[Malesia] Finita la nostra avventura nel Parco
Nazionale del Taman Negara partiamo alla volta delle Isole Perhentian, sulla
costa orientale, dove la stagione giusta per andarci sta cominciando proprio
ora. Sono isole simili a quelle thailandesi, con acque azzurre, sabbia
finissima, coralli e pesci di vari colori. Si potrebbe arrivarci in giornata da
Kuala Tahan, prendendo il solito pacchetto, pulmino più barca, al costo di 90
ringgit (23 euro), ma noi vogliamo salire sul famoso treno della giungla che da
Gemas, a sud di Kuala Lumpur, dopo 536 km arriva vicino a Kota Bahru, la città del
nord est famosa per i suoi mercati, passando attraverso la più antica foresta
del mondo. Impiegheremo un giorno in più per arrivare alle isole, ma siamo
sicuri che ne valga la pena.
La stazione a noi più vicina è
Jerantut, 70 km da Taman Rhata, che si può raggiungere tornando indietro con la
barca lungo il fiume (35 ringgit), oppure prendendo un bus locale (7 ringgit).
Un po’ per i soldi e un po’ per non rifare la stessa strada, scegliamo il bus.
La scelta si rileva ottima perché su quel bus sale e scende continuamente tutta
l’umanità dei piccoli villaggi, studenti e contadini, e passa in mezzo ad una
lussureggiante vegetazione che a tratti lascia spazio ad intense coltivazioni
di palme da olio. Queste coltivazioni sono una piaga per il parco, perché ogni
anno migliaia di ettari vengono disboscati per sostituirli con queste piante
redditizie.
In bus una studentessa mussulmana ha in
mano un libro di scienze, le chiedo di vederlo, è tutto in inglese, mi dice che
le materie scientifiche vengono insegnate in questa lingua, mentre le altre in
malese. Così capisco perché in Malesia tutti conoscono un po’ d’inglese, anche
lo spazzino per strada. Avete mai visto nelle scuole italiane un libro di
matematica o di scienze in inglese? Mentre continuo a parlare con lei guardo il
suo sorriso che contrasta con quel vestito da suora che si ritrova addosso. Lo
hijab non è una scelta in Malesia, è praticamente obbligatorio per le mussulmane,
in alcune parti del paese potrebbero addirittura essere multate se non lo
portano, i cinesi e i turisti possono invece vestirsi come vogliono. Assurdità
che sorgono quando la fede si mescola alla politica.
Il treno costa poco, 25 ringgit a
testa per sette ore di viaggio e non occorre prenotare, è un espresso con aria condizionata.
Prendere la terza classe in un treno locale sarebbe stato molto più bello,
perché la quantità di gente che sale dai villaggi con tutto il suo carico di
mercanzia da portare al mercato delle città è affascinante: polli, uova, ceste
di verdura, scatole di ogni genere, cibo cotto e l’immancabile puzzolente
duran; ma gli orari per quel treno sono improponibili, arriveremmo a Kota Bharu
nella notte.
Il treno parte in ritardo, anche se
poi recupererà buona parte del tempo, e la locomotiva diesel sbuffa un fumo nero
che talvolta entra negli scompartimenti. La vegetazione ai lati del treno si fa
subito fitta e talvolta sbatte sui finestrini. Le fermate sono molte e spesso
non sono nient’altro che una semplice piattaforma nella giungla. Proprio a
Jerantut dove, noi siamo saliti, inizia la foresta e finirà dopo parecchie ore
a Gua Musang, quando il paesaggio si apre su ampi tratti coltivati e su montagne
di calcare che si elevano improvvisamente al cielo.
La ferrovia della giungla è stata
iniziata nel 1910 e finita solo dieci anni dopo, un’opera di alta ingegnerai
per quei tempi, con il Sungai Kusial Bridge, il ponte in ferro che è ancora il
più lungo della Malesia. Durante la Seconda Guerra Mondiale i giapponesi
smantellarono 240 km di questa tratta per
usarne il materiale nella costruzione della Ferrovia della Morte tra Thailandia
e Myanmar, dove si trova il ponte sul fiume Kwai, reso famoso dall’omonimo
film.
Arriviamo a Kota Bharu alle otto di
sera e dividiamo il taxi per il centro della città con due simpatici spagnoli.
Ovviamente il taxi fa la cresta, invece di 20 ringgit ne chiede 30, i tassisti
sono uguali in tutte le parti del mondo. Andiamo subito al KB Backpacker Inn,
consigliato dalla Lonely. Sono per lo più stanze dormitorio ma con alcune
doppie senza finestra e senza bagno, una sola ha la finestra che volge sulla strada
rumorosa, scegliamo quella anche se è sporca e ci costringono a muoverci
ovunque a piedi scalzi, pure in bagno (figurati! Ci portiamo di nascosto le
ciabatte), tanto per una notte va bene così, e poi qui ci possono organizzare
il viaggio per le isole l’indomani.
Per le isole partiamo a mezzogiorno,
avendo tutto il tempo per vederci alcune case mueso e il famoso mercato a più
piani di Kota Bharu…stupendo.
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La locomotiva sbuffa mentre attraversa la giungla... |
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...ponti sui fiumi... |
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...e piccole stazioni |
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Gita scolastica |
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Il mercato di Kota Bharu è uno dei più colorati della Malesia |
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Il percorso del treno |
ruggero paola, ho proprio voglia di rivedervi.Buona continuazione. Daniele Quo Vadis
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