[India] Il 70% delle ragazze che frequentano la scuola del Progetto Alice arriva da famiglie
povere. In molti casi non possono nemmeno permettersi di pagare la già misera
retta mensile e avrebbero probabilmente lasciato le figlie senza istruzione se
Valentino non le avesse accolte gratuitamente, dando loro la possibilità di
puntare ad un marito migliore, perché istruite. Ogni giorno le guardo e penso
al triste futuro che comunque le aspetta.
La
condizione della donna
Fuori dalle grosse città le donne indiane conducono una
vita spaventosa: fin dalla nascita devono restare sotto la tutela del padre,
del marito o dei figli maschi che ne possono disporne a piacimento, con la sola
condizione del mantenimento. Queste regole permangono quasi intatte dal V°
secolo a.C., quando furono scritte nel “Codice
Manu”. La tradizione indù vuole che la sposa sia completamente sottomessa
alla famiglia del marito e che debba immolarsi sulla pira nel caso muoia, nel
tristemente famoso rito del sati. Il
disprezzo delle donne che sopravvivono al marito si ritrova anche nei dialetti
locali dove la parola “vedova”
equivale a “donna di malaffare”.
Gli inglesi abolirono il rito del sati, ma le tradizioni
religiose son dure a morire. Se sono ormai rarissimi i casi di donne che si
buttano sulla pira insieme al consorte, per quelle che sopravvivono rimane una
vita di emarginazione e di stenti: rifiutate sia dalla famiglia d’origine che
da quella del marito, alla quale appartengono i figli, finiscono per chiedere
l’elemosina o, nei casi più fortunati, vengono accolte negli ashram e nei
templi a pregare o lavorare. La scuola di Sarnath, “Alice project”, ha offerto
del lavoro a qualcuna di loro, in cucina e nelle pulizie.
Anche l’infanticidio femminile è stato abolito dagli
inglesi, ma permane sotto altre forme, soprattutto nelle caste inferiori. L’aborto
è ampiamente praticato nelle grandi città dove il 99% dei feti abortiti è di
sesso femminile, nei villaggi vengono invece lasciate morire d’inedia appena
nate o avvelenate dalla nonna paterna a cui spetta questo compito. Valentino
racconta che, mentre stava facendo visita alla casa di uno studente, si accorse
di un fagottino pieno di mosche buttato nell’angolo, era una bambina, ammalata
secondo la madre. La portò dal medico il quale disse che non aveva nessuna
malattia, stava solo morendo di fame. Il ragazzo era bello pasciuto e la
sorella veniva fatta morire di fame dalla madre, attribuendo la colpa ad una
presunta malattia, così era giustificata verso gli altri.
Il brano che segue è tratto dal tema di Sangeta Rai, una
studentessa della classe XI; è angosciante pensare che questa ragazze crescono
già con la consapevolezza che la loro vita sarà priva di libertà:
Il
trattamento delle donne (di Sangeta
Rai, classe XI, Sranath, India): Le ragazze indiane non sono fortunate come quelle degli altri paesi. La
loro nascita è un grande problema per i genitori che diventano tristi perché
pensano: “dove troveremo i soldi per la dote quando si sposerà?” Per questa ragione molte volte non le mandano
a scuola, sarebbe solo una spesa in più. Non possono nemmeno frequentare i
ragazzi o vestirsi all’occidentale e vivono nascoste fino al matrimonio, prima
dipendendo dai genitori, dopo, dalla famiglia dal marito. Quando arrivano nella
casa del marito sorgono molti problemi perché vengono maltrattate e spesso
bastonate dalla suocera e la causa di tutto questo è quasi sempre la dote o
l’incapacità di generare figli maschi.
Si fermano alle botte? No,
si va ben oltre con la triste prassi del “rogo
della sposa” . E’ più frequente di quanto si creda, soprattutto nei
villaggi e nelle zone dove la tradizione religiosa è più radicata, come a Varanasi.
Nel primo giornale che ho letto in India, l’Hindustan
Time, c’era proprio la notizia di una donna arsa viva insieme alle sue due
bambine, dopo che aveva litigato con la suocera. Il marito sostiene che si è
data fuoco da sola dopo essersi cosparsa con il kerosene. In realtà, la moglie
viene ammazzata quasi sempre dal marito con la complicità della suocera (la
madre di lui). La polizia sta indagando ma non farà niente, come sempre, quando
addirittura non è complice. Ho voluto riportare sotto parte dell’articolo
scritto in inglese per mettere in evidenza che, nel presunto suicidio, non si
parla di disperazione o depressione della donna, ma di scatto d’ira, come se la
colpa fosse sua.
I matrimoni sono ovviamente combinati, una donna deve
accettare il marito deciso dal padre e solo nelle caste più alte può osare di
dire che il tal uomo non le piace, sperando che il genitore ne cerchi un altro.
Quando la donna entra nella casa del marito deve lasciare il lavoro e diventa
praticamente una schiava. Nella scuola di Sarnath le maestre, che già
appartengono ad una casta più alta, hanno dovuto comunque chiedere il permesso
di continuare lavorare alla suocera. Si alzano alle 4.30 del mattino perché
devono fare tutti lavori di casa prima di uscire.
Finisco la tristissima serie dei racconti sulla
condizione delle donne con quello di un ragazzo della minoranza chakma,
riportato su un quaderno della scuola:
“Quando ero bambino a casa mia i genitori litigavano in
continuazione. Mio padre. Vittima dell’alcool ricavato dal riso, insultava e
picchiava mia madre. E lei, per evitarmi la sofferenza di questa violenza,
quasi quotidiana, decise di mandarmi a vivere dai nonni. Rimasi con loro per
alcuni anni, Un giorno, i nonni mi dissero che dovevo ritornare velocemente dai
miei genitori. Tornai a casa, ma trovai solo mio padre. Gli chiesi dove fosse
mia madre, ma non mi rispose. Aspettai e aspettai, ma la mamma non tornava.
Allora, decisi di andarla a cercare nel bosco intorno al villaggio. Cercai a
lungo finché la trovai. Stava sotto un albero legata ad una corda… ‘Mamma! –
gridai – che cosa stai facendo?’ Corse verso di me e mi abbracciò, piangendo.”
L’indice
del divario di genere… che colpisce anche l’Italia
Da alcuni anni il divario di genere, in termini di
opportunità, viene misurato dal Gender
Gap del World Economic Forum in 132 stati del mondo: http://www.weforum.org/issues/global-gender-gap L’India si trova tra gli ultimi posti in
classifica, confermando che la condizione femminile in questo paese è una delle
peggiori al mondo. Stupisce comunque anche il dato italiano che si classifica
all’80-mo, in pratica le donne in Italia stanno peggio di
quelle del Malawi e del Ghana!
L’articolo
di giornale di cui parlavo:
Woman immolates self, kids over minor tiff – Hindustan
Times - Varanasi, 0ctober 30, 2012
A tiff over a minor household chore between a woman and her mother-in-law claimed
three lives including those of two kids, at Loha Mandi in Maldahiya, Varanasi
on Monday.The deceased were identified as Seema, 28, and her two children Alok,
4, Tiya,2. The woman in a fit of anger,
after the tiff, allegedly committed suicide by buring herself and her children.
Seema’s husband Deepak Kumar, 30, sustained severe burn injuries while trying
to douse the fire. No one has been arrested as yet and police are investigating
the matter…Accordin to reports, the incident happened on Monday afternoon when
Seema and her moter-in-low Sudama had a heated argument over conducting
sanitation in the house….
Raramente le donne possono lavorare dopo il matrimonio |
Uno dei compiti della donna è quello di lavorare le mattonelle di sterco |
le donne non devono essere sfruttate
RispondiEliminaC'e poco da commentare,,,,agghiacciante!!!
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