lunedì 28 gennaio 2013

Tramonto sui 4000 templi di Bagan

[Birmania]  Marco Polo descrisse Bagan come uno dei posti più belli al mondo e, malgrado secoli di incuria, razzie, erosione e frequenti terremoti (l’ultimo, devastante, nel 1975), questa pianura costellata di templi rimane una visione emozionante e indimenticabile. E’ il risultato della frenesia edilizia dei sovrani di Bagan che commissionarono questi 4000 templi buddhisti nell’arco di 230 anni, interrotta solo dall’invasione dei soldati di Gengis Khan nel 1287. Queste strutture religiose di mattoni e stucco sono quanto rimane di una grandiosa città i cui edifici in legno eretti tra il XI e Il XIII secolo sono andati completamente perduti.

Da Monywa siamo arrivati a Bagan con due bus, cambiando a Pakokku, dove abbiamo scoperto che non è più possibile percorrere l’ultimo tratto via fiume, perché il servizio è stato sospeso dopo l’apertura di un nuovo lunghissimo ponte sul fiume Ayeyarwady. Bagan è composta da Old Bagan, New Bagan e Nyaung U dove ci sono le sistemazioni più economiche, come la nostra Winner Guest House. La pensione è a conduzione familiare e la nostra stanza è proprio attaccata alle loro, così ci siamo abituati ai loro ritmi: sveglia alle 5 e a letto alle 21!
Noleggiamo delle biciclette perché le distanze sono lunghe e passiamo l’intera giornata tra un tempio e l’altro su polverose strade di sabbia dove le ruote della bicicletta si piantano continuamente. Risalendo le ripidissime scalinate delle pagode più importanti, la vista dall’alto della savana circostante dove sbucano dalla sabbia indifferentemente templi e alberi senza poterne vedere la fine, è spettacolare.

Questa è una delle poche cose che Marco Polo ha visto e che sono rimaste praticamente intatte da allora. Con un po’ di immaginazione uno può riempire di case in legno gli spazi enormi tra una pagoda e l’altra e pensare la città com’era allora. Solo ai templi si dovevano riservare i mattoni, l’idea era che la vita terrena è un passaggio, mentre ciò che rimane immutato nel tempo sono i nostri sogni e la loro parte spirituale.
A Bagan non bisogna perdersi il tramonto visto dall’alto della Shwesandaw Paya, certamente piena di turisti, ma offre la vista migliore. Un’italiana di un gruppo organizzato litiga stupidamente con una francese per un posto che riteneva riservato per una sua amica e la francese altrettanto stupidamente risponde “I soliti italiani!”. Ma appena il sole scende se ne vanno tutti e rimaniamo solo in sei ad aspettare la luna piena. La cosa simpatica è che su sei cinque siamo italiani ed uno è spagnolo. Per più di un’ora ci raccontiamo le nostre esperienze, quasi tutti in giro da parecchio tempo. Due degli italiani dormono in monastero, dando un’offerta alla fine; Alberto dice che sarà molto bassa perché gli rimangono solo 100$ per gli ultimi otto giorni.

Torniamo alla guesthouse per le stradine sabbiose aiutati dalla luce della luna, mentre la pila è puntata all’indietro per non farci investire dalle auto. Lungo la strada vediamo alcuni templi illuminati, mentre altri si stagliano bui sul cielo della notte. Arriviamo a casa dopo quaranta minuti di pedalata, con le gambe doloranti per i due giorni di bicicletta, ma appagati della bellezza di questo posto. Bagan vale sicuramente un viaggio in Birmania.
I templi di Bagan quasi come li vide Marco Polo...
...all'alba e al tramonto sono suggestivi
Monache lungo le strade sabbiose di Bagan

2 commenti:

  1. ciao ragazzi, e da un po' che non mi faccio sentire, ma spesso leggo i vostri racconti, almeno per sapere dove siete in questo momento.
    Sono certo che il vostro momento più complicato sarà riabituarvi, se ritornerete, alla routine quotidiana, ma.... finito un viaggio ne inizia subito un'altro, il vostro pensiero sarà certamente un po' diverso da quello che avete lasciato prima di partire. Con affetto, Daniele

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  2. ciao Daniele,
    e' sempre un piacere sentirti...si pensiamo anche noi che non sara' facile tornare alla routine quotidiana...ma anche quello, come dici tu, sara' un viaggio...intanto abbiamo quasi finito questo periodo in Birmania...che ci ha un po' messo alla prova, come sistemazioni e come cibo..un abbraccio rug e paola

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