giovedì 13 dicembre 2012

Sarnath, sui passi del Buddha


[India]  Fino alla settimana scorsa il sole non mancava mai, in due mesi non c’è mai stata una nuvola in cielo. Da qualche giorno invece sono cominciate le nebbie, quelle alte, che oscurano il sole fino a mezzogiorno e spesso non lo fa proprio uscire. Quei 13 km che percorriamo di primo mattino in risciò per arrivare a Sarnath sono micidiali, l’aria ti taglia la faccia e penetra attraverso i vestiti. Anche i ragazzi hanno freddo nelle loro aule non riscaldate, alcune  senza porte e finestre. Molti scrivono con i guanti, gli altri non li hanno.

Non abbiamo mai parlato in questo blog di Sarnath, un tranquillo paesino che richiama pellegrini da ogni parte del mondo, è uno dei quattro siti più importanti del circuito buddhista, insieme a Bodhgaya, Kushinagar e Lumbini in Nepal. Buddha raggiunse Sarnath intorno al 527 a.C. dopo aver raggiunto l’illuminazione a Bodhgaya.

Dei vari templi della città, quello che certamente salta all’occhio è il Dhamekh Stupa, un’imponente struttura di 34 metri che segna il punto in cui il Buddha pronunciò il suo primo sermone. Alcune parti sono databili intorno al 200 a.C., ma le incisioni risalgono al V secolo d.C. Nel III secolo a.C. l’imperatore Ashoka fece erigere magnifici stupa e monasteri, oltre ad una colonna che reca inciso il testo di un editto. Un tempo era alta 15 metri ed era sormontata dal celebre capitello, ora esposto al museo, rappresentante quattro leoni che sorreggono la ruota del Dharma. Questa ruota è lo stemma dell’India.

A gennaio, nel quieto parco che circonda lo stupa, si ritrovano migliaia e migliaia di pellegrini provenienti da tutte le parti del mondo per ascoltare gli insegnamenti del Dalai Lama, che ogni anno viene qui a predicare per quattro giorni. I discorsi sono rigorosamente in tibetano, ma si possono noleggiare degli auricolari per la traduzione in inglese.

A Sarnath ci sono monasteri e templi per tutti i gusti, se ne contano ben 18, fra cui quello cinese, tibetano, induista, giainista,  koreano, thailandese… e poi non ricordo. Quasi ognuno di questi ha il suo monastero. Per visitarli si può prendere il risciò a pedali che passa tra i villaggi di campagna traboccanti di vita e di sterco.

Non manca neppure uno zoo (sigh!)  con tanto di coccodrilli, tartarughe, pellicani, cervi a puà tanto cari al Buddha, antilopi e altri animali. E’ adagiato su un ampio spazio a ridosso dello stupa dove è stato predicato il primo sermone, quasi una profanazione per certi aspetti, visto che il buddhismo vorrebbe il rigoroso rispetto di tutti gli esseri viventi. Ma in India si sa, gli opposti convivono senza troppe ribellioni.

 Lo stupa costruito dove il Buddha predicò il suo primo sermone
Il recente tempio thailandese
Momenti di preghiera

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