venerdì 18 gennaio 2013

Mandalay la città con più di 700 pagode dorate


[Birmania]  Per arrivare a Mandalay da Yangon ci vogliono 8 ore di bus, la strada è buona e si viaggia veloci. Ogni tanto ci sono dei caselli in cui si paga il pedaggio, similmente alle nostre autostrade, ma quello che stupisce è la modernità degli “autogrill”, puliti e pieni di luci di tutti i colori. Colpisce davvero trovare tanto occidente in Birmania.

Arrivando da sud i 100 km che precedono Mandalay attraversano una lussureggiante campagna con palme altissime, banani e risaie di vari colori. Ci sono campi verdi, altri più chiari e altri gialli, ogni tanto la terra rossa appena lavorata sembra una ferita sanguinante sul paesaggio.

Mandalay è la seconda città della Birmania, ha una storia antica ed è stata capitale. Sarà perché è stata in parte distrutta durante la seconda guerra mondiale o perché è torrida e polverosa, ma non desta particolare impressione. Sono invece bellissimi e interessanti i suoi dintorni. Giriamo parte del centro di prima mattina, a piedi, mentre cerchiamo una sistemazione non troppo costosa. Le strade sono tutte perpendicolari e numerate come quelle di New York, all’incrocio tra la 32° e la 25° strada troviamo l’ultima camera da 15$ della Royal Guest House, colazione compresa, ma bagno condiviso.

Con i mezzi pubblici andiamo ai piedi della Mandaly Hill dove si trova la Kuthodaw Pagoda con il suo libro più grande del mondo, la “Bibbia buddista”,  scolpita su 729 pietre, ognuna delle quali è custodita dentro uno stupa completamente bianco, alto più di 4 metri. Un campo di candidi pinnacoli decisamente impressionante…e anche dolorante, con sassi pungenti sotto i piedi scalzi.

Vicino si trova un’altra meraviglia, il monastero buddhista Shwenandaw Kyaung, tutto in legno e profuso di pannelli intarsiati di legno di teak. Fu costruito nel 1800 dentro il Palazzo d’Oro per ospitare gli appartamenti reali. A causa di una debolezza del suo successore fu smontato e ricostruito all’esterno delle mura per ospitare un monastero. Questa decisione fu la sua fortuna, perché tutti gli altri edifici reali crollarono sotto i bombardamenti della seconda Guerra Mondiale.

Nel tardo pomeriggio saliamo la serie di scalinate della Mandalay Hill per assistere al tramonto dall’unica collina che interrompe la pianura con i suoi 230 m di altezza. Lungo il percorso si trovano diversi templi un po’ tutti uguali, ma attira la nostra attenzione il gigantesco Buddha in posizione eretta con la mano tesa in avanti, esattamente come l’enorme statua di Mao che abbiamo visto qualche mese fa nella piazza principale di Chengdu, in Cina. Mao indicava la “retta via”… cioè quella dei negozi, delle boutique d’alta moda e dei centri commerciali, mentre il Buddha indica il Palazzo Reale e la città di Mandalay sorta ai suoi piedi.

I due grandi leoni ai piedi della Mandaly Hill
Kuthodaw Pagoda dentro ogni stupa c'è una pagina della 'Bibbia Buddhista' scolpita su pietra
Il Buddha indica la nascita della futura Mandalay
Il monastero buddhista Shwenandaw Kyaung, tutto in legno di teak

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