[Thailandia] Eccoci di nuovo nel mondo normale. Tranquillizziamoci
subito, non abbiamo raggiunto nessuna illuminazione, nessuna visione o qualche idilliaco stato mentale. Ci siamo concentrati per dieci
giorni sul silenzio, sulle emozioni e sui pensieri, con l’obiettivo di diventare più sereni, più saggi e magari
più felici. A caldo non sappiamo dire come ci sentiamo, un po’ strani forse,
con un marcato fastidio verso rumori, musica, chiacchiere e con poca voglia di
parlare, ma con la netta impressione di aver fatto un’esperienza
indimenticabile.
Abbiamo praticato la meditazione seduti, in piedi,
camminando e qualche volta distesi. Già dal primo giorno viene insegnata la
meditazione seduta formale, dicendo di concentrarsi sul respiro o semplicemente
osservarlo. Una parola! Stare immobile con le gambe incrociate e gli occhi
chiusi per tempi a volte infiniti, con la mente che deve fare di tutto per
concentrarsi solo sul respiro, non è uno scherzo.
Tutti abbiamo detto almeno una volta nella vita: “Non voglio pensare a niente!”. Avete mai
provato? Impossibile. Come puledri impazziti i pensieri vanno ovunque, entrano
ed escono dalla mente senza mai fermarsi, possiamo solo tentare di
controllarli, domarli, e se ci riusciamo
abbiamo vinto il premio della “concentrazione”. Mi guardo in giro per scoprire quanto fermi
riescono a stare gli altri, che invidia mi fanno, tutti immobili, mentre le mie
gambe sono sempre più doloranti e con l’unico grande desiderio di sentire il
dolce suono della campana che indica la fine della meditazione seduta.
La meditazione camminata all’inizio mi sembrava da pazzi,
non capivo il senso di stare dentro un sentiero segnato e camminare, camminare,
camminare, con passi lentissimi e sguardo basso, proprio come tanti malati
mentali. Che senso ha, mi chiedevo. Più di una volta me ne sarei voluta andare,
ma resistevo, perché così bisogna fare con
il Vipassana, resistere al sonno, alle fatiche e alle assurdità. Almeno
una decina di persone non ce l’ha fatta, hanno abbandonato prima, alcuni erano
proprio i perfetti meditatori che invidiavo. Ogni tanto il mio sguardo si
alzava sul bellissimo bosco di noci di cocco e contemplavo gli scoiattoli che
si rincorrevano sulle foglie delle palme. Un giorno ho visto una noce cadere
davanti a me facendo un bel botto, alzo subito lo sguardo e vedo che quelle
sopra la nostra testa sono state per fortuna tolte.
Quello che mi ha trattenuta è stato sicuramente il cibo
perché, alla faccia del digiuno, era un bel pezzo che non mangiavo così bene.
La colazione era alle 7, dopo tre ore di meditazione e ginnastica, con grandi
vassoi di pasta, riso o qualche altro cereale e verdure di diverso tipo, come
piccoli fagioli dolci…da provare, buonissimi!
E ancora noccioline, sesamo o schegge di pistacchi. Papaya, banane e
ananas, a volontà. Come bevanda tè o soya. Anche il pasto delle 11 aveva la
scelta tra più vassoi con cibo sempre rigorosamente vegetariano. Quelli al
curry, con pezzi di soya e patate dolci era sicuramente il mio preferito. Alle
17 una leggerissima cena a base di
frutta coperta da scaglie di cocco a cui potevi aggiungere latte
concentrato e ancora noccioline e sesamo. Non ho mai sentito la fame. Neppure
il giorno che per creare avversione, invece di tutto questo ben di dio, ci
hanno sorpreso presentando un panino a testa e pochi fagioli dolci, finiti subito. La
maggior parte di noi ha sostanzialmente mangiato con pane e tè!
Il silenzio è stato l’altra cosa che mi ha trattenuta in
questo piccolo monastero sulla cima di una meravigliosa collina tropicale piena
di piante di frangipane e palme. Nessun cenno, nessuno sguardo. A tavola non
c’era il bisogno di dire delle banalità, come si fa di solito tanto per
riempire il vuoto. Ognuno sempre e solo con se stesso. Un silenzio che non
disturba ma arricchisce. Una vera poesia.
La stessa poesia che ho trovato nei suoni dei gong che
segnavano lo scandire delle varie attività della giornata e nell’indimenticabile
fila di persone che in Nobile Silenzio, alle quattro di ogni mattina, con la
pila in mano, risaliva i sentieri per avviarsi alla sala di meditazione con il
desiderio di elevarsi almeno nello spirito.
Ragazzi è stata dura …di più. Ma ce l’ho fatta!
La sala meditazione, quante ore trascorse e... che dolor di gambe! |
Al mattino, ancora con il buio, ognuno con la sua pila a mano sale per i sentieri |
Il pranzo dell'ultimo giorno quando ci è stato concesso parlare e fotografare |
Vi aspettavo... non vedevo l'ora di avere vostre notizie.. Grandi, ce l'avete fatta! Siamo fieri di voi!!! Che eperienza indimenticabile deve essere stata.. Ora siete sicuramente delle persone più ricche! Vi abbracciamo, Cri e Mauri
RispondiEliminagrazie
RispondiEliminadavvero particolare come esperienza soprattutto perchè ti fa arrivare a parti di te che non avevi mai toccato
ti mette veramente alla prova
un abbraccio grande
Paola e Rug