[Birmania] Speravamo che il bus partito da Bagan avesse qualche
ritardo invece è arrivato a Nyaunghwe sul Lago Inle in perfetto orario, alle 2
di notte, dopo otto ore di viaggio. Non c’è un solo bus notturno in Birmania
che abbia un orario discreto: invece di partire la sera e arrivare alla
mattina, come tutti i bus del mondo, partono nel pomeriggio e arrivano in piena
notte, lasciandoti generalmente lungo una strada della città, al buio, senza
anima viva intorno, con il marciapiede come sala d’aspetto e tanti cani randagi
poco friendly.
Per fortuna ci sono con noi altri due ragazzi, uno
svizzero ed uno londinese con i quali, zaino in spalla, ci incamminiamo verso la
Gypsy Guesthouse, vicino al molo pieno di lunghe barche che sembrano gondole
con il motore. I cancelli sono chiusi con scritto FULL bene in vista. Il monito
è chiaro: non rompete fino a domani mattina!
Ci sistemiamo tutti e quattro sul pavimento in legno del
molo, nella parte dove il tetto è coperto. Fa molto freddo e malgrado abbiamo
tutto addosso non riusciamo proprio a dormire. L’inglese si ricorda che nel
monastero i monaci mettono a disposizione dei materassi sul pavimento, basta
dare un’offerta. Quando entriamo la stanza è strapiena, ci saranno almeno
cinquanta turisti, ma almeno fa caldo e riusciamo a dormire.
Verso le sette cominciamo a fare il giro di cinque o sei
guesthouse ma tutte ci dicono che non hanno posto. Per consolarci facciamo
colazione in una di queste e poi un ultimo disperato tentativo alla Gypsy
Guesthouse, prima di rassegnarci a passare sui materassi del monastero anche la
seconda notte. Quando entriamo, senza neppure dire niente, il padrone si
avvicina e sulla sua calcolatrice mi indica il prezzo della stanza: 17$ con
bagno in camera, colazione e wi-fi, è pochissimo rispetto ai prezzi del lago
Inle. Lo guardo con un grande sorriso e senza neppure vedere la stanza gli
dico…OK!! Mi giro e dietro di noi c’erano già altri disperati che aspettavano
il nostro rifiuto. A volte davvero non ti sai spiegare come le cose si
semplifichino da sole. Sicuramente il
Myanmar ce lo ricorderemo soprattutto per la difficoltà cronica di trovare
alloggi.
Nel pomeriggio noleggiamo due bici, attraversiamo il
ponte sul canale che porta al lago seguendo la sconnessa pista in terra battuta
che attraversa la campagna del Myanmar e arriviamo fino alle Hot Spring, due
piccole piscine termali dentro una moderna Spa, che non valgono gli 8$ chiesti
per fare il bagno. Proseguiamo pochi km arrivando a Kaung Daing, un bellissimo
villaggio sul lago con palafitte in legno, dove la vita sembra ferma a tanti
secoli fa. Gli abitanti si spostano da una palafitta all’altra con piccole
barche a remi e tutto quello che serve viene fatto a mano: dal taglio della
legna, ai sigari, agli spaghetti, alla lavorazione del ferro.
Contrattiamo una barca a motore per portare noi e le
nostre biciclette dall’altra parte del lago da dove possiamo riprendere la
strada per tornare in città. Il tragitto lungo le calme acque del lago, attraverso
canali, palafitte e pescatori solitari, è emozionante. Dopo mezz’ora arriviamo
al villaggio di Maing Thauk, la parte sulla terraferma è collegata a quella sul
lago da un ponte in legno barcollante lungo 470 m. Un’altra oretta di
bicicletta tra belle scene di vita contadina e siamo di nuovo a Nyaunghwe. Affamati
ci fermiamo al ristorante Aurora per un bel piatto di patate e melanzane al
carry.
Le palafitte si riflettono sull'acqua del lago Inle |
Il ponte di legno lungo 470 metri del villaggio Maing Thauk |
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