[Malesia] Il visto della Thailandia vale 30 giorni
e viene fatto appena arrivi ai posti di confine o in aeroporto. Non ha nessun
costo e si può rinnovare all’infinito uscendo e rientrando da qualsiasi
confine, è una prassi, tanto che nelle agenzie ci sono i pacchetti “Visa
service” dove ti organizzano l’uscita e il rientro nel paese su di un minivan
con tanto di scritta sul fianco “VISA RUN”. Un business pure questo.
Oggi scade il nostro visto. Saremmo
rimasti volentieri qualche giorno in più, le isole sono belle e la vita di mare
uno spasso. Ci incuriosiva l’isola di Koh Lipe, di cui tutti raccontano
meraviglie, ma perdere due giorni per rinnovare il visto ci sembrava veramente
troppo e i 30 giorni passati in Thailandia ci sembrano sufficienti. Inoltre,
siamo sempre più convinti che lasciare delle cose da vedere nei posti vistati
giustifichi il desiderio di tornarci.
Passiamo una notte insonne a Koh
Kradan, Paola lottando contro delle zanzare che all’improvviso sono comparse da
chissà dove ed io con la febbre a 38 e forti dolori muscolari. Inizialmente
pensavo di aver preso troppo sole facendo snorkeling il giorno prima e di
essermi stancato pagaiando sulla canoa, poi viste le piccole eruzioni cutanee
sulla schiena, mi viene il forte sospetto che sia febbre da Dengue,
un’infezione virale trasmessa dalle zanzare e diffusissima in queste isole. La
mia preoccupazione non è tanto quella di affrontare le 11 ore di viaggio fino a
Georgetown con la febbre, quanto il fatto di essere respinto al confine. Ormai
In tutte le frontiere sono muniti di una piccola telecamera che ti fa la foto
al momento del controllo del passaporto e di un sensore a raggi infrarossi che
ti misura la febbre. In Turkmenistan, e
nei paese dell’ex Unione Sovietica, sono molto severi su questo. Nel pomeriggio
attraversiamo senza alcun problema il confine e verso sera la febbre comincia
ad abbassarsi. Rimarrò con il dubbio della Dengue, ma l’importante è che sia
passata.
L’organizzazione turistica thailandese
è fantastica. Nel corso della giornata abbiamo cambiato due barche e tre
minivan, ed ovunque c’era qualcuno ad aspettarci. Il motore di una delle barche
si è pure rotto in alto mare, ma dopo solo 30 minuti ne è arrivata un’altra a
portarci in salvo. Dall’isola di Kho Kradan arriviamo in due ore a Trang, sulla
terraferma, poi ci portano alla stazione dei bus, dove si parte per Hat Yai (2
ore) ed infine alle 15 prendiamo l’ultimo bus di 4 ore fino a Georgetown, in
Malesia (il tutto pagando 1150 bath, circa 30 euro a testa). Nei momenti in cui riesco ad alzare la testa, che appesantita dalla
febbre riposa tra le mie mani, vedo strade moderne e tutto un susseguirsi di
verdi campi coltivati, se non sapessi di essere qui, potrei tranquillamente
scambiare questa parte del paese per una qualsiasi zona della Pianura Padana.
In Malesia bisogna spostare l’orologio in avanti di un’altra ora, ora siamo a
“più sette” rispetto all’Italia.
Un saluto alla Thailandia
In Thailandia siamo stati molto bene e
i tailandesi sono decisamente stupendi: sempre gentili, sorridenti e pronti ad
aiutarti. Non si arrabbiano mai, e se dopo aver visto la stanza dell’albergo
gli dici che ci pensi, invece di guardarti male ti dicono: “Nessun problema,
lasciate pure qui gli zaini mentre cercate, li guardiamo noi!”. Sono corretti,
una volta concordato il prezzo delle cose non ricevi fregature, se dovesse
capitare sarebbe veramente un’eccezione.
Ringraziamo i thailandesi per i
buonissimi pancakes alla banana cosparsi di latte condensato che ci hanno reso
dolci tante colazioni, preparati su miseri chioschi sulla strada che valgono
quanto una pasticceria di marca. E ricordiamo con piacere i sacchetti di frutta
già pronta e tagliata che si può divorare camminando. A Bangkok abbiamo
mangiato per la prima volta l’anguria gialla, che ha lo stesso identico sapore
di quella rossa. Ringraziamo i thailandesi anche per aver vietato il Duran sui
mezzi pubblici e negli alberghi, un frutto dall’odore insopportabile anche a
molti metri di distanza. Molti uomini ritengono aiuti la loro “mascolinità”.
Ci ha colpito la forte, e
probabilmente efficace, campagna antifumo. Tutti i pacchetti di sigarette,
anche quelli delle marche più famose, hanno sui due lati delle angoscianti
immagini di cancri e deformazioni fetali che non ti possono sfuggire, anche se
non fumi, perché sono ben esposti alle spalle del cassiere in tutti i negozi.
Ringraziamo infine i thailandesi per
il loro Paese fantastico, fatto di cultura, di templi impressionanti, di
foreste, di isole da paradiso, di fiumi navigabili come il Mekong, e perché no,
anche di mezzi come lo Sky Train, che ti permette di fare un viaggio a volo
d’uccello sopra gran parte della città di Bangkok.
In Malesia già entrando nel supermercato ci si rende conto del problema tra cinesi e mussulmani |
La forte campagna thailandese contro il fumo |
Il durian ha un odore nauseante e in molti posti è vietato |
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