mercoledì 19 dicembre 2012

Un cane e una gamba

[India]  Il Gange ha la sua massima portata in estate, quando ci sono i monsoni che scaricano montagne di pioggia. In questo periodo si alza di parecchi metri, tanto da rendere impraticabile  il lungo fiume. Verso ottobre il livello dell’acqua comincia a scendere lasciando le scalinate piene di sabbia. Squadre di operai con potenti getti d’acqua impiegheranno più di tre settimane per liberarle, in certi punti ci sono anche più di 2 metri di materiale.

La sponda opposta del fiume, considerata impura, è priva di costruzioni. Con l’abbassamento dell’acqua emerge una gigantesca spiaggia, con sabbia fine come la nostra. Ci siamo stati una mattina, con la barca abbiamo attraversato il fiume insieme ad altri turisti locali. Nessuno prende il sole ovviamente, ma tutti passeggiano o giocano, oppure vanno a cavallo. Alcune donne, in pellegrinaggio dal sud dell’India, si fanno radere a zero i capelli in onore di Shiva.
A nord e a sud della città, ci sono due enormi ponti sul fiume, uno in ferro, a due livelli, con la ferrovia che passa sotto e i treni a diesel che sbuffano come quelli a carbone, e uno più recente fatto in cemento. Dopo la festa del Diwali di fine novembre viene costruito un ponte flottante su grosse cisterne, in modo da permettere ai locali di attraversare il Gange più facilmente.

Ci piaceva l’idea di fare l’ultima passeggiata facendo un giro circolare: attraversare il fiume in barca, scendere lungo la spiaggia per circa tre chilometri e poi ritornare per il ponte temporaneo. Così partiamo. La barca passa davanti il ghat delle cremazioni, dal fiume è ancora più impressionante. Poi scendiamo lungo la battigia dove i ragazzi giocano con gli aquiloni, vince chi riesce a far cadere quello dell’altro, tagliando il filo con il proprio. Più in là bruciano i defunti direttamente sulla spiaggia, è il posto dove si cremano i più poveri.

Il sole sta tramontando, attraversiamo il ponte e risaliamo verso l’Assi ghat, per l’ultima volta. Ma Varanasi non poteva lasciarci senza un’ultima agghiacciante immagine: verso gli ultimi scalini un cane sta mangiando l’ultima parte di una gamba umana ancora quasi intatta, probabilmente emersa dal fiume, dove vengono gettati i corpi che non possono essere bruciati: quelli dei bramini, delle donne incinte, dei bambini e quelli morsi da un serpente.
Con questa scena macabra il Gange ci saluta.

Sul fiume si lavano i panni tra i fiori dei morti
Sulla spiaggia destra del Gange le donne del Sud si radono i capelli
Il ponte avvolto dalla nebbia...
...e illuminato dagli ultimi raggi

3 commenti:

  1. ho viaggiato, nella vita ho viaggiato abbastanza.. ma come l'India nessun luogo mai.

    si, fino alla fine.. si rivela, rivela. e poi ancora. ancora, quando ci si allontana e si ritorna a casa. continua.

    un viaggio imparagonabile.

    fortissima l'immagine, l'ultima.

    e ogni parola.. diventa insufficiente. inopportuna.

    ed è lì che accade, la rivelazione. lo sguardo che cambia, il nostro, per un attimo, proprio in quell'attimo.

    buon rientro
    buon rientro Paola, buon rientro Ruggero

    ciao
    susanna

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    1. Ciao Susanna grazie per i tuoi commenti ma volevamo dirti che noi non stiamo tornando a casa...il nostro viaggio continua ancora in India fino il 7 Gennaio quando scade il nostro visto e poi torneremo a Bangkok. Quasi certo andremo in Cambogia e faremo un po' di mare in Thailandia e poi stiamo pensando all'Indonesia...
      intanto Buon Natale
      Paola Ruggero

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  2. oohhh it's fantastic!!!

    ma che bello! ancora in giro!
    come vi copierei, uguale uguale!

    si, buon natale.

    ciao Paola, ciao Ruggero

    susanna


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