giovedì 11 luglio 2013

I graffiti del campo profughi di Aida

Ultimo post dalla Terra Santa

I profughi  - o rifugiati – palestinesi sono le famiglie che hanno dovuto abbandonare i loro villaggi nel corso del grande esodo del 1948, espulsi dall’esercito del nascente stato di Israele. Durante la guerra dei 6 giorni del 1967 la storia si è ripetuta e il numero di campi è aumentato considerevolmente.

I palestinesi che hanno lo status di rifugiati sono quasi 5 milioni e sono sparsi in 59 campi profughi di cui: 19 in Cisgiordania (West Bank), 9 a Gaza, 12 in Libano, 10 in Siria e 10 in Giordania. E’ il più grande popolo di rifugiati al mondo, tanto che sulla Terra un rifugiato su tre è palestinese. Inoltre, due palestinesi su tre sono dei rifugiati.

La situazione nei campi profughi è particolarmente difficile, con condizioni di povertà estreme, senza uno status giuridico e spesso senza una casa. Attendono da 60 anni di ritornare nelle loro case in Israele, come sancito dall’ONU, ma questo diritto è stato sinora disatteso. Intanto il loro numero aumenta, perché sono profughi anche i figli e i figli dei loro figli.

A Betlemme ci sono tre campi profughi, il più grande dei quali è quello di Aida, che si trova proprio a ridosso del muro, vicino al checkpoint 300. Ci si può arrivare con una brevissima passeggiata seguendo il Muro, girando attorno alla Tomba di Rachele, dentro un cimitero mussulmano. Visitare questa tomba è un’avventura, essendo attorniata dal Muro che entra fin dentro il cimitero. I palestinesi non vi possono entrare, ma gli ebrei e gli stranieri si.

L’ingresso del campo di Aida è uno dei più fotografati perché è composto da un arco che sorregge un’enorme chiave. Sulla sinistra c’è un ufficio dell’ONU e sulla destra si susseguono centinaia e centinaia di metri di Muro con i più bei graffiti di tutta questa lunga barriera. I più fotografati sono sicuramente quelli dell’artista americano Bansky.

Con le immagini di questo post salutiamo la Terra Santa, un luogo stupendo che, proprio per questo, tutti si contendono, da sempre.

Il muro: c'è chi scrive, chi dipinge, chi scatta fotografie e chi parte per andare a vedere se è davvero come lo raccontano. C'è anche chi lo studia, chi lo colora, chi lo racconta a modo suo. C'è chi decide di non ignorarlo, nonostante tutto, e non si piega al silenzio. E sono in tanti, che neppure si contano, quelli che chiedono una pace radicata nella giustizia 
L’ingresso del campo di Aida è uno dei più fotografati perché è composto da un arco che sorregge un’enorme chiave, simbolo di libertà


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