[India] Oggi Valentino è sceso in città per alcune commissioni con due collaboratori indiani della scuola di Sarnath, abbiamo deciso di cenare insieme. Ci diamo appuntamento all’Assi Ghat, nell’unica pizzeria con forno a legna della città e probabilmente di tutto l’Uttar Pradesh. Pur essendo a soli 3 km dalla nostra guesthouse bisogna muoversi per tempo, il traffico di sera è spaventoso e si impiega quasi un’ora sia a piedi, tagliando per il lungo fiume, che in cicloriscò.
Decidiamo di andarci lungo i ghat che si affacciano sul Gange, una passeggiata sempre affascinante, soprattutto al tramonto, quando una tenue foschia avvolge il fiume e riempie i templi di mistero. Uomini donne e bambini fanno le ultime abluzioni e i bufali ritornano in città dopo aver passato l’intera giornata in mezzo ai turisti. Sull’acqua ci sono decine di barche piene di pellegrini per il classico giro serale, ognuno ha in mano la “luce della speranza”, una piccola candela galleggiante comprata per poche rupie prima di salire a bordo. Nel giro di mezz’ora il fiume sarà pieno di lumini che seguono il lento andare della corrente.
A metà del nostro percorso c’è l’Harischandra Ghat, dove avvengono le cremazioni delle persone povere, la cui famiglia non ha i soldi per comprare la legna. Due alti e spettrali camini portano nel cielo il fumo bianco dei forni elettrici, mentre sotto la vita continua come se niente fosse. A ridosso del fiume invece, proprio dove passiamo noi, vengono bruciati i cadaveri su delle pire di legno. Nel buio della sera sono ancora più evidenti i corpi carbonizzati tra le fiamme.
Arrivati in pizzeria, oltre a Valentino e ai suoi collaboratori, ci sono anche Lorenzo e Camilla, due trevigiani che vivono in un Ashram qui vicino da sei anni. Hanno fondato una ONLUS in Italia e con i fondi raccolti forniscono l’istruzione primaria (dalla prima alla quinta) a centinaia di ragazzi poveri, alcuni vivono con loro nell’Ashram, perché sono senza famiglia o lontani da casa. Così, oltre alle tre fantastiche scuole aperte da Valentino, si aggiunte questa di Lorenzo e Camilla. Siamo colpiti dalla loro semplicità e dedizione, mentre parliamo dell’Italia, di Treviso e di …Gentilini. Lorenzo si è laureato in filosofia, Camilla in lingue orientali. All’età di 33 anni hanno deciso di lasciare l’Italia e di trasferirsi qui per occuparsi dei bambini.
Loro sono solo un esempio dei tanti italiani che fanno volontariato in giro per il mondo senza mettere niente in tasca, migliaia di persone che si dedicano agli altri, alcuni per brevi periodi, altri per sempre, ma di cui non si parla mai nei giornali o alla televisione (…a meno che non lavorino per qualche grossa organizzazione che li paga 4.000 o 5.000 euro al mese, ma a questo punto avrebbe senso chiamarli “volontari”?). A volte è anche meglio fingere di non conoscerli, come in Palestina, dove opera una delle più belle realtà del nostro volontariato, l’Operazione Colomba. Eppure avremmo bisogno di belle notizie in coda ai telegiornali, avremmo bisogno di sentire che oltre al degrado, alla corruzione e all’illegalità, c’è anche un sottomondo silenzioso fatto di persone stupende.
Non occorrerebbe nemmeno uscire dai confini nazionali: in Italia sono veramente tanti quelli che si dedicano quotidianamente agli altri, nei comuni, nelle strutture ospedaliere, nei servizi sociali, nelle scuole, negli ospizi. Se un giorno tutti questi decidessero di scioperare il paese si fermerebbe. Sono indispensabili eppure poco considerati, quasi come gli “intoccabili” dell’India.
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