Da Jaipur siamo arrivati a
Pushkar in poco più di due ore, la sabbia sollevata dal treno entrando finissima
dai finestrini ci ricorda che siamo nel deserto del Thar, il più grande
dell’India, che si estende fino ai confini con il Pakistan. La città santa di
Pushkar, importante meta del pellegrinaggio hindu, è all’inizio del deserto, ma
già circondata da piccole dune di sabbia. Ci sono 400 templi colorati di
azzurro e un lago sacro con 52 ghat, dove al mattino si svolgono le puja (preghiere) che creano un
sottofondo di salmi, canti religiosi, tamburi e gon, fin dalle 5 del mattino…e no se dorme! Un mondo di spiritualità
dove i fedeli dovrebbero recarsi in visita almeno una volta nella loro vita.
La via principale, un unico lungo bazar, in questi giorni
è stracolma di gente per la fiera dei cammelli più grande del mondo. Ogni anno
infatti circa 200.000 persone, 10.000 cammelli, cavalli e altri capi di
bestiame, arrivano in questa località proprio nell’ottavo mese lunare del
calendario hindu. Dalle varie parti del deserto i cammellieri partono con le
loro ‘navi del deserto’ e iniziano il
lungo viaggio a piedi che li condurrà a Pushkar in tempo per la luna piena, nel
giorno di Kartik Poornima (che
corrisponde all’ultimo giorno della festa), in cui si crede che Brahma abbia
fatto sorgere il lago. E’ il momento in cui numerose persone si bagnano nelle
acque sacre.
La città è una straordinaria giostra di colori, suoni e
attività, affollata di musicisti, mistici, turisti, commercianti, animali,
incantatori di serpenti e bambini in equilibrio sulla fune. Ogni mattina ci
sono gare per chi ha i mustacchi più lunghi (anche mezzo metro per parte!), per
chi avvolge più in fretta il turbante o per vedere in quanti riescono a stare
in equilibrio su un cavallo. La più eccitante è la prova di quanto peso un
cammello può portare: per dimostrarlo gli uomini salgono uno dopo l'altro sulla
groppa dell’animale, tenendosi aggrappati in questa posizione di precario
equilibrio.
La strada che attraversa la città si apre su uno spazio
grande dove la vista sugli animali non ha fine, poi iniziano le tende degli
accampamenti e i fuochi con cui la gente prepara il cibo e si riscalda dal
freddo della notte. Seduti in cerchio, gli uomini dai grandi turbanti colorati
chiacchierano, scambiano trattative e si passano tra le mani grandi cilum, delle speciali pipe di terracotta
che usano per fumare.
Sono tanti anche i fotografi, con teleobiettivi enormi e macchine
fotografiche appese alla cinta come fossero pistole… uno ne aveva addirittura
tre. Le contrattazioni avvengono soprattutto il mattino, ma i colori più belli
sono nel tardo pomeriggio, quando il sole sta tramontando. Qualcuno tosa i
cammelli, altri guardano se i denti sono sani, oppure infilano nelle narici
dell’animale degli anelli di metallo, per renderlo più bello, mentre altre
persone trattengono il povero cammello per le labbra. Il loro sterco, a
palline, viene puntualmente raccolto dalle donne con un cesto, come fossero
castagne. Una volta secco servirà per cucinare.
La fiera dura otto giorni e quasi ogni mattina c’è una
manifestazione diversa, ma sono un po’ tutte uguali: vista una, viste tutte. La
vera attrattiva sono gli animali nel deserto. Due giorni sarebbero stati
sufficienti ma siamo qui anche per incontraci con due nostri cari amici di Reggio Emilia, Katia e Maurizio, anche loro in anno sabbatico. Ci siamo contagiati.
Katia è una piacevolissima insegnante di inglese poliglotta che riesce a
coinvolgere sempre tutti, mentre il simpatico Maurizio deve ancora abituarsi
alla sua “prima volta in India”.
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La fiera di Pushkar verso il tramonto |
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Le danzatrici durante gli spettacoli della mattina |
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I cammellieri mentre fumano il cilum |
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Spettacoli durante la fiera |
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Sulle narici dei cammelli vengono messi degli anelli per renderli più belli |
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L'ottimo pane cotto con lo sterco di cammello |
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I nostri amici, Katia e Mauri |
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