[India] Le grotte Buddhiste di Ajanta sono una meraviglia. Arrivi
all’ingresso, ancora prima del controllo dei biglietti, e vedi questa parete
rocciosa a forma di ferro di cavallo piena di templi a metà altezza con il
fiume che scorre sul fondo e il cielo blu che si staglia sopra metri e metri di
roccia. Le grotte sono 30, ma già dalla prima ti rendi conto che l’appellativo
di “Louvre dell’India antica” si adatta benissimo a questo
luogo.
Noi ci siamo attivati nel primissimo pomeriggio, dopo che
il bus notturno ci ha portato ben oltre la vicina città di Jalgaon e abbiamo
dovuto farci altre tre ore di viaggio seduti proprio sopra le ruote posteriori
di un mezzo senza sospensioni…ad ogni buca lo stomaco e la bocca si baciavano
contro la loro volontà. La bellezza del sito, giustamente dichiarato Patrimonio
dell’Umanità dall’Unesco, ha comunque prevalso su ogni stanchezza e sul sole
che picchiava forte.
La realizzazione di queste grotte è avvenuta in diversi
momenti che vanno dal II sec a.C., al VI sec. d.C., periodo in cui il buddhismo
cominciò a perdere importanza rispetto all’induismo. La loro fortuna è che sono
state dimenticate e protette dalla vegetazione per più di mille anni, finché
nel 1819 alcuni soldati inglesi le scoprirono durante una battuta di caccia. Il
loro isolamento ha contribuito a preservare in ottimo stato le sculture e alcuni
dei magnifici dipinti.
Tutte le grotte sono state scavate interamente nella
roccia, cinque sono templi, le altre 25 sono monasteri o luoghi di preghiera.
Nelle più antiche il Buddha non veniva mai rappresentato direttamente, la sua
presenza è sempre evocata da un simbolo come l’impronta di un piede o la ruota
della legge. Sono particolarmente importanti i dipinti, alcuni in ottimo stato
di conservazione, che rappresentano scene di vita quotidiana e scendono nei
dettagli per quanto riguarda i volti e l’abbigliamento. Quello più famoso è
nella grotta 17 e rappresenta una principessa nell’atto di truccarsi.
Sono comunque le sculture a dominare le varie sale: Buddha
distesi, in piedi, o seduti, a centinaia, decorano le pareti e le colonne che
sorreggono le sale interne, ma non mancano nani, soldati e fiori. Una
meraviglia. Usciamo dal sito già verso il tramonto, ci aspettano altre tre ore
di bus fino ad Aurangabad, dove cercheremo una sistemazione per la notte. E’
sempre pesante dover cercare un albergo di notte in un città che non si
conosce, ma oggi non riuscivamo proprio a scollarci da Ajanta.
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La parete rocciosa a forma di ferro di cavallo |
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Alcuni bei "Budini" |
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Il Buddha disteso lungo una decina di metri |
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Le stanze sono tutte riccamente lavorate |
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