissime vie che non hanno niente da invidiare alla Città Vecchia di Gerusalemme. Si può tranquillamente visitare in giornata partendo dalla Porta di Damasco con un autobus fino a Ramallah e poi con un taxi collettivo fino a Nablus. La città fu fondata dai Romani nel 72 d.C. con il nome di Flavia Neapolis (nuova città dell’imperatore Flavio), dopo la conquista araba del 632 venne chiamata Nablus, ma i crociati la chiamarono addirittura Napoli.

In città sono presenti molti monumenti e nove moschee, cinque delle quali erano chiese di epoca bizantina poi trasformate, e numerosi bagni turchi. La maggior parte degli edifici nella città vecchia è stata costruita nel periodo dell’Impero Ottomano. La rete dell’acqua potabile è di epoca romana e si trova sotto la città vecchia. Sono famose le fabbriche di sapone all’olio d’oliva, un composto a base di sodio e acqua pura, assai simile quindi al sapone di Aleppo.

La città è attorniata da numerosi campi profughi in cui vivono circa 34.000 persone, il più grande di questi si chiama Balata e al suo ingresso si trova il Pozzo di Giacobbe, presso il quale, secondo fonti bibliche, Gesù incontrò un donna samaritana che gli offrì da bere dell’acqua e alla quale rivelò di essere il Messia. Circa 300 metri a sud-est si trova la Tomba di Giuseppe, che negli ultimi anni è stata all’origine di numerose frizioni con gli ebrei che vi si recano a pregare scortati dall’esercito israeliano.

Dopo Nablus con un taxi collettivo giallo (così come non esiste la pensione, in Cisgiordania non esiste nemmeno un servizio di trasposto pubblico) andiamo a Jenin, 26 km più a nord, attraverso paesaggi collinari molto belli e ampi spazi verdi coltivati. Jenin è l’estrema città a nord, solo 5 km dal Muro e circa 20 km da Nazaret. Da circa due anni il checkpoint di Jalameh, che collega queste due città, è stato aperto ai turisti.

Jenin è la città più “calda” di tutta la Cisgiordania, dove le battaglie durante la prima intifada sono state più cruente e dove si vedono ancora esposti sui muri le foto dei “martiri della rivoluzione”. Ora la città è tranquilla e si può girare per la parte vecchia senza problemi, anzi, gli abitanti sono sempre molto gentili: quei rari turisti che arrivano fin qui sono considerati quasi degli ospiti e capita spesso che il cibo che compri ti venga offerto.

La città ha origini antichissime ed è stata nominata sia dagli antichi Egizi che dai Babilonesi. Oltre alla Grande Moschea risalente al 1566 e al dedalo di viuzze che ci girano intorno piene di fabbricanti di mobili, barbieri e meccanici, Jenin è nota in tutto il mondo per il Freedom Thetre, un coraggioso progetto nato nel 2006 come alternativa non violenta alla lotta armata. I ragazzi-attori di questo teatro vengono spesso chiamati all’estero. Pochi giorni dopo la nostra visita sarebbero partiti per una tournèe in Italia.

Tre chilometri ad ovest di Jenin si trova il villaggio di Burqin. Il Vangelo colloca in questo villaggio uno dei più noti miracoli di Gesù, quello della guarigione dei dieci lebbrosi. La chiesa di San Giorgio fu costruita su un’antica cisterna romana nel posto dove Gesù compì il miracolo. All’interno della chiesa c’è una grotta e una cappella che risalgono agli albori del cristianesimo. La passeggiata per arrivarci passa attraverso coltivazioni di mais e poi sale nell’ultimo tratto attraverso un paesaggio incantevole. La comunità cristiana che si ritrova in questa chiesa si è ormai ridotta ad una decina di famiglie.

Al mercato profumo di spezie
Bambini giocano nelle vie di Jenin
Il pane di Nablus
Foto dei martiri della resistenza palestinese lungo le vie di Nablus
Grandi pentole per cucinare falafel, le polpette di ceci
 Le calli di Jenin

1 commento:

  1. Cari Paola e Ruggero, che esperienza importante avete deciso di vivere ... ho sbirciato di tanto in tanto il vostro denso viaggio e gli scritti di questo ultimo mese mi sono stati particolarmente cari e utili

    sarò anch'io in Israele da domenica per un piccolissimo assaggio di questo tormentato paese, perciò vi ringrazio delle riflessioni fornite,

    un caro saluto,
    Ornella L.

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