[India] Siamo infine a Bombay, ultima tappa del nostro viaggio in
India, l’8 gennaio ci scade il visto e dobbiamo a malincuore partire. Saremmo
rimasti volentieri un altro mese per assistere i famosi insegnamenti del Dalai
Lama a Sarnath, dal 6 al 9 gennaio, e soprattutto per partecipare al Grande
Kumbh Mela, il pellegrinaggio di massa hindu che si svolge ogni 12 anni nella
città di Allahabad. Nel 2001 parteciparono 60 milioni di persone, rendendo il
rito il più grande raduno mai svolto nel mondo.
Siamo arrivati a Bombay da Aurangabad con un treno
notturno pieno, ma senza il sovraffollamento di sempre, che per
gli standard indiani equivale a quasi vuoto. Visto che la guida indicava dei
costi molto alti per le camere, abbiamo lasciato gli zaini nella cloakroom della
stazione centrale, per essere più liberi nella ricerca. Troviamo abbastanza
velocemente una buona stanza, con l’aiuto di un barbone che cercava di
guadagnarsi qualcosa facendo il procacciatore. Di solito evitiamo le persone
poco affidabili, ma questo ci ispirava, o più semplicemente eravamo stanchi e
non sapevamo dove sbattere la testa.
Facciamo subito un giro per la città più ricca di tutta
l’India, andando a vedere le due cose più famose: la Gateway of India e il
super lussuoso Taj Mahall. La porta dell’India ha poco da dire, è un solenne
monumento alto 42 metri posto a ridosso del mare, costruito in memoria dei
soldati inglesi morti durante la prima guerra mondiale e nelle guerre
anglo-afghane.
L’albergo Taj Mahall, il più lussuoso del paese, offre
invece uno spettacolo di opulenza, ci lasciamo attrarre e lo visitiamo. Sembra
sia stato costruito da un ricco indiano che, ai primi del ‘900, si è visto
rifiutare l’ingresso ad un albergo destinato ai soli bianchi. L’albergo è stato
visitato da molte personalità di spicco, alcune foto testimoniano la visita di
personaggi come Sarkozy, Clinton e Jhon Lennon con Yoko Ono. La prima tappa la
facciamo ai bagni, dove un inserviente,
vestito di bianco e con il turbante, ti attende vicino al lavandino per
passarti le salviette, così non puoi evitare di lavartele due volte, sia prima
che dopo. Magari l’inserviente ha semplicemente capito che ero sporco e
puzzolente dopo la notte in treno e ha voluto offrirmi la possibilità di
lavarmi. Infine non abbiamo evitato, soprattutto per goderci l’aria
condizionata, di farci la “vasca” lungo i corridoi interni con negozi di Dior,
Gucci, Prada, ecc.
Finito il giro nello sfarzo prendiamo l’autobus e andiamo
al Dhobi Ghat, il quartiere delle lavanderie dove vengono lavati quasi tutti i
panni della città. In questo minimondo, attorniato da alti grattacieli, lavorano
migliaia di persone che fin dal primo mattino lavano a mano i panni stando con
buona parte del corpo dentro le vasche piene di detersivo. Le donne portano con
loro i bimbi che vengono parcheggiati dentro delle piccole baracche di lamiera
e ogni tanto fuggono a giocare tra vasche e panni stesi.
Durante il ritorno ci fermiamo a visitare la Mani Bhavan,
la casa in cui Ghandi visse tra il 1917 e il 1934, ora diventata un museo.
Ripercorrere la vita del Mahatma con foto e pannelli esplicativi è sempre una
grande emozione. Alcune stanze contengono ancora gli arredi dell’epoca.
Toccante l’immagine che lo ritrae insieme a Charlie Chaplin, il principe della
risata insieme alla “Grande Anima”, due stridenti sinergie.
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Terzo piano per il letto in treno avvolta nella coperta di alluminio (termica) |
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L'hotel Taj Mahal e la Porta d'India visti dal mare |
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La passione dell'India, il cricket giocato anche di fronte l'High Court |
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Dhobi Ghat dove vengono lavati quasi tutti i panni della città... |
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...stando con buona parte del corpo dentro le grandi vasche |
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