[India] A Bhopal è davvero difficile prenotare il biglietto del treno. Non essendoci uno sportello per i turisti, bisogna mettersi in fila per prendere il numero e aspettare il turno con tempi d’attesa infiniti e senza avere la certezza di avere un posto sul treno. Per evitare che uno prenda più di un numero “elimina coda” si appoggia la mano su un sensore che rileva le impronte digitali.
Il nostro numero è il 281 e siamo al 126. Abbiamo tutto
il tempo per andare con un risciò alla stazione degli autobus che dista sei
chilometri e capire che anche qui non ci sono buone prospettive, il bus diretto
per Ahmedabad non c’è. Torniamo alla stazione dove sul display è appena
comparsa l’ultima chiamata per il nostro numero: l’entusiasmo dura pochi
secondi, il treno è al completo e ci sono già 45 persone in lista d’attesa. Ci
consigliano di comprare comunque i biglietti e di tornare il giorno dopo per
verificare la disponibilità dei posti, male che vada ci rimborsano i soldi. Non
abbiamo scelta.
Così il giorno dopo torniamo alla stazione alle 16, ma ci
dicono di spettare ancora e ritornare alle 17. Alla fine ci danno il biglietto
per uno solo di noi, l’altro è ancora in lista d’attesa: “ma non c’è problema,
- ci dicono - salite e il bigliettaio vi troverà un’altra cuccetta”. Santi
numi, ma chi ci crede! Alle 18.30 riusciamo a salire sulla nostra carrozza a
fatica tra la gente e i bagagli. Capiamo subito che la cuccetta in più non c’è
e dovremo dividere in due quella che abbiamo.
Già avere un posto letto è stata una fortuna, perche il
treno era veramente sovraffollato e abbiamo dormito entrambi sulla cuccetta più
bassa con tantissime persone sedute per terra, con la loro testa all’altezza
della nostra, che starnutivano e parlavano continuamente. Ad un certo punto
della notte Ruggero si accorge che ci sono quattro indiani sulla cuccetta sopra
di noi, tenuta su da due semplici catene che se si rompono fanno cadere il
pesante sedile spaccandoci la testa. Ne facciamo scendere due dei quattro: dove
andranno? E’ inutile, quando gli spazi si restringono l’altruismo va a farsi
friggere! Credo che per un po’ eviteremo il treno, non ne voglio più sentir parlare.
A Bhopal, prima di partire, con un’escursione in
giornata, siamo andati a visitare lo stupa di Sanchi, una delle strutture buddhiste
più antiche che compare in tutte le banconote indiane. Nel 262 a.C., pentito
degli orrori che aveva inflitto durante una battaglia, l’imperatore Ashoka si
convertì al buddhismo e fece costruire questo enorme stupa con questi quattro
portali meravigliosamente lavorati che sono le più straordinarie opere d’arte
buddhista di tutta l’india.
L’ashram di Ghandi ad Ahmedabad
Ghandi nacque a Porbandar, Gujarat, nel 1869 e trascorse
parte della sua vita ad Ahmedabad, nell’ashram Sabarmati da lui fondato e che
fu, di fatto, il suo quartier generale fino al 1930, durante la lunga lotta per
l’indipendenza indiana. Fu proprio qui che il 12 marzo 1930 Ghandi e 78 suoi
compagni lanciarono la famosa protesta simbolica denominata “Marcia del Sale”.
L’ashram è diventato un museo che presenta la vita e gli
insegnamenti del grande statista, insieme alle stanze suggestive e spartane in
cui visse insieme alla moglie. Più che un museo ci sembra un luogo di
venerazione, con centinaia e centinaia di indiani che arrivano con i pullman
turistici e contemplano in silenzio le immagini e le parole del Mahatma. Lo
spazio è molto grande e piacevole da girare, ci saremo rimasti più di due ore.
Alla fine ci siamo fatti un'abbuffata dil thali al Gopi
Dining Hall, famoso ristorante dove uno stuolo di camerieri con il turbante ti
riempie continuamente il piatto fino a sazietà, ma il prezzo rimane sempre lo
stesso.
Bhopal: preghiera nella Taj-ul una delle moschee più
grandi dell’India
|
Sanchi: uno dei quattro portali del grande stupa buddhista
|
Ahmedabad: grande immagine di Gandhi al Sabarmati Ashram
|
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.