Ben pochi treni al mondo ti offrono la
possibilità di provare la stessa emozione che proveresti cercando di domare un
purosangue su uno scricchiolante viadotto di ferro profondo un centinaio di
metri.
Si può vivere questa esperienza prendendo il
lentissimo treno che parte da Hsipaw alle 9.40 e arriva dopo 13 ore, se tutto
va bene, a Mandalay. Il bus impiegherebbe la metà del tempo, ma vogliamo attraversare
il viadotto Gokteik, costruito nel 1901, alto 96 m e lungo 677 m. Al tempo
della sua costruzione era il secondo viadotto più lungo al mondo.
Sul treno senza finestrini e con le panchine
in legno, le donne shan con grandi cesti sulla testa passano tra i vagoni
vendendo noccioline e snacks di ogni genere. Nelle stazioni se ne avvicinano
altre con grandi vassoi di noodle caldi. Anche la gente che viaggia sul treno
trasporta sacchi e cesti di frutta che sistema sotto i sedili lasciando poco
spazio alle tue cose e alle tue gambe.
Il treno parte con uno scatto in avanti e
quando prende velocità barcolla sulle rotaie con ampi movimenti sussultori e
ondulatori che fanno cadere tutto quello che non è stato strettamente legato,
borse, zaini e mandarini che escono da grandi ceste dirette a chissà quale
mercato. Dopo tre ore di viaggio, tra villaggi e coltivazioni di riso, il treno
attraversa due brevi gallerie, rallentando a passo d’uomo per transitare sul lungo ponte. Malgrado sia stato ristrutturato
nel 1990 non può sopportare forti sollecitazioni.
L’altezza è davvero impressionante e sotto c’è
un abisso di vegetazione lussureggiante. I turisti sono tutti ai finestrini per
ammirare la vallata e fotografare il treno che sembra sospeso nel nulla,
qualcuno si sporge dalle porte incurante del pericolo. Il rumore delle ruote cigolanti
fa paura e speri che anche questa volta il ponte regga il peso del treno.
Il viaggio prosegue mentre il sole sta
scendendo e accende i colori dei campi in contrasto con un cielo sempre terso.
Sulle piccole stazioni c’è chi scende e chi sale portando grandi quantità di
roba e quando il treno riparte c’è il solito sussulto a cui ormai siamo quasi
affezionati.
A Pyin Oo Lwin arriviamo alle 17 con bel po’ di
ritardo, approfittiamo della fermata di oltre un’ora per cercare un pickup, o
un taxi economico, che in due ore ci porti a Mandalay, evitandoci così altre
sette ore di treno. Troviamo facilmente e per il trasporto ci chiedono sorprendentemente
poco (forse non si sono accorti che siamo turisti!) 1500 Kyat a testa (1,50€).
Saliamo di corsa.
Pago con 6 banconote da 5000 Kyat, invece che
da 500, sbagliando di dieci volte il costo del viaggio. Ovviamente non me ne
accorgo, ma dopo qualche minuto fortunatamente l’autista torna indietro rendendomi
i soldi. Lo ringrazio, ancora una volta stupita di queste lezioni di onestà.
Rimetterci 30$ non sarebbe stato comunque poco.
Il pik up parte subito a grande velocità e
quando vedo che sta facendo a gara con un altro, sorpassandosi l’un l’altro,
comincio a urlare come una pazza ‘stop,
stop, dangerous’. Da quel momento la guida diventa accettabile anche se
dobbiamo sempre tenerci stretti alla panchina per non finire fuori ad ogni
tornante.
Il viaggio finisce davanti alla stazione dei
treni di Mandalay, scesi dal pickup chiediamo passaggio ad un furgoncino di una
famiglia mussulmana e gentilmente ci portano direttamente alla nostra Royal
Guesthouse. Salutiamo con un inchino, anche questa volta ci è andata bene,
anche questa volta abbiamo imparato che esistono tante belle persone intorno.
Il viadotto Gokteik, costruito nel 1901 è alto 96 metri e lungo 677 |
Nelle piccole stazioni le donne si avvicinano ai finestrini con grandi vassoi di cibo... |
...creano banchetti improvvisati tra le lunghe rotaie |
Nei vagoni si trasportano grandi sacchi di merce incastrata tra i sedili di legno |
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