Primo giorno di autostop. Ci svegliamo
molto presto, dobbiamo sistemare i bagagli scaricati dal camper e metterci
subito sulla strada. L’ideale sarebbe quello di percorrere i 1500 km che ci dividono da
Darwin in tre tappe, in modo da fermarci a dormire in piccole cittadine e non
in posti isolati in mezzo al deserto. Prima tappa: 520 km, da Alice Spring a
Tennant Creek. Seconda, la più lunga: 680 km, da Tennant Creek a Katherine.
Terza: 320 km, da Ktaherine a Darwin. Una tappa al giorno, più un giorno
“jolly” se qualcosa va storto e domenica, quinto giorno, abbiamo il volo per
Bali.
Siamo dubbiosi e preoccupati. Ce la
faremo? Ha senso? In 5.600 km di camper abbiamo visto una sola persona fare
l’autostop. Siamo sicuri di provarci? L’alternativa comunque c’è: l’autobus
della “Greyhound” (http://www.greyhound.com.au/), che copre la tratta in quasi 24 ore
e parte ogni sera alle 19.30 da alice Spring. Lo teniamo solo come ultima possibilità, primo
perché il bus percorre gran parte della tratta di notte e non si vedrebbe
niente del paesaggio, secondo perché costa tantissimo, anche se nelle agenzie
de3lla città abbiamo trovato dei biglietti per la metà dei 430$ a testa che
avevamo visto sul sito della compagnia. In rete troviamo informazioni di
persone che hanno fatto l’autostop, vogliamo provarci anche noi, ormai è
diventata una sfida.
Salutiamo Katia e Mauri che prendono
lo shuttle per l’aeroporto e andiamo a piedi verso la Stuart Highway con 15 kg
di bagaglio sulle spalle, più un sacchetto contenente acqua e cibo in
abbondanza per sopravvivere nel caso ci “abbandonino” nel deserto. Alle 8.30
siamo già con il nostro dito all’insù, ma nessuno si ferma. Un’ora dopo un tipo
ci dice che siamo nel posto sbagliato e ci porta 4 km più avanti, dove finisce
la città e quasi tutti quelli che passano sulla strada vanno sicuramente verso
nord. Anche lì nessuno si ferma. Molti si scusano alzando le mani, talvolta
perché hanno un solo posto in auto, oppure perché i sedili tracimano di
bagagli.
Dopo due ore e mazza sotto il sole cominciamo a pensare di abbandonare l’impresa e a
darci dei tempi: ancora mezz’ora? Un’ora? Forse dovevamo metterci sulla strada
prima e “beccare” quelli che partivano presto, oppure dovevamo esporre un
cartello con scritto “petrol share”?
Mentre facciamo tutti questi ragionamenti si ferma una station wagon da cui scende
un uomo con pantaloni di jeans fino al ginocchio e un cappello da cowboy. Si
chiama Peter e sta tornando proprio a Tennant Creek, dove abita, dopo aver
accompagnato all’aeroporto di Alice Spring dei tecnici cinesi esperti di
macchine per l’estrazione dell’oro.
Peter è molto simpatico e probabilmente
anche molto ricco. Ha tre miniere d’oro e vari possedimenti di terreno lungo la
strada, dove si ferma per farci assaggiare “l’uva
del deserto”, una bacca gialla e saporita che cresce spontanea, assomiglia
agli acini dell’uva. Ci racconta tutto sull’estrazione dell’oro: le sue miniere
sono a cielo aperto perché le altre sono troppo costose e non si trova nessuno
che voglia scendere sotto terra. L’oro che lui produce è quasi puro (24 carati)
e vale 1600 A$ l’oncia (1 oncia = 28,35 grammi). L’oro si trova come granelli o pagliuzze, spesso invisibili, sparsi nel terreno. Tutti i
terreni contengono una minima quantità d’oro, ma solo quelli che hanno una
concentrazione di almeno 2 grammi di oro per tonnellata di terra sono redditizi.
Nelle sue miniere se ne trovano mediamente 5 grammi per tonnellata. Per estrarlo si frantuma la terra e poi la si lava con forti getti
d’acqua. L’oro, essendo molto pesante, scende sul fondo mentre il resto scorre
via. Purtroppo si usa ancora il mercurio come amalgama, una sostanza molto
inquinante.
Di sua iniziativa Peter si ferma a Devil’s
Marbles (Marmi del Diavolo), un luogo stranissimo vicino alla strada, circa 105
km a sud di Tennant Creek, dove centinaia di massi vulcanici di forma rotonda sono
sospesi in precario equilibrio. Queste pietre, arrotondate dalla
pioggia e dal vento nel corso dei millenni precedenti, per l’etnia locale dei
Warumungu rappresentano un luogo di culto e diversi studiosi ritengono che sia uno
dei siti religiosi più antichi al mondo. Qualcun altro lega questo luogo alla
presenza aliena sulla terra, tant’è vero che nel vicino Wycliffe Well Roadhouse
si avvistano con regolarità degli UFO (anche Peter afferma di averli visti da
piccolo) e le pareti esterne degli edifici sono piene di disegni di alieni e navicelle
spaziali di forma diversa.
L’auto mantiene
sempre la massima velocità consentita di 130 km/h e pian pianino superiamo
tutti quelli che ci avevano rifiutato il passaggio. Alle 15.45, molto prima del previsto, siamo a Tennant
Creek davanti al Tourist’s Rest (Youth hostel), dove troviamo una piccola
camera senza bagno per 56$. I Motel (negli Hotel si beve
soltanto) chiedevano almeno il doppio della cifra. Ringraziamo il gentilissimo
Peter e gli chiediamo una foto ricordo.
La cittadina di Tennant Creek (3.000
abitanti) è il punto di riferimento di una vastissima regione costituita da
pascoli sconfinati, miniere e comunità aborigene. Proprio quest’ultimi si
riversano in massa in città per ubriacarsi, cosa che non possono fare nei loro
villaggi. Non sono pericolosi, ma urlano e sbraitano anche tutta la notte in
modo inquietante. Pure questa cittadina, come tutte le altre, non ha niente di
interessante, è un insieme di basse abitazioni
sparse lungo la Stuart HWY che ricordano i villaggi nei film del Far West, ci sono
addirittura delle mezze ruote di carro fissate ai bordi dei marciapiedi.
Come sempre mangiare fuori costa molto
ed è decisamente poco invitante. Compriamo tonno, ceci e pomodori al
supermercato e ci facciamo una meritata cenetta nella cucina della nostra guest house.
Siamo decisamente distrutti dalla tensione di tutta la giornata, parlare per ore con Peter,
cercando di capire la sua pronuncia, non è stato facile, ma siamo contenti, tutta la giornata è stata
interessante ed emozinante. Il primo tratto è stato fatto, speriamo di essere così fortunati anche nella lunga tratta di domani.
Iniziamo l'autostop, quanto impiegheremo a percorrere i 1500Km fino a Darwin? |
Le imponenti rocce granitiche dette 'Marmi del Diavolo' |
Si cammina tra grandi pietre sospese in precario equilibrio |
Un saluto a Peter che ci ha dato il passaggio da Alice Spring a Tennant Creek |
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