[ Australia] Secondo giorno di autostop. Oggi è la
giornata più dura, dovremmo trovare qualcuno che ci porti fino a Katherine, 680
km più a nord, ma già fare metà della strada andrebbe bene e il resto domani,
usando il giorno “jolly”. Ci alziamo presto, lungo la strada siamo attratti dalla storica chiesa in legno su
palafitta dedicata a Madre Teresa di Calcutta che visitò questa cittadina nel
1985, in occasione dell’apertura di una casa di accoglienza per aborigeni nei
pressi della cittadina.
Verso le 8 ci piazziamo un km più a nord, appena
fuori del centro, subito dopo il distributore di benzina. Oggi, 25 aprile, è l’AZAC Day, un grande giorno di festa
anche per l’Australia, dove si commemorano i soldati caduti in tutte le guerre,
con parate in ogni città. La gente non si muove e i mezzi che transitano sono
veramente pochi, qualche camper e alcune macchine di aborigeni. Alle 10.30 ancora
nessuno si è fermato, quelli che passano fanno cenno di scuse e tirano dritto.
Ad un certo punto si ferma un camperone con Margaret e Eddie, una coppia di australiani
in pensione, in viaggio per nove mesi. Sono di una cittadina a sud di Brisbane.
Margaret ci dice che possono darci un passaggio solo fino a Banka Banka, un
campeggio ad appena 100 km più a nord. Siamo indecisi, ma decidiamo di salire,
dobbiamo muoverci da qui, qualcosa poi accadrà, male che vada dormiremo nel
campeggio.
Ci sistemiamo dentro il camper, non
vediamo molto ma almeno stiamo andando avanti. Il paesaggio nel frattempo è
cambiato, pochi chilometri dopo Alice Spring abbiamo attraversato il Tropico del
Capricorno con tanto di insegna lungo la strada. Ora siamo nei tropici, dove le
piogge sono più abbondanti e la vegetazione più rigogliosa, gli alberi hanno preso il posto dei cespugli e man mano che avanziamo aumentano la loro altezza. Le case sono sempre più
spesso costruite su palafitte, perché quando piove tutto finisce sott’acqua,
pure la Stuart Highway.
Arriviamo a Banka Banka
verso mezzogiorno e ci mettiamo subito sulla strada con il sole che picchia
proprio sopra la testa. I proprietari del campeggio ci portano una bottiglia
d’acqua fresca da due litri… questo ci fa pensare che l’attesa sarà lunga! In
mezz’ora passano sei macchine e veloci Road Train che quasi ci fanno volare
via. Finalmente arriva Robert con il suo macchinone, ci passa oltre ma torna
indietro per raccoglierci. Robert è un australiano di colore, viene da
Townsville nel Queesland, da dove è partito ieri a mezzogiorno per arrivare in serata sera a Darwin, 2.500 km in un giorno e mezzo! Questa notte ha dormito
solo qualche ora in auto ed è ripartito alle 5 di stamane. E’ evidentemente
stanco e abbiamo un po’ paura dei colpi di sonno, così parliamo continuamente
con lui, una persona piacevole.
I suoi genitori sono arrivati qui nei
primi anni sessanta da Vanuatu, un piccolo arcipelago nell’oceano Pacifico a
circa 2000 km dalle coste australiane, poco sopra la Nuova Caledonia. Robert ci
invita a visitare il suo bel paese d’origine, immerso nel verde e con spiagge
idilliache. Ci colpisce il fatto che faccia migliaia di chilometri per
cercare lavoro: manovra le grandi escavatrici nelle miniere a cielo aperto e
domani spera di essere assunto. L’auto gli serve per spostarsi da una miniera
all’altra. Se tutto va bene il ciclo di lavoro sarà di dodici ore al giorno per
due settimane, poi passerà la terza a casa con la moglie e i tre figli. L’auto
rimarrà qui e lui andrà avanti e indietro in aereo.
Per centinaia e centinaia di
chilometri lungo la strada è tutto un susseguirsi di termitai, talvolta
sembrano le lapidi di un cimitero. La maggior parte è alta poco più di mezzo
metro, ma alcuni raggiungono i due metri. Dentro, ci spiega Robert, è tutta una
galleria, come un alveare, dove le formiche depositano le uova. La
particolarità di questi termitai è che sono allungati lungo la direzione Nord-Sud, costruiti da formiche che sono sensibili al debole campo magnetico terrestre. Se
non c’è il sole, dice, i termitai sono utilissimi per orientarsi
nel bush e sostituiscono egregiamente la bussola.
Anche lui, come Peter, corre veloce
con la sua Toyota 4x4 e ben prima del buio, verso le 17.30, siamo già a
Katherine. Facciamo la foto di rito e lo lasciamo andare, ha ancora tre
ore d’auto fino a Darwin e vuole avvicinarsi il più possibile prima di dover rallentare
per il solito problema dei canguri che escono la notte. Già da qualche
centinaio di chilometri abbiamo ricominciato a vederne di morti lungo la
strada, si notano da lontano perché sopra ci volano aquile e corvi. Gli
autisti suonano il clacson quando li vedono, così gli uccelli scappano e non
rischiano di spiaccicarsi sul vetro dell’auto, rompendolo. Le scene dei corvi
sopra i cadaveri degli animali le avevamo viste solo nei film.
A Katherine troviamo posto in
dormitorio da Coco’s, per 29 $ a
testa. Più lontano ci sarebbe la Palm Court con una camera doppia a 75$, ma non
ha atmosfera, inoltre il padrone del Coco’s è veramente simpatico, ci fa vedere
una seconda doccia a “cielo aperto” in giardino dove mentre ti lavi vedi la Via
Lattea, "fichissima"!
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Disegni aborigeni sulle case di Tennant Creek |
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La chiesa cattolica di Tennant Creek visitata da Madre Teresa di Calcutta nel 1985 |
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Il nostro primo passaggio della giornata con Margaret ed Eddie |
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I terrmitai sembrano lapidi di un cimitero |
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Le formiche costruiscono questi termitai direzionati lungo il campo magnetico terrestre |
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Questo punto segna il passaggio sul Tropico del Capricorno, appena dopo Alice Spring |
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Robert ci ha dato un passagio per quasi 600 km |
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