[Australia] Il primo giorno facciamo 200 km, il secondo 380 e il
terzo 470, arrivando così a Melbourne, 1050 km da Sidney. Tutte tappe di
trasferimento. Durante il secondo giorno visitiamo il recente parlamento
australiano di Canberra, la capiate amministrativa, posto su una collina. Dall’interno
si può salire con l’ascensore fino alla terrazza panoramica, dove si ha una
bella vista su tutta la città. Alcune centinaia di metri più a valle si trova
il vecchio parlamento, di fronte al quale è in corso l’ormai quarantennale
protesta degli aborigeni che rivendicano i loro diritti e la loro terra.
Il modo in cui sono stati tratti gli aborigeni, con
maltrattamenti, discriminazioni e allontanamenti dalla propria terra, è una
macchia nella storia dell’Australia. Una situazione simile a quella di tutte le
colonizzazioni del mondo, dove i nativi sono sempre stati trattati prima come
nemici e poi come cittadini di serie B. Ovunque si parla di “integrazione”, ma
questo significa sostanzialmente che il più debole deve abbandonare i propri
usi e costumi per adeguarsi al più forte. Così è avvenuto, ed avviene, per i
nativi americani (gli indiani d’America), per gli Orang Asli della Malesia, per
i tibetani, per gli Aztechi, ecc. ecc. …
Dal 1972, sul prato davanti al vecchio parlamento, c’è
una roulotte e una tenda dove gli aborigeni spiegano ai turisti la loro
tragedia, mantenendo un braciere sempre acceso come simbolo di resistenza e di
speranza. Nel corso degli anni il governo ha cercato di spegnerlo più volte, ma
è sempre risorto. Ci siamo fermati a parlare con uno di loro: Cohen diceva che
lottano perché vengano riconosciuti i loro diritti e per avere una
rappresentanza in parlamento. Negli ultimi anni, nel tentativo di recupero
della cultura aborigena e visto il numero sempre crescente di turisti che
attira questo simbolo di resistenza, si pensa di farne un museo, probabilmente
con tanto di caffè shop.
La strada verso Melbourne del secondo giorno è tutta un
susseguirsi di basse colline verdeggianti, con mucche al pascolo e greggi di
pecore. Ogni tanto si aprono enormi distese pianeggianti che si perdono a vista
d’occhio, con “macchie” più verdi dovute agli alberi, prevalentemente
eucalipti, intorno ai quali volano dei bianchi pappagalli il cui verso ricorda
il fastidioso gracchiare delle cornacchie. Sull’asfalto incrociamo spesso dei
canguri morti causati dagli scontri notturni con i mezzi che transitano e
questo ci convince che di notte non dobbiamo proprio guidare.
Arriviamo a Melbourne prima del buio, per fortuna Mauri
ha un navigatore, regalatogli dallo zio australiano, altrimenti sarebbe ben più
complicato entrare in città. Il navigatore non viene aggiornato dal 2008,
creandoci inevitabilmente dei problemi soprattutto in centro, ma è sicuramente
molto utile.
Le città australiane si assomigliano un po’ tutte con
grattacieli di vetro, cemento e ferro, che si stagliano su cieli dall’azzurro
intenso. Melbourne, la seconda città dell’Australia per estensione, non fa
eccezione. Essendo una delle più meridionali del paese ha tutte e quattro le
stagioni, anche se d’inverno non gela mai, ora si sta avvicinando l’autunno e
questo sabato ci sarà il cambio dell’ora legale: verrà anticipata di un’ora,
così la differenza con l’Italia si ridurrà a 8 ore. Riusciamo a trovare un
parcheggio libero proprio in centro, a pochi passi dal museo nazionale, un’area
di basse villette. Un signore anziano di origine greca esce di casa e ci guarda
incuriosito, pensiamo che ci dica di andare via da lì, di non campeggiare
proprio davanti alla sua bella casa, invece non è così, voleva solo scambiare
due parole e raccontarci della sua amata Sparta, dov’ è nato e dove ha lasciato
i suoi ricordi d’infanzia.
Questa sera mangeremo fuori, cercando di spendere sui 10
$ a testa. Se chiedi l’acqua di rubinetto, che qui offrono tranquillamente, nei posti più economici si può rimanere su questa
cifra.
Tronco di eucalipto nel Royal Botanic Garden di Melbourne |
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