venerdì 28 dicembre 2012

In coda per il treno e la visita all’ashram di Ghandi


[India]  A Bhopal è davvero difficile prenotare il biglietto del treno. Non essendoci uno sportello per i turisti, bisogna mettersi in fila per prendere il numero e aspettare il turno con tempi d’attesa infiniti e senza avere la certezza di avere un posto sul treno. Per evitare che uno prenda più di un numero “elimina coda” si appoggia la mano su un sensore che rileva le impronte digitali.

Il nostro numero è il 281 e siamo al 126. Abbiamo tutto il tempo per andare con un risciò alla stazione degli autobus che dista sei chilometri e capire che anche qui non ci sono buone prospettive, il bus diretto per Ahmedabad non c’è. Torniamo alla stazione dove sul display è appena comparsa l’ultima chiamata per il nostro numero: l’entusiasmo dura pochi secondi, il treno è al completo e ci sono già 45 persone in lista d’attesa. Ci consigliano di comprare comunque i biglietti e di tornare il giorno dopo per verificare la disponibilità dei posti, male che vada ci rimborsano i soldi. Non abbiamo scelta.

Così il giorno dopo torniamo alla stazione alle 16, ma ci dicono di spettare ancora e ritornare alle 17. Alla fine ci danno il biglietto per uno solo di noi, l’altro è ancora in lista d’attesa: “ma non c’è problema, - ci dicono - salite e il bigliettaio vi troverà un’altra cuccetta”. Santi numi, ma chi ci crede! Alle 18.30 riusciamo a salire sulla nostra carrozza a fatica tra la gente e i bagagli. Capiamo subito che la cuccetta in più non c’è e dovremo dividere in due quella che abbiamo.

Già avere un posto letto è stata una fortuna, perche il treno era veramente sovraffollato e abbiamo dormito entrambi sulla cuccetta più bassa con tantissime persone sedute per terra, con la loro testa all’altezza della nostra, che starnutivano e parlavano continuamente. Ad un certo punto della notte Ruggero si accorge che ci sono quattro indiani sulla cuccetta sopra di noi, tenuta su da due semplici catene che se si rompono fanno cadere il pesante sedile spaccandoci la testa. Ne facciamo scendere due dei quattro: dove andranno? E’ inutile, quando gli spazi si restringono l’altruismo va a farsi friggere! Credo che per un po’ eviteremo il treno, non ne voglio più sentir parlare.

A Bhopal, prima di partire, con un’escursione in giornata, siamo andati a visitare lo stupa di Sanchi, una delle strutture buddhiste più antiche che compare in tutte le banconote indiane. Nel 262 a.C., pentito degli orrori che aveva inflitto durante una battaglia, l’imperatore Ashoka si convertì al buddhismo e fece costruire questo enorme stupa con questi quattro portali meravigliosamente lavorati che sono le più straordinarie opere d’arte buddhista di tutta l’india.

L’ashram di Ghandi ad Ahmedabad
Ghandi nacque a Porbandar, Gujarat, nel 1869 e trascorse parte della sua vita ad Ahmedabad, nell’ashram Sabarmati da lui fondato e che fu, di fatto, il suo quartier generale fino al 1930, durante la lunga lotta per l’indipendenza indiana. Fu proprio qui che il 12 marzo 1930 Ghandi e 78 suoi compagni lanciarono la famosa protesta simbolica denominata “Marcia del Sale”.

L’ashram è diventato un museo che presenta la vita e gli insegnamenti del grande statista, insieme alle stanze suggestive e spartane in cui visse insieme alla moglie. Più che un museo ci sembra un luogo di venerazione, con centinaia e centinaia di indiani che arrivano con i pullman turistici e contemplano in silenzio le immagini e le parole del Mahatma. Lo spazio è molto grande e piacevole da girare, ci saremo rimasti più di due ore.

Alla fine ci siamo fatti un'abbuffata dil thali al Gopi Dining Hall, famoso ristorante dove uno stuolo di camerieri con il turbante ti riempie continuamente il piatto fino a sazietà, ma il prezzo rimane sempre lo stesso.


Bhopal: preghiera nella Taj-ul una delle moschee più grandi dell’India

Sanchi: uno dei quattro portali del grande stupa buddhista

Ahmedabad: grande immagine di Gandhi al Sabarmati Ashram

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