domenica 28 aprile 2013

Vivere a Darwin tra uragani, coccodrilli e serpenti

[Australia]  Siamo finalmente a Darwin, la tanto sudata meta del nostro viaggio. Abbiamo fatto oltre 7.000 km in un mese tra paesaggi completamente diversi e città avveniristiche come Sidney e Melbourne, oppure polverose e isolate come quelle in mezzo al deserto dove trovi tutta l’atmosfera dei film del lontano Far West, ma con i pacifici aborigeni al posto degli indiani. Un viaggio decisamente bello, pieno di sorprese e di stupore. Ora ci troviamo ai tropici, ci siamo avvicinati all’equatore salendo da sud e il paesaggio è cambiato ancora: di nuovo palme, vegetazione rigogliosa, mangrovie, umidità e caldo.

Abbiamo lasciato le zone meridionali che quasi faceva freddo e la sera ci si chiudeva ben bene dentro il camper per cenare, mentre qui si suda anche solo stando fermi e si fatica a camminare sotto il sole. Non deve essere facile vivere qui a gennaio, quando si superano spesso i 40 gradi e le piogge sono torrenziali, per questo motivo l’inverno (cioè la nostra estate) è la stagione migliore per visitare questa città e i suoi dintorni.

Darwin, pur essendo la più grande città in un raggio di oltre 2.000 km, è molto piccola se paragonata a Sidney, Melbourne o Adelaide, ed è tutta moderna, ricostruita dopo che il ciclone Tracy l’ha completamente distrutta nel 1974. Da allora la città vive sotto l’incubo che un evento simile si ripresenti con dettagliati bollettini meteo e norme molto rigide sulla costruzione delle abitazioni: grate di protezione nella parti più esposte e tetti ancorati alle fondamenta. Un’ampia sezione del meraviglioso Museum e Art Gallery of the Northern Territory è dedicato proprio a questo evento. In una piccola stanza insonorizzata e completamente buia si può addirittura ascoltare l’angosciante rumore del ciclone come se si fosse in casa, al buio, sperando di non essere portati via dalla furia del vento.

Il mare di Darwin non è bello, ha acque torbide, piene di cubomeduse dalle punture potenzialmente mortali (per questo motivo sulle spiagge cittadine ci sono dei distributori di aceto con cui cospargere le ferite) e di coccodrilli pericolosi. Se a questo aggiungiamo che in Australia vivono sei dei dieci serpenti più pericolosi al mondo (a Darwin, un giocatore di hockey è morto in questi giorni proprio per il morso di un serpente), ci si chiede  dove vada e come si diverta la popolazione di questa città.

Nel fine settimana lo “sport” più gettonato è decisamente quello di bere, il venerdì e il sabato sera i locali sono pieni di giovani che si ubriacano fino a notte fonda (gli stranieri generalmente non possono farlo perché costa troppo) e un furgoncino della polizia fa la spola per raccogliere gli ubriachi stesi lungo i marciapiedi, mettendoli sul cassone posteriore in gabbie simili a quelle per i cani. Nei pomeriggi invece si ritrovano tutti al Darwin Waterfront, un nuovo complesso dove ci sono delle grandi piscine e una spiaggia con un angolo di mare protetto con delle reti.

In questi due giorni abbiamo camminato parecchio lungo l’Esplanade, rifugiandoci spesso in posti con l’aria condizionata come il McDonald per l’ormai tradizionale gelato espresso al latte che ci portiamo dietro dalla Thailandia, visitando alcuni dei tradizionali mercati del fine settimana come quello del Parap Village (evitabile), i Giardini Botanici e poi il museo di Tracy con arte aborigena e animali impagliati. In giro per la città è strano vedere ville molto belle su palafitte, in modo da evitare le piogge torrenziali.

Questa sera lasciamo l’Australia, abbiamo un volo con la JetStar di 2h30’ per Bali, dove arriveremo in realtà solo un’ora dopo per via del fuso: qui ci sono 7h30’ di differenza con l’Italia, mentre a Bali saranno 6h. Un po’ ci spiace lasciare questo bel paese, ma non troppo, muoversi tra i costi esagerati di questo continente è faticoso, anche bevendo l’acqua di rubinetto, potabile sì, ma strapiena di cloro, invece di quella in bottiglia a 3$ al litro, facendosi da mangiare nella cucina della guest house e prendendo “a prestito” la carta igienica dai bagni.

Salutiamo così questa terra che guarda al futuro, con un’economia che non conosce crisi e in continua crescita da 21 anni, salutiamo le sue belle città meridionali e l’outback desertico, salutiamo la disponibilità e la gentilezza di tutto il popolo australiano, salutiamo i cieli infiniti che ci hanno accompagnato in tutte le nostre pipì notturne fuori dal camper, in particolare la Via Lattea e le tre stelle della Cintura di Orione che si tuffavano ogni sera all’orizzonte, sul mare o sul deserto. Salutiamo anche i nostri cari amici Katia e Mauri, con i quali abbiamo condiviso per 21 bellissimi giorni i pochi cm quadrati disponibili del camper e che ci hanno insegnato a giocare a Burraco.

L’Australia è sicuramente un’esperienza indimenticabile, bella da tutti i punti di vista, ma non dimentichiamo gli spettri che ancora aleggiano su questa terra: il razzismo verso gli aborigeni, la deforestazione la progressiva salinizzazione del suolo e dei fiumi causati dall'agricoltura intensiva e le infinite miniere che inquinano e deturpano il paesaggio.   

Le spiagge hanno reti sul mare per essere più sicure da coccodrilli e meduse
Meglio controllare la zona prima di nuotare!
Disegni aborigeni al Museo di Darwin
Ville costruite su palafitte per evitare le piogge monsoniche
 
Giornale di ieri: giocatore di hockey muore per il morso di un serpente
North Territory-Outback Australia

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