domenica 14 aprile 2013

Da Adelaide alle Flinder Ranges…Into the wild


[Australia]  Oggi il nostro viaggio compie nove mesi. Partiti da Venezia il 14 luglio 2012, siamo arrivati via terra fino a Singapore con due lunghe deviazioni, la prima di tre mesi in India e la seconda di un mese in Birmania. Senza tener conto delle due deviazioni, i chilometri percorsi per arrivare via terra fino a Singapore sono stai circa 30.000 (25.800 km fino a Bangkok più gli oltre 4.000 percorsi da Bangkok a Singapore).
 
Ora stiamo attraversando il continente australiano, da Sidney a Darwin, con il camper, convinti più che mai che viaggiare via terra sia soprattutto un viaggio di consapevolezza, quella consapevolezza che deriva dalla coscienza delle lunghe distanze che separano posti apparentemente vicini, dai sorrisi e dalle tristezze delle persone che incontri, dalla soluzione dei piccoli problemi quotidiani, dal non sapere dove dormirai la notte successiva, dallo scontrarti con le tue aspettative e le tue paure, chiedendoci se un po’ siamo cambiati, se al nostro ritorno sapremo vedere, e vederci, con occhi diversi.

Lo stato del South Australia ha una estensione di quasi un milione di chilometri quadrati (pari a tre volte l’Italia) e una popolazione di solo 1,5 milioni di abitanti, l’80% dei quali è concentrato nella sua capitale, Adelaide. L’impatto con la città non è dei migliori: nelle vie che visitiamo non troviamo un posto economico dove cenare e le carte di credito, sia nostre che dei nostri amici, non funzionano. Proviamo gli sportelli bancomat (ATM) di parecchie banche con risultati negativi, alla fine andiamo a letto praticamente senza cena, demotivati e stanchi. 

Il giorno seguente, dopo sette bancomat che mi dicono: “La carta è rotta, si rivolga alla sua banca”, l’ottavo mi dà i 300$ richiesti. Facciamo più prelievi in modo da non avere problemi fino a Darwin. I nostri amici invece si rivolgono all’unica banca aperta di sabato ricevendo la conferma che non possono prelevare dalle loro carte. Alla fine, con un incastro di conti e di prelievi troviamo il denaro per finire il viaggio. Una cosa è certa: le carte di credito e i bancomat sono comodi ma inaffidabili.

Risolto il problema finanziario ci concentriamo sulla visita della città. Adelaide, malgrado i musei interessanti e i numerosi festival, non regge il confronto con Melbourne e Sidney. Dopo aver visitato l’Art Gallery of South Australia (free) con diverse “opere” aborigene e qualche scultura di Roden, facciamo un giro per la via pedonale piena di artisti di strada come musicisti, clown e mimi. In un piazzale vicino al centro c’è un grande raduno di Rolls Royce d’epoca (come abbiamo già avuto modo di dire gli australiani hanno una vera passione per le auto datate), una di queste è stata costruita nel 1924, l’anno di nascita di mio padre!

La città proprio non ci piace, decidiamo di andarcene nel pomeriggio, lasciando definitivamente la costa e dirigendoci verso nord. La nostra meta sono i paesaggi colorati della catena montuosa delle Flinder Ranges che raggiungeremo domani, per questa sera ci fermiamo a dormire vicino alle gole di Burra, 170 km a nord di Adelaide, in uno spazio aperto punteggiato da vecchi eucalipti con i tronchi scavati e contorti come gli ulivi del meridione italiano.

Oggi, domenica 14 aprile, è una giornata di trasferimento attraverso paesaggi semidesertici color ocra, con gli arbusti sempreverdi e i soliti nobili eucalipti. Ci fermiamo ad Hawker per fare benzina e comprare del cibo, ma non abbiamo tenuto conto che questi paesi sono veramente piccoli, con cento o duecento abitanti, a volte anche solo poche decine; non hanno supermercati e nei piccoli “general store” il cibo è poco e molto caro. Decidiamo di sopravvivere con quello che abbiamo.

Nel pomeriggio visitiamo una vecchia miniera di rame a cielo aperto, peccato sia nuvoloso perché gli strati di terreno colorati dal rame sono molto evidenti. Prima del tramonto riusciamo a fare una camminata di due ore per vedere dei graffiti aborigeni sulle pendici di una collina vicino al parco delle Flinders Ranges. Ci chiediamo a quale periodo possano risalire, ma non troviamo risposta né nei pannelli esplicativi, né nella guida della Lonely Planet. Non c’è nessun cenno alla storia australiana precedente all’arrivo degli inglesi nel 1780! Poniamo ora una domanda, alla quale non siamo riusciti a dare risposta: se i primi uomini sembra siano arrivati in America almeno 15.000 anni fa, quando lo stretto di Bering si poteva ancora attraversare a piedi, come viene spiegata la comparsa dei primi aborigeni in Australia?

Il camper offre veramente la possibilità di dormire in posti sorprendenti. Non ci dimenticheremo mai le notti sulla spiaggia, cullati dal sordo rumore delle onde, così come non ci dimenticheremo di queste notti, passate in mezzo al nulla, tra alti arbusti e canguri che ci guardano sospettosi. Il silenzio è così profondo che ne sentiamo il rumore: per Maurizio è un fischio, per me e Paola è un lieve brusio. Tutti e quattro questa sera abbiamo la stessa sensazione di vivere come nel famoso film  “Into the Wild”. Siamo a ridosso del parco delle Flinders Ranges, ben nascosti dalla strada, perché non siamo sicuri che si possa campeggiare in questo posto.

Oggi abbiamo percorso 330 km.
I mulini a vento che recuperano l'acqua dal sottosuolo e la portano in superficie
Alberi di eucalipto rivolti al cielo
Paesaggio desertico verso le Flinder Ranges
Vecchia miniera di rame a cielo aperto
Malgrado i cartelli le auto corrono molto veloci e i canguri morti ai lati della strada sono tantissimi

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