PREMESSA:
siamo arrivati alla meta e ci fermeremo a Varanasi probabilmente fino a Natale.
In questo periodo descriveremo questa incredibile città pubblicando indicativamente
un post a settimana, possibilmente il giovedì.
[India] Da Calcutta siamo arrivati a Varanasi con un
treno lentissimo che ha impiegato ben 15 ore di duro viaggio. La cuccetta
c’era, ma non solo per noi, tutti i pendolari che salivano per poche ore
sedevano sul nostro posto spostandoci le gambe e spalancando continuamente il
finestrino, e io lo richiudevo. Così ho preso un bel raffreddore con mal di
gola.
Abbiamo deciso di fermarci in questa città perché è la più
incredibile dell’India e, forse, del mondo. Se c’è un luogo dove si arriva
scavando nel fondo dell’animo umano, dove tutte le azioni assumono la loro forma
primordiale e la vita di ogni giorno trabocca di spiritualità, questo è
Varanasi.
Varanasi è una città sacra, a pochi chilometri da qui è nato
il buddismo 500 anni prima di Cristo e nelle acque miracolose del Gange che
l’attraversa vengono a bagnarsi e a morire milioni di pellegrini. Varanasi è anche
caotica all’inverosimile, i vivi, e i morti tasportati su barelle di bambù, passano per le strade con la stessa
fretta e la stessa indifferenza, camminando su mucchi di immondizie e facendosi
strada tra le sacre vacche placidamente sedute. Se uno riesce a vivere qui, e non
è assolutamente facile per più di qualche giorno, può vivere in
qualsiasi parte dell’India.
Uscendo dall’albergo vediamo una ventina di persone, tra
uomini e donne, intorno ad un ragazzo che viene pestato a sangue con un bastone, mentre
gli urlano di tutto. D’istinto ci verrebbe da intervenire, poi capiamo che non
è il caso, non verremmo capiti. Chiediamo informazioni e ci spiegano che ha
tentato di rubare: prima lo pestano bene e poi lo portano alla
polizia.
Verso sera dalle terrazze della città vecchia i bambini
alzano in volo centinaia e centinaia di aquiloni facendo a gara a chi arriva
più in alto. Uno spettacolo di colori che contrasta le acque fangose e
inquinate del fiume, mentre il fumo dei cadaveri che bruciano lungo i ghat si
spande lentamente nell’aria.
Oggi abbiamo preso contatto con la nostra scuola, molto
bella e piena di studenti. Le classi non sono divise per anni ma per capacità e
competenze, può così capitare che in una stessa classe ci siano studenti di età
ben diverse. Nelle classi più piccole all’appello mattutino ogni alunno deve
scegliere il colore di una pallina in base al suo umore, una sorta di
introspezione:
bianco = molto felice
giallo = felice
nero = triste
decisamente carina come idea. L’insegnante dice che non
capita quasi mai che un alunno metta quella nera.
E tu, di che colore avresti scelto la pallina oggi, ieri e
il giorno prima ancora?
I ghat di Varanasi |
Che giornata ho oggi bianca, gialla o nera? |
Bellissimo e commovente racconto, questi bambini sono meravigliosi! buona fortuna per la scuola, mi sa che l'Italia diventa sempre meno allettante!
RispondiEliminascusate ho dimenticato di firmare il commento, Vittoria.
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