NOTA: in Iran ci sono grossi problemi di connessione a internet e quando si riesce certi siti (come questo) sono bloccati. Non sappiamo se riusciremo sempre ad aggiornare il blog.
Il mio bus è un Mercedes, quando parte sembra che voglia decollare, invece le grandi ruote lì sulla strada, disegnano la distanza con casa mia. Si allontana un metro, due, cento, poi chilometri. Adesso è chiaro che sto andando, lontano. Dal finestrino vedo la scia che lasciano gli alberi, le case, le luci dei paesi… e più mi allontano, più le persone a me care si avvicinano. Mi piace questa prospettiva. C'è musica nell’aria.
Il mio bus è un Mercedes, quando parte sembra che voglia decollare, invece le grandi ruote lì sulla strada, disegnano la distanza con casa mia. Si allontana un metro, due, cento, poi chilometri. Adesso è chiaro che sto andando, lontano. Dal finestrino vedo la scia che lasciano gli alberi, le case, le luci dei paesi… e più mi allontano, più le persone a me care si avvicinano. Mi piace questa prospettiva. C'è musica nell’aria.
Scesi dal bus notturno ci siamo organizzati per la visita di due castelli che si trovano nella strada verso il confine iraniano. Il primo è un castello costruito intorno al 700 a.C. dal re di Urartur, regno che fiorì dal XIII al VII secolo a.C., assimilando la cultura e la scrittura cuneiforme dai vicini Assiri. Nell’area archeologica si vedono solo le fondamenta, ma affascina il luogo posto sopra un costone… ci sei solo tu e la tua immaginazione. Il secondo invece è un castello curdo del 1600, posto su un dirupo.
Bilancio della giornata: siamo in Iran, distrutti. Ruggero nel bus notturno è caduto scivolando dagli scalini. Non si è fatto niente ma ha rotto lo schermo del computer (per fortuna si può ancora utilizzare).
Abbiamo fatto da stamattina 350 km in mezzo alle aspre montagne curde, metà dei quali facendo autostop, per mancanza di mezzi. Non pensavamo che questo tragitto fosse così difficile, la Lonely Planet lo dava tranquillo. Arrivati in albergo mi sono accorta di non avere più i sandali…rubati o persi? Per la gentilezza che la gente ha avuto oggi con noi, preferisco pensare di averli persi.
Il confine con l’Iran che abbiamo attraversato è quello meno battuto, mai visto attraversamento così sporco e disorganizzato.
Abbiamo portato avanti l’orologio di un’altra ora e mezza (ma dove se la sono inventata questa mezza ora!), quindi siamo due ore e mezza avanti rispetto all’Italia. Poi problemi per il cambio, non sapevo quale fosse giusto: con 70 euro mi hanno dato un milione e quattrocentomila Rial, che poi sono 140.000 Toman… insomma un casino.
Stasera siamo troppo stanchi…si va a letto senza cena ( e senza colazione e senza pranzo…).
La scrittura cuneiforme degli Urartur (circa 800 a.C)
Il castello curdo di Hosap (1600 circa) vicino al confine con l'Iran
L'ultima immagine della Turchia la dedichiamo a questa famiglia olandese.
Loro si' che sono dei grandi viaggiatori: mamma, papa' e quattro figli.