[Australia] Siamo finalmente a Darwin, la tanto
sudata meta del nostro viaggio. Abbiamo fatto oltre 7.000 km in un mese tra
paesaggi completamente diversi e città avveniristiche come Sidney e Melbourne,
oppure polverose e isolate come quelle in mezzo al deserto dove trovi tutta
l’atmosfera dei film del lontano Far West, ma con i pacifici aborigeni al posto
degli indiani. Un viaggio decisamente bello, pieno di sorprese e di stupore.
Ora ci troviamo ai tropici, ci siamo avvicinati all’equatore salendo da sud e
il paesaggio è cambiato ancora: di nuovo palme, vegetazione rigogliosa, mangrovie,
umidità e caldo.
Abbiamo lasciato le zone meridionali
che quasi faceva freddo e la sera ci si chiudeva ben bene dentro il camper per
cenare, mentre qui si suda anche solo stando fermi e si fatica a camminare
sotto il sole. Non deve essere facile vivere qui a gennaio, quando si superano
spesso i 40 gradi e le piogge sono torrenziali, per questo motivo l’inverno
(cioè la nostra estate) è la stagione migliore per visitare questa città e i
suoi dintorni.
Darwin, pur essendo la più grande
città in un raggio di oltre 2.000 km, è molto piccola se paragonata a Sidney,
Melbourne o Adelaide, ed è tutta moderna, ricostruita dopo che il ciclone Tracy
l’ha completamente distrutta nel 1974. Da allora la città vive sotto l’incubo
che un evento simile si ripresenti con dettagliati bollettini meteo e norme
molto rigide sulla costruzione delle abitazioni: grate di protezione nella
parti più esposte e tetti ancorati alle fondamenta. Un’ampia sezione del
meraviglioso Museum e Art Gallery of the Northern Territory è dedicato proprio
a questo evento. In una piccola stanza insonorizzata e completamente buia si
può addirittura ascoltare l’angosciante rumore del ciclone come se si fosse in
casa, al buio, sperando di non essere portati via dalla furia del vento.
Il mare di Darwin non è bello, ha
acque torbide, piene di cubomeduse dalle punture potenzialmente mortali (per
questo motivo sulle spiagge cittadine ci sono dei distributori di aceto con cui
cospargere le ferite) e di coccodrilli pericolosi. Se a questo aggiungiamo che
in Australia vivono sei dei dieci serpenti più pericolosi al mondo (a Darwin,
un giocatore di hockey è morto in questi giorni proprio per il morso di un
serpente), ci si chiede dove vada e come
si diverta la popolazione di questa città.
Nel fine settimana lo “sport” più
gettonato è decisamente quello di bere, il venerdì e il sabato sera i locali
sono pieni di giovani che si ubriacano fino a notte fonda (gli stranieri
generalmente non possono farlo perché costa troppo) e un furgoncino della
polizia fa la spola per raccogliere gli ubriachi stesi lungo i marciapiedi,
mettendoli sul cassone posteriore in gabbie simili a quelle per i cani. Nei pomeriggi
invece si ritrovano tutti al Darwin Waterfront, un nuovo complesso dove ci sono
delle grandi piscine e una spiaggia con un angolo di mare protetto con delle
reti.
In questi due giorni abbiamo camminato
parecchio lungo l’Esplanade, rifugiandoci spesso in posti con l’aria
condizionata come il McDonald per l’ormai tradizionale gelato espresso al latte
che ci portiamo dietro dalla Thailandia, visitando alcuni dei tradizionali
mercati del fine settimana come quello del Parap Village (evitabile), i Giardini
Botanici e poi il museo di Tracy con arte aborigena e animali impagliati. In
giro per la città è strano vedere ville molto belle su palafitte, in modo da
evitare le piogge torrenziali.
Questa sera lasciamo l’Australia,
abbiamo un volo con la JetStar di 2h30’ per Bali, dove arriveremo in realtà
solo un’ora dopo per via del fuso: qui ci sono 7h30’ di differenza con l’Italia,
mentre a Bali saranno 6h. Un po’ ci spiace lasciare questo bel paese, ma non
troppo, muoversi tra i costi esagerati di questo continente è faticoso, anche bevendo
l’acqua di rubinetto, potabile sì, ma strapiena di cloro, invece di quella in
bottiglia a 3$ al litro, facendosi da mangiare nella cucina della guest house e
prendendo “a prestito” la carta igienica dai bagni.
Salutiamo così questa terra che guarda
al futuro, con un’economia che non conosce crisi e in continua crescita da 21
anni, salutiamo le sue belle città meridionali e l’outback desertico, salutiamo
la disponibilità e la gentilezza di tutto il popolo australiano, salutiamo i
cieli infiniti che ci hanno accompagnato in tutte le nostre pipì notturne fuori
dal camper, in particolare la Via Lattea e le tre stelle della Cintura di
Orione che si tuffavano ogni sera all’orizzonte, sul mare o sul deserto.
Salutiamo anche i nostri cari amici Katia e Mauri, con i quali abbiamo
condiviso per 21 bellissimi giorni i pochi cm quadrati disponibili del camper e
che ci hanno insegnato a giocare a Burraco.
L’Australia è sicuramente
un’esperienza indimenticabile, bella da tutti i punti di vista, ma non
dimentichiamo gli spettri che ancora aleggiano su questa terra: il razzismo
verso gli aborigeni, la deforestazione la progressiva salinizzazione del suolo e dei fiumi causati dall'agricoltura intensiva e le infinite miniere che inquinano e deturpano il
paesaggio.
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