[India] Noi alloggiamo alla Puja Guesthouse di Varanasi, una
pensione che si affaccia sul Gange, mentre la scuola del Progetto Alice è a
Sarnath. Sono 14 km di strada intasata dal traffico, abbastanza
veloce alle 6 del mattino, ma un delirio al ritorno, nel pomeriggio.
Dopo pochi passi fatti a zig zag per non imbrattarmi i sandali, incontro il primo tempietto con Ganesh, abbellito di collane e fiori, a cui viene cambiato ogni giorno vestito. Nel tragitto non manca mai la lunga e silenziosa fila di pellegrini a piedi scalzi che aspettano di entrare nel Tempio d’Oro con in mano piccole ciotole di offerte. Devo farmi spazio tra di loro per andare avanti, stando ben attenta a dove metto i piedi perché qui le cacche sono tante.
Quando incrociamo una mucca le donne che mi precedono le toccano il sedere e poi portano la mano sulla fronte, se la mucca sta urinando accorrono velocemente ripetendo il gesto e bagnandosi abbondantemente la testa, mentre io mi schiaccio al muro per evitare la “benedizione”. Sarà pur vero che l’urina e lo sterco di mucca sono antisettici, ma metterseli in testa… Trattengo il respiro quando nella via qualcuno con una scopa fatta di fascine sposta sacchetti pieni di immondizie, non facendo altro che alzare la polvere.
Per fortuna non c’è quella puzza che di solito ti fa piegare in due, emerge invece un profumo di latte dolce che esce dai grandi pentoloni messi sul fuoco dai venditori di yogurt. I tanti negozi di fiori che incontro sono un sollievo e lì i miei occhi trovano rifugio dalle cose sgradevoli. Finalmente dopo dieci minuti di cammino su questi vicoli stretti, cercando anche di evitare le immondizie che piovono dall’alto, sbuco nella via principale. In città non ci sono raccoglitori di rifiuti, tutto viene buttato in strada, e dopo che gli animali hanno mangiato quanto potevano, un 'intoccabile' passa a raccogliere la plastica rimasta…bruciandola poco più in là.
Il dedalo di strette vie è così contorto che abbiamo impiegato quasi due settimane per capire come entrare ed uscire dall’albergo. Una volta arrivati sulla strada principale si comincia ogni santo mattino la stressante trattativa con i conducenti di risciò, noi siamo turisti e il prezzo di partenza è sempre il triplo. La strada per arrivare a Sarnath è un continuo strombazzare di clacson, buche, polvere e smog dovuto principalmente ai mucchi di immondizie che bruciano ovunque. Qui la guida è a sinistra, come in Inghilterra, ma non si nota, tanto è il trafffico e la confusione. I sensi unici poi, sembrano fatti apposta per essere presi all'incontrario.
Mercati di frutta e verdura confinano con grandi cumuli di immondizie dove gente china, con il sacco sulle spalle, sta cercando qualcosa da poter recuperare. Intorno solo corvi e maiali. A tratti la strada è fiancheggiata da slum con baracche fatte di pochi mattoni e tetti di nylon, dove le donne sono già al lavoro intrecciando cesti e i bambini seduti attorno a piccoli fuochi per riscaldarsi dal freddo della notte.
Dopo questa quotidiana avventura, ogni giorno diversa, arrivare alla scuola di Sarnath è come entrare in paradiso.
Quando partiamo, la prima cosa che vedo
appena uscita dalla porta della guesthouse è un bel cumulo di immondizie dove
una mucca o due, insieme a qualche cane spelacchiato e pieno di rogna stanno
facendo colazione, impedendo il passaggio: chi li sposta? Incontriamo anche dei
topi e delle pantegane, ma loro almeno si allontanano subito.
Dopo pochi passi fatti a zig zag per non imbrattarmi i sandali, incontro il primo tempietto con Ganesh, abbellito di collane e fiori, a cui viene cambiato ogni giorno vestito. Nel tragitto non manca mai la lunga e silenziosa fila di pellegrini a piedi scalzi che aspettano di entrare nel Tempio d’Oro con in mano piccole ciotole di offerte. Devo farmi spazio tra di loro per andare avanti, stando ben attenta a dove metto i piedi perché qui le cacche sono tante.
Quando incrociamo una mucca le donne che mi precedono le toccano il sedere e poi portano la mano sulla fronte, se la mucca sta urinando accorrono velocemente ripetendo il gesto e bagnandosi abbondantemente la testa, mentre io mi schiaccio al muro per evitare la “benedizione”. Sarà pur vero che l’urina e lo sterco di mucca sono antisettici, ma metterseli in testa… Trattengo il respiro quando nella via qualcuno con una scopa fatta di fascine sposta sacchetti pieni di immondizie, non facendo altro che alzare la polvere.
Per fortuna non c’è quella puzza che di solito ti fa piegare in due, emerge invece un profumo di latte dolce che esce dai grandi pentoloni messi sul fuoco dai venditori di yogurt. I tanti negozi di fiori che incontro sono un sollievo e lì i miei occhi trovano rifugio dalle cose sgradevoli. Finalmente dopo dieci minuti di cammino su questi vicoli stretti, cercando anche di evitare le immondizie che piovono dall’alto, sbuco nella via principale. In città non ci sono raccoglitori di rifiuti, tutto viene buttato in strada, e dopo che gli animali hanno mangiato quanto potevano, un 'intoccabile' passa a raccogliere la plastica rimasta…bruciandola poco più in là.
Il dedalo di strette vie è così contorto che abbiamo impiegato quasi due settimane per capire come entrare ed uscire dall’albergo. Una volta arrivati sulla strada principale si comincia ogni santo mattino la stressante trattativa con i conducenti di risciò, noi siamo turisti e il prezzo di partenza è sempre il triplo. La strada per arrivare a Sarnath è un continuo strombazzare di clacson, buche, polvere e smog dovuto principalmente ai mucchi di immondizie che bruciano ovunque. Qui la guida è a sinistra, come in Inghilterra, ma non si nota, tanto è il trafffico e la confusione. I sensi unici poi, sembrano fatti apposta per essere presi all'incontrario.
Mercati di frutta e verdura confinano con grandi cumuli di immondizie dove gente china, con il sacco sulle spalle, sta cercando qualcosa da poter recuperare. Intorno solo corvi e maiali. A tratti la strada è fiancheggiata da slum con baracche fatte di pochi mattoni e tetti di nylon, dove le donne sono già al lavoro intrecciando cesti e i bambini seduti attorno a piccoli fuochi per riscaldarsi dal freddo della notte.
Dopo questa quotidiana avventura, ogni giorno diversa, arrivare alla scuola di Sarnath è come entrare in paradiso.
La via che porta al nostro albergo |
Ganesh, ogni giorno con un vestito diverso |
Arrivo...sconvolta al mio autorisciò |
Slum lungo la strada per Sarnath |
Discarica di immondizie: tutti cercano qualcosa. |
ciao Paola! ciao Ruggero!
RispondiEliminariconosco ogni cosa del tuo racconto, la descrizione dei luoghi, i vari "incontri" (quanti topi a Varanasi, che ricordi!), i vicoli (bellissimi), il traffico, i milioni di abitanti(tutti in strada! tutti insieme, in strada!). Guardo le foto, le vostre foto, leggo i vostri racconti.. che nostalgia.
Nessun luogo, mai, come l'India. Per me.
La vostra continua ad essere un'esperienza bellissima. Non perdo un giorno.
Tino Giacomin.. "siete in buone mani".
Fa caldo a Varanasi.. chissà che colori, con quel sole.
Ciao ragazzi!
susanna
Ciao Susanna sì l'India è unica anche per me. Mai nessun posto come Varanasi mi ha fatto capire gli opposti. C'è il chiuso nelle strette vie e c'è l'infinito quando sei sul Gange. C'è casino quando sei nella strada c'è pace sulla riva. E' così lontano dalla mia realtà che mi sembra di essere in un altro mondo!
Eliminabaci Paola