[Australia] Ragazzi, se avete meno di trent’anni
venite in Australia un anno, potrete guadagnare dei soldi, girare il paese,
imparare meglio una lingua e incontrare mille altri giovani da ogni parte del
mondo pieni di belle speranze, esattamente come voi. Il lavoro vi impegnerà per un solo
giorno o tutto l’anno, dipenderà da voi.
L’Australia piace agli italiani,
soprattutto ai più giovani, ce ne sono tantissimi in tutte le città: alcuni
sono qui per girarla, altri per lavorare, la maggior parte per fare entrambe le
cose. Trovare lavoro è abbastanza facile, soprattutto se si è qui con un
“Working Holiday”, il visto rilasciato a
tutti quelli che hanno meno di trent’anni e che permette di restare nel
continente per un intero anno facendo dei lavori saltuari o continuativi.
La maggior parte lavora il tempo
necessario per mettere da parte i soldi che servono a continuare il viaggio,
altri lavorano tutto l’anno con l’idea di portarne a casa. I salari sono
generalmente alti, le cifre oscillano tra i 1000 e i 1400 dollari
australiani (cambio, grossomodo: 1euro = 1,2 dollari australiani) a settimana. Qui
si ragiona tutto a settimane. Questi soldi sono “puliti” se si finisce in una
fattoria che mette a disposizione gratuitamente una qualche sistemazione precaria, altrimenti bisogna pagare il vitto e l’alloggio. Per vivere in
ostello, facendosi da mangiare nella cucina comune (tutte le sistemazioni
economiche hanno la cucina a disposizione), si spendono all’incirca 250$ a settimana.
A Darwin, nella struttura dove
alloggiamo, ci sono una decina di giovani italiani che si sono casualmente
trovati qui. Molti arrivano dalla Sardegna, la crisi nell’isola si è
sentita profondamente, mentre gli altri vengono prevalentemente dal centro-nord
dell’Italia. Hanno scelto questo ostello perché la cucina comune è situata in
un ampia terrazza dove si può mangiare tutti insieme e nella parte posteriore
ci sono due piccole piscine a idromassaggio, che certamente aiutano a
sopportare il caldo dei tropici. Inoltre, questo è uno dei pochi ostelli che ha
la colazione inclusa nel prezzo e, visti i costi del cibo, sicuramente non è
male. Anche noi, alla fine, l’abbiamo scelto per questo, concedendoci però una
camera doppia senza bagno a 75$ invece del dormitorio a 28$ a testa.
Stefano, di Torino, ci racconta che è in
Australia da quasi un anno. Dopo la maturità è andato a lavorare a Londra dove
successivamente si è laureato in scienze politiche (pessima scelta dice lui: “non mi
serve a niente qui”) e poi è volato Sidney. Lì ha trovato lavoro come
lavapiatti, ma con fatica e bassi salari, perché, dice sempre Paolo, tutti quelli che
vengono in questo continente cercano di stare nelle grandi città, meglio invece
spostarsi in centri meno noti come Katherine o Darwin, dove la vita è meno cara
e si trova più facilmente impiego. Comunque con la crisi il flusso dei ragazzi dall'Europa sta aumentando tantissimoe nel giro di un anno anche per trovare lavoro in fattoria sta diventando più difficile. C'è una guerra in atto tra backpackers! Chi arriva prima o è più fortunato trova lavoro, gli altri devono attendere un pò di più.
Il lavoro che più ricorda con piacere
è stato quello della raccolta delle ciliegie in Tasmania: “Siamo volati lì e
per tre settimane abbiamo raccolto ciliegie dalla mattina alla sera, eravamo
una trentina, buona parte italiani, e dormivamo nelle tende in mezzo al
nulla, un posto fantastico. Lavoravamo dieci ore al giorno ma non era pesante,
si parlava tra di noi e si cantava, sembrava strano che ci pagassero fino a
300$ al giorno per divertirci! Poi in tre di noi abbiamo comprato un’auto e siamo
risaliti lungo la costa ovest cercando altri lavori, ma la raccolta dell’uva
non partiva mai e quella delle fragole a nord di Perth veniva sottopagata,
siamo resistiti due giorni. Infine siamo arrivati a Darwin, in quattro, perché a
metà strada abbiamo raccolto un giapponese che faceva l’autostop, anche lui si è fermato qui a lavorare.
Con storie, speranze e motivazioni
diverse, questi ragazzi sono felici di essere in Australia. Il lavoro, dicono, non te lo
tirano dietro ma c’è, si trova. Tante ragazze fanno le cameriere, magari la
mattina in un locale e alla sera in un altro. Dopo due, tre, quattro settimane,
quando si sono racimolati un po’ di soldi, si continua a girare, si arriva in
un’altra città e si cerca un nuovo lavoro.
Venire in Australia è veramente
facile. Il visto si fa online non impiegando più di mezz’ora per compilarlo ed
entro 15 giorni, ma generalmente già dopo alcune ore, te lo spedicono via
mail. Chi ha più di trent’anni può avere quello turistico fino a tre mesi,
mentre per i più giovani le porte sono “spalancate” e possono fare il visto
lavorativo che permette di rimanere fino ad un anno, rinnovabile
per un altro, sempre se non si sono superati i trent’anni di età e si siano
fatti almeno 88 giorni di lavoro nelle fattorie o in miniera (lavori che gli
australiani non vogliono più fare).
Il visto turistico è gratuito, mentre
quello lavorativo si paga un dollaro al giorno, 365 A$ se si richiede per un
anno, ed include l’assistenza sanitaria di emergenza.
Se i ragazzi vogliono fermarsi anche
dopo l’anno, possono utilizzare il visto 457: è una sponsorizzazione da
parte di un’azienda che fa da garante con il Governo Australiano.
http://www.immi.gov.au/skilled/skilled-workers/sbs/
Per gli over 30 l’unico
modo di rimanere un anno è quello di iscriversi ad una scuola che costa almeno
6.000$ all’anno. Durante il periodo della scuola, in teoria, si può lavorare per un massimo di 20 ore alla settimana.
L’Australia è un posto sicuro sia per
i ragazzi che per le ragazze e i voli ormai costano poco anche per questo luogo
lontanissimo. In genere, con il visto, è inclusa un’assicurazione
gratuita. Serve un semplice curriculum da consegnare nei posti dove si chiede
lavoro.
Un sito molto usato in Australia per
trovare passaggi o lavoro è: http://www.gumtree.com.au/
Il sito governativo per il visto è: http://www.immi.gov.au/
Mentre i vari tipi di visti vengono
indicati nella pagina: http://www.immi.gov.au/e_visa/
Quello che interessa ai ragazzi dai 18
ai 30 anni è il “Working Holiday”.
Potete vedere quanto costano i voli di andata e ritorno sul famoso motore di ricerca di voli internazionali: www.skyscanner.it
(inizialmente, come città di partenza provate Milano o Roma)
Degli italiani che vivono in Australia hanno cerato dei siti ricchi di informazioni per aiutare i nuovi arrivati a trovare casa e lavoro, eccoli:
www.italiansinfuga.com e www.melbournepuntoit.com
(inizialmente, come città di partenza provate Milano o Roma)
Degli italiani che vivono in Australia hanno cerato dei siti ricchi di informazioni per aiutare i nuovi arrivati a trovare casa e lavoro, eccoli:
www.italiansinfuga.com e www.melbournepuntoit.com
Venite, non ve ne pentirete,
l’Australia vi aspetta!
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Tutti invece possono venire in Australia a lavorare se hanno uno “sponsor”, cioè un’azienda del posto che ne faccia richiesta perché specializzato in qualche tipo di lavoro. Oltre a questo, ogni anno il Governo australiano compila una lista di professioni ricercate denominata “Sol – skilled occupation list” che contiene 191 figure di lavoro a cui vengono spalancate le porte indipendentemente dall’età. Tra questi lavori figurano: architetti, agronomi, igienisti dentali, osteopati, carpentieri, idraulici, ecc. La lista in formato pdf è la seguente:
http://www.immi.gov.au/skilled/_pdf/sol-schedule1.pdfe
e si trova nel sito governativo: http://www.immi.gov.au/skilled/sol/
Tutti invece possono venire in Australia a lavorare se hanno uno “sponsor”, cioè un’azienda del posto che ne faccia richiesta perché specializzato in qualche tipo di lavoro. Oltre a questo, ogni anno il Governo australiano compila una lista di professioni ricercate denominata “Sol – skilled occupation list” che contiene 191 figure di lavoro a cui vengono spalancate le porte indipendentemente dall’età. Tra questi lavori figurano: architetti, agronomi, igienisti dentali, osteopati, carpentieri, idraulici, ecc. La lista in formato pdf è la seguente:
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RispondiEliminaIt was truly informative. Your site is very useful. Thank
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4/06/2015
RispondiEliminaGli 88 giorni dei ragazzi italiani nelle “farm” australiane
Il videoreportage che racconta il lavoro nelle fattorie dei giovani italiani che emigrano in Australia
Redazione
Il videoreportage che racconta il lavoro nelle fattorie dei giovani italiani che emigrano in Australia
Fotogramma tratto dal videoreportage “88 giorni (nelle farm australiane): viaggio tra sogni, speranze e pensieri dei giovani italiani in Australia”
88 giorni (nelle farm australiane): viaggio tra sogni, speranze e pensieri dei giovani italiani in Australia è il videoreportage realizzato dal gruppo di studio “Australia solo andata” e promosso dalla Fondazione Migrantes. Il titolo è ispirato al numero di giorni necessari all’ottenimento del secondo visto vacanza-lavoro in Australia. Finora 9.538 italiani hanno completato gli 88 giorni nelle “farm”, le fattorie australiane. L’Italia è la nazione europea che più usa il secondo visto: lo rinnova il 27,3% dei ragazzi italiani che si trasferiscono in Australia, rispetto al 12,9% dei coetanei francesi e al 6,8% dei tedeschi.
Tra il 2013 e il 2014 3.150 italiani (+77,5% rispetto all’anno precedente) hanno lavorato nell’agricoltura per completare i giorni necessari per prolungare la permanenza in Australia. Al 31 dicembre 2014 l’Italia vede ancora un aumento del 11,9% che si presume porterà, nel 2014-15, altri 3.500 giovani a utilizzare l’esperienza di lavoro nelle aziende agricole australiane.
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Il video-reportage è iniziato ad aprile 2015 a Griffith, nel New South Wales, durante la stagione della raccolta delle zucche e delle angurie, del riso e del cotone; e a Shepparton, Tatura e Murchison, nel Victoria, durante la stagione della raccolta delle mele, pere e dei pomodori. Queste zone sono accomunate tra loro dalla presenza di una storica comunità italiana, stabilitasi negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso. Agricoltori italiani e italo-australiani che ora si trovano a dar lavoro a un nuovo ciclo di emigrati e che vedono ripetersi, nei nuovi giovani italiani, la loro storia di duro lavoro, sacrifici e speranze.
Il trailer del videoreportage
88 Days from 88 days on Vimeo.
Il racconto delle condizioni dei giovani italiani in Australia continua con nuove storie e nuove tappe, in altre regioni australiane e in altre farm, seguendo i suggerimenti degli stessi ragazzi, raccogliendo le testimonianze di chi ha già concluso l’esperienza in “farm” – o la sta ancora vivendo – e desidera far conoscere la propria “avventura”. Collegandosi al sito www.88days.com è possibile inoltrare la propria testimonianza attraverso l’invio di storie, fotografie e video. Il tema delle farm è diventato scottante e di facile manipolazione, a casi di sfruttamento e “schiavizzazione” si contrappongono storie in cui i giovani definiscono l’esperienza un periodo positivo. Le testimonianze riveleranno i vari aspetti della vita in farm. Testimonianze e risultati saranno raccolte nella pubblicazione “Da temporanea a permanente: la migrazione di giovani italiani in Australia”, che verrà presentata a Roma a fine 2015.
http://www.linkiesta.it/lavoro-ragazzi-italiani-88-giorni-farm-australiane?utm_medium=email&utm_source=Moxiemail%3A9237+Nessuna+cartella&utm_campaign=Moxiemail%3A21666+Linkiesta++Recap+-+Ancora%2C+ancora%2C+ancora
I lavori più richiesti nel 2014
RispondiEliminahttp://www.linkiesta.it/immigrati-italiani-in-australia
24/03/2014
Italia-Australia solo andata: ecco la nuova America
Nel 2013, si sono trasferiti oltre 20mila giovani italiani. Più dei primi anni Cinquanta
Lidia Baratta
Parole chiave: AUSTRALIA
Argomenti: STORIE DI IMMIGRAZIONE / SOCIALE / STORIE DI LAVORO
La nuova America si chiama Australia. Solo nel 2013 oltre 20mila giovani italiani sono partiti verso la terra lontana di sua maestà Elisabetta II con un visto temporaneo. Più di quanto accadeva nei primi anni Cinquanta, dopo la guerra, quando i nostri connazionali erano costretti a cercare fortuna a oltre 15mila chilometri di distanza da casa. Alcuni sono turisti, certo, altri studenti, ma nella maggioranza dei casi si sono trasferiti dall’altra parte del mondo per lavorare.
I numeri di questo fenomeno, che con la crisi economica si sta facendo più robusto, li hanno raccolti in un rapporto tre italiani trapiantati in Australia. Titolo: “Da temporanea a permanente. L’immigrazione giovanile italiana in Australia”. Il 30 settembre 2013, 18.610 italiani erano presenti sul territorio australiano con un permesso temporaneo, di cui più della metà (51,9%) giovani tra i 18 e i 30 anni. «Nel nostro rapporto», racconta Michele Grigoletti, già autore del libro Australia solo andata, che con Giordano Dalla Bernardina e Silvia Pianelli ha curato il report, «sottolineiamo l’utilizzo del visto Working Holiday come modo per entrare in Australia e cercare di rimanervi il più a lungo possibile, tentando di ottenere un impiego stabile».
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Oceania: 60 mila italiani laureati sono fuggiti in Australia
Dario Ronzoni
Il modulo vacanza lavoro per molti è quindi solo un primo passo verso un visto a lungo termine. Il “417”, questo il numero del programma, permette a tutti i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 30 anni di rimanere e risiedere in Australia per un periodo massimo di 12 mesi. Di questi visti, solo agli italiani, tra il 2012-2013 ne sono stati concessi quasi 16mila (+64% rispetto all’anno precedente). Tirando le somme degli ultimi otto anni, si raggiunge quota 51mila. «Viene utilizzato come punto di partenza di un percorso che porta all’immigrazione di tipo permanente», conferma Michele. Non a caso, più del 20% dei giovani italiani decide di rinnovare il primo visto per altri dodici mesi, rispetto al 12% dei coetanei francesi e al 7% dei ragazzi tedeschi.
residenti temporanei australia
«La situazione economica in Italia», spiega Michele, che da tempo studia l’emigrazione italiana mentre lavora per una multinazionale nel settore dell’IT, «induce il desiderio di avere un’alternativa e di averla in maniera rapida. I dati italiani sulla disoccupazione giovanile e la sensazione comune a molti giovani di vedere le proprie speranze disattese già intorno ai 20-30 anni causano la volontà e il bisogno di cambiare la propria situazione». E il visto Working Holiday risponde a queste necessità: si ottiene facilmente e con una burocrazia ridotta al minimo, garantisce la permanenza in Australia per un anno, e durante il periodo di permanenza è permesso lavorare. «Un “pacchetto” che agli occhi dei giovani italiani appare come una possibilità molte volte troppo ghiotta da perdere».
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CONTINUA DAL PRECEDENTE:
RispondiEliminaMa c’è anche chi arriva in Australia con visti da studente, aumentati nell’ultimo anno del 30 per cento. O con il visto “457”, Temporary Work, che consente ai datori di lavoro australiani che non riescono a trovare forza lavoro locale di ricoprire le carenze di competenze attraverso l’assunzione di lavoratori qualificati provenienti dall’estero. Questo permesso dura un massimo di quattro anni e autorizza essere accompagnati dalla famiglia, ma il lavoratore deve trovare un’azienda che lo sponsorizzi. Gli italiani con un visto 457 presenti in Australia sono 2.670, il 14 per cento del totale, e anche in questo caso – si legge nel rapporto – questo visto tende a essere uno strumento per «un’emigrazione di sola andata». In cima alle professioni più richieste c’è il cuoco (3.040 visti concessi nel 2012-2013), seguito dal program administrator, restaurant managere programmatore. Alcuni, nonostante le leggi restrittive sull’emigrazione vigenti nel Paese, alla fine riescono a ottenere un visto di residenza permanente: nel 2013-2013 agli italiani ne sono stati concessi 924, con un aumento del 12,87% rispetto all’anno precedente. Tra gli ultimi celebri italiani trasferitisi in Australia, c’è anche l’ex juventino Alex Del Piero, che ora indossa la maglia del club del Sydney.
Ma ad aspettare gli aspiranti australiani non ci sono solo spiagge paradisiache, canguri, koala e lunghe partite a rugby. C’è un Paese che certo si fa conoscere per l’“ottima qualità di vita”, la sua “vivace economia” e le “maggiori opportunità”. «L’Australia offre tutto questo a coloro che sono disposti ad andare così lontano. Lontano non solo geograficamente, ma anche come mentalità», assicura Michele. «Non è diversa dall’Italia solo sul piano economico e lavorativo, ma anche a livello sociale». Ma non è mica il paese dei balocchi. «Non è un Paese dove è facile ottenere tutto, ma più facilmente rispetto rispetto ad altri Paesi». Non ci sono garanzie di successo, insomma, «soprattutto in tempi recenti, quando il maggior numero di persone che decide di spostarsi causa inevitabilmente un aumento delle competenze richieste per far fronte alla concorrenza». E le competenze, inglese in primis, crescono restando sul posto.