[India] Passare dal nuovissimo aeroporto di Bangkok, per il quale è
stata spesa un’enorme quantità di denaro ed è costato il carcere per corruzione
al ministro che l’ha fortemente voluto, a quello di Calcutta, è come passare
dal giorno alla notte. Non è la prima volta che veniamo in India, eppure non ci
si abitua mai a questo paese, ogni volta si inizia con una sensazione di
fastidio e di rifiuto che si attenua con il passare dei giorni.
Arriviamo con l'autobus in Sudder Street, la via degli
alberghi economici, che poi così economici non sono e dobbiamo accontentarci di
una camera piccola. Ci immergiamo subito nel chiasso, nella confusione e nella
polvere tipici dell’India, anche se tutto sommato il centro città non è così
degradato come ci si aspetterebbe. Le baraccopoli gigantesche – gli slum – sono nella periferia, ma lungo alcune strade trafficate del centro ci sono degli
assaggi di bestialità: intere famiglie vivono come animali sul marciapiede, in
mezzo allo smog, alla polvere al rumore e al letame. Quando passiamo bambini scalzi
e con il viso che cola di tutto, vengono lanciati verso di noi dai loro genitori
e non ti mollano per centinaia di metri.
Madre
Teresa
Nel primo pomeriggio andiamo alla casa madre delle Suore del
Sorriso dove c’è la semplice tomba di Madre Teresa di Calcutta. E’ un continuo
andirivieni di turisti, di volontari e di suore che pregano. Nei dintorni di
Calcutta ci sono decine di centri gestiti dalle suore, ognuno con la sua
specificità: asili, centri per ragazze madri, per anziani, per persone
con handicap e per ragazzi di strada.
Chiunque può venire qui, senza preavviso e senza esperienza,
per fare un lungo periodo o anche un solo giorno di volontariato in una di
queste case. Si arriva alle 7 di mattina alla casa madre, si fa colazione con
le suore e poi si viene mandati in uno dei vari centri, a seconda delle proprie
attitudini e delle necessità, fino all’una di pomeriggio. I “volontari
veterani” aiutano gli ultimi arrivati.
Questa formula di accettare tutti i volontari, anche senza
esperienza, è praticata solo dalle suore di Madre Teresa, tutte le associazioni
di Calcutta non sono così aperte perché, giustamente, dicono che quelli che si
fermano pochi giorni fanno perdere tempo anche agli altri. E’ giusto, ma è
anche vero che le suore sono un ottimo trampolino di lancio e molte delle
persone che hanno fondato altre associazioni o delle ONLUS nella città sono
passate per il volontariato presso di loro.
Durante l’estate c’è un vero boom di persone che passano qui
le loro vacanze facendo questa esperienza, molte ritornano per parecchi anni. Abbiamo
anche conosciuto alcune giovani ragazze di Verona che sono in un asilo gestito
dalle suore per fare il loro stage di
laurea in Scienze dell’Educazione, rimarranno qui un mese e mezzo.
Tornando verso l’albergo siamo incappati in una inversione
di sensi unici. Probabilmente Calcutta è l’unica città al mondo dove all’una di
pomeriggio vengono invertiti alcuni sensi unici delle strade principali, con
conseguente inversione di quelli delle strade laterali. Un casino. Nel momento
del cambio, auto, risciò, biciclette, autobus e camion si trovano gli uni di
fronte agli altri e tutti vogliono avanzare. Sembra che questa norma sia l’invenzione di un ex governatore per tornare a casa più velocemente all’ora
di pranzo.
Gli
“uomini cavallo” di Calcutta
Calcutta è l’unica città dell’India, e del mondo, dove sono
presenti gli uomini cavallo. Esseri con gonnellino e maglietta, quasi sempre a
piedi scalzi, che trainano a mano dei risciò con due, tre o quattro persone. Ma
a differenza dei cavalli non hanno ferri ai piedi. Nei loro visi non c’è ombra
di un sorriso ma nemmeno di amarezza. Sono lì, con la loro sciarpetta al collo per
asciugarsi il sudore e un campanello fra le dita e la stanga. I più sono seduti
sul loro carretto ad aspettare il cliente, altri più fortunati lo hanno già
caricato.
Fare niente o salire sul carretto e dar loro di che vivere? Ci sentiamo male in ogni modo.
La tomba di Madre Teresa di Calcutta: "Amare finchè fa male" |
Baraccopoli lungo i marciapiedi della città |
Gli uomini cavallo |
ciao ragazzi, e da un po che non scrivo, ma vi leggo spesso. Obbiettivo raggiunto, quante cose da raccontare. A sentirci presto.
RispondiEliminaDaniele
Continuo a leggervi. Mi emoziona sempre. Bene arrivati a Itaca! Rosanna
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