"Il ritmo del passo genera una specie di ritmo
del pensiero.” Rebecca Solnit
[India] In questi giorni abbiamo avuto ulteriori problemi
con le carte di credito e i bancomat, di cinque ne funzionava solo una! In un
altro viaggio era successo che la carta mi si fosse smagnetizzata e avevo paura
che fosse così anche questa volta, per fortuna è bastata una telefonata
alla banca che ha semplicemente
modificato nel bancomat la modalità valida per l’estero con quella valida…per
il mondo! Eppure avevo prelevato tranquillamente fino al mese scorso, mah!
Per le carte di credito invece sono state introdotte
l’estate scorse delle norme per aumentare la sicurezza dei pagamenti via
internet. Serve una password da inserire durante la transazione che viene
fornita recandosi personalmente in banca o telefonando al numero verde. Peccato
che noi siamo in India e i tempi di attesa per parlare con l’operatore siano
anche di 40 minuti. Io sono riuscita ad avere comunque il codice, mentre
Ruggero sta ancora penando. Il sistema di sicurezza funziona così bene che
neanche il titolare può usarle.
Un po’ di soldi di scorta li abbiamo sempre, dollari ed
euro, nascosti nella cintura dei pantaloni che ha una cerniera lungo tutta la
sua lunghezza e permette di inserire parecchio denaro, ben piegato. Davvero
questa volta sembrava dovessimo svuotarla.
Per prelevare usiamo solo i bancomat, che hanno costi più
bassi, mentre le carte di credito le teniamo per sicurezza e per i pagamenti
dei voli e di altre cose via internet.
Si parte
Lasciamo Varanasi dopo più di due mesi. A volte è stato
davvero difficile sopportare i cani, le mucche, le scimmie e l’odore delle
immondizie bruciate.
Trovare ben tre volte il topo in camera è stato pesante e
sono rimasta letteralmente a bocca aperta quando dicendolo alla reception mi
hanno risposto che devo essere solo felice di questa ‘visita’ perché il topo
altro non è che un messaggero di Dio che porta la sua benedizione. Incredibile
India!
Tornare in albergo passando tra le centinaia di pellegrini che uscivano dai templi e camminare a zig zag tra le cacche è stato un bell’esercizio di pazienza. Spesso, rimanere seduta sulla terrazza dell’albergo è stato un modo per tenere la distanza da tutto questo mondo, a volte davvero incomprensibile e assurdo. Ho compreso la saggezza del pensiero orientale secondo cui: ciò che è fuori di noi è immutabile, la sola speranza è cambiare noi stessi.
Oggi quando siamo usciti dall’albergo con il nostro zaino
in spalla tutti quelli del quartiere ci hanno salutato calorosamente con
sorrisi e un ‘good luck’. Sono sicura
che se avessero saputo della nostra partenza avrebbero fatto scoppiare qualche
petardo, la loro grande passione.
Ora è arrivato il tempo di riprendere i nostri passi.
Questa notte dormiremo in treno, domani arriveremo a Khajuraho. Saremo in India
ancora fino il 7 gennaio poi un volo aereo ci riporterà a Bangkok, grazie anche
alla mia carta di credito che ha deciso di rimettersi in funzione.
Da parte mia saluto Varanasi, i suoi dritti, i suoi
rovesci, e tutti quelli che ho incontrato, tutti, proprio tutti…ovviamente anche
il topo.
Fedeli sul Gange |
Un saluto a Shiva... |
...e a Ganesh che oggi per salutarci si è messo in pantaloni |
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