[Laos] La
questua dei monaci
A Luang Prabang la sveglia è suonata alle 5 per assistere al
rito “Tak Bat”, una tradizione
buddista ancora viva in tutto il Laos: lungo le strade uomini e donne con cestini
di vimini pieni di riso caldo e profumato, appena cucinato, sono inginocchiati
o seduti su stuoie con le gambe incrociate, aspettando le lunghe processioni di
monaci silenti, scalzi e con il loro abito arancione, che escono dai monasteri
per ricevere l’elemosina quotidiana: una manciata di riso.
A quest’ora insolita si capisce quanti turisti ci siano in
città perché lungo la via principale cominciano ad arrivare decine di grandi
tuk tuk, ognuno dei quali scarica una ventina di turisti dei viaggi di gruppo,
per la maggior parte tailandesi, che si siedono su delle candite stuoie già
predisposte dalle loro agenzie lungo la strada, con un piccolo vassoio
contenete banane, caramelle, dolciumi e ogni altro ben di dio. I monaci di
Luang Prabang sono sicuramente i più
fortunati di tutto il Laos.
Per vedere il rito senza troppi turisti ci allontaniamo
dalla via principale, andando dove i fedeli escono in silenzio dalle loro case
e aspettano silenziosamente i monaci che passano in gruppi di 10 o 20, a
seconda della grandezza del monastero. La cosa strana è che i monaci, che prima
erano passati davanti ai turisti, hanno così tanti doni che spesso li offrono
ai fedeli in cambio della manciata di riso, soprattutto ai bambini, che con le
loro mamme si sono alzati così presto. Al di là della ressa dei turisti,
facilmente evitabili, è veramente molto bello assistere a questo rito che si
tramanda da sempre. Finita la processione, verso le 6.30 del mattino, tutti si
riversano nelle pasticcerie a far colazione, con brioches che non hanno nulla
da invidiare alle nostre…anche come prezzi.
In
navigazione lungo il Mekong
Fatta colazione e riempiti di spray antizanzare, alle 7.30
andiamo alla biglietteria lungo il Mekong, uno sgabuzzino che funge anche da
ristorante, per partecipare all’escursione di 25 km in barca, fino alle grotte
di Pak Ou, situate a metà di una parete di roccia che cade a strapiombo sul
fiume. Queste grotte, anticamente abitate da monaci e tuttora oggetto di
continui pellegrinaggi da parte dei laotiani, si raggiungono salendo una serie
di gradini e sono interamente costellate di statue ed immagini votive del
Buddha di ogni misura e stile, molte delle quali portate qui nel XVI sec. dal
re Setthatirath per sottrarle all’invasore birmano.
Il grande Mekong, letteralmente “madre di tutte le acque” si estende per 4.880 km ed è il dodicesimo
fiume per lunghezza al mondo nonché, purtroppo, uno dei più inquinati. Nasce
nell’altopiano del Tibet a oltre 5.300 metri di altezza, e dopo aver
attraversato Cina, Birmania, Laos, Cambogia, Vietnam, si riversa nel Mare
Cinese Meridionale creando, con il suo delta, oltre 4000 isole. E’
un’importante via fluviale, una vera e propria “autostrada del Laos”. Lungo le
sue immense rive sono sorti e si sono disfatti imperi, regni e domini
coloniali. Pace e guerra si sono alternati senza tregua: il fiume è stato
testimone del tramonto della civiltà cambogiana di Angkor, dei bombardamenti
americani, dei massacri perpetrati dai Khmer Rossi, dei terribili traffici dei
signori della droga… e oggi, finalmente, sembra conoscere un periodo di relativa pace.
Le forti variazioni stagionali della portata, e la presenza
di rapide e cascate, ne rendono difficile la navigazione. L’unico tratto
abbastanza tranquillo sono i 250 km tra Luang Prabang e Huay Xai, al confine
con la Thailandia, che i battelli turistici percorrono in due giorni, con
pernottamento nel villaggio di Pakbeng. Un lento e fantastico viaggio nel cuore
della foresta, tra villaggi su palafitte e falesie, che noi abbiamo già fatto
molti anni fa e che rifaremmo volentieri se non avessimo deciso di andare verso
il sud del Laos. Ne risaliamo comunque un bel tratto fino alle grotte di Pak Ou
sulle tipiche barche laotiane che aggirano velocemente i punti dove l’acqua
scende più violenta. La giornata è finalmente stupenda, con il sole caldissimo,
il cielo blu, il fiume marrone e la foresta intorno che sembra caderti
addosso…un vero momento di naturale bellezza.
La sera, mentre andiamo a prendere lo sleeping bus per la
capitale Vientiane, arriva una pioggia torrenziale, tanto che solo per
attraversare la strada ci siamo completamente lavati, ma fa caldo e asciugarsi
non è un problema.
All'alba la città si riempie di monaci per la questua quotidiana |
Una manciata di riso in religioso silenzio |
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