[Laos] Da Vientiane siamo scesi a Tha Khaek, nel centro del Laos, per fare un giro in moto
di 500 km, in tre giorni, attraverso paesaggi particolari e strade di fortuna.
Ce l’ha consigliato una tosta ragazza tedesca che abbiamo incontrato a
Shangri-La (Cina), ha fatto questo giro da sola e l’ha trovato stupendo. E’
sicuramente azzardato fidarsi dell’opinione di una singola persona, ma se
questa ha fatto quattro volte il giro del monte Kailash, forse è attendibile.
Siamo
arrivati a Tha Khaek all’una di notte e volevamo sistemarci in una delle
numerose guest house vicino alla stazione, ma le ragazze che sedevano fuori non
sembravano proprio delle receptioniste, anche se vestivano in modo normale.
Abbiamo così preso un tuk tuk e siamo
andati alla guest house che ci aveva
consigliato la ragazza, ci siamo fatti mostrare ben tre stanze per
trovarne una con la zanzariera. Anche se con noi portiamo sempre la nostra
zanzariera da viaggio (4mx4m), trovarne una già pronta sopra il letto è un bel
lavoro in meno.
Oggi,
tra colazione, scelta dei bagagli da portare con noi, noleggio moto e la
ricerca di un ATM per prelevare soldi, partiamo tardi. Dobbiamo percorrere
oltre 100 km e trovare una sistemazione
prima che faccia notte. Alle cinque di sera il sole è molto basso
all’orizzonte e mezz’ora dopo è già buio pesto: più ci si avvicina
all’equatore, più il sole scende perpendicolarmente all’orizzonte con albe e
tramonti molto veloci. Al contrario, più ci si sposta verso il Polo Nord, più i
tramonti non finiscono mai.
Dopo
aver visto alcune interessanti grotte in mezzo alla foresta, l’asfalto finisce
e cominciamo a salire la montagna con la strada che diventa sempre più rossa, a
causa dei minerali di cui è ricco il terreno. Siamo praticamente soli, ogni
tanto incontriamo una moto, più raramente un’auto, mentre il sole illumina la
fitta giungla incontaminata che ci segue costantemente. dei fischi assordanti.
Più volte ci fermiamo ad ascoltare dei fischi assordanti e molto acuti che
arrivano dalla foresta, sono suoni veramente impressionanti e vengono emessi da
un tipo particolare di cicala.
A
metà del percorso cominciamo a vedere l’inquietante spettacolo della zona
inondata di recente in seguito al riempimento della diga di Nam Theun, con
migliaia di alberi morti che emergono dall’acqua. Un paesaggio spettrale che
assomiglia molto a quello dovuto all’effetto delle piogge acide. Lungo la
strada ci sono ordinati villaggi che se susseguono uno dopo l’altro creati per
le persone costrette ad abbandonare le loro dimore in seguito al riempimento
della diga.
La
sera ci fermiamo a dormire in una dimora spartana sul “lago”, mentre il sole
colora di rosso il tramonto. La donna che gestisce la guest house ci fa anche
la cena, è di una dolcezza incredibile, come molte delle persone che abbiamo
incontrato. Ceniamo presto e alle 20.00 siamo a letto. Sopra, sotto, intorno
alla nostra baracca di legno sentiamo: topi? gatti? scoiattoli? gechi?... ma
chi se ne frega, noi siamo dentro la nostra zanzariera e così stanchi che ci
addormentiamo subito.
Il lago arificiale creato dalla diga ha coperto un pezzo di foresta |
La strada di terra rossa verso il lago |
Il tramonto visto dalla nostra "baracca" |
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