NOTA: per tutto il
periodo che saremo in Cina le foto verranno allegate dall’Italia con tempi
diversi rispetto al testo.
[Cina] Potevamo andare direttamente da Kashgar a
Turpan con un viaggio di 25 ore lambendo la parte nord del deserto. L’abbiamo
invece attraversato, andando prima a Hotan, nella parte sud e prendendo poi un
bus con cuccette che percorre la nuova Cross-Desert Highway, una strada di 500
km che attraversa le dune.
E’ uno spettacolo passare ore e ore distesi sul comodo letto
dell’autobus e ammirare dal finestrino il deserto mentre mulinelli di sabbia turbinano
in lontananza come gialli geyser. Le tempeste di sabbia sono frequenti e
l’unico modo per frenare le dune che si riversano sulla strada è quello di
affiancarla con bassi reticolati di canne. Ma non è sufficiente, il nostro
autobus ha superato a fatica alcuni tratti invasi dalla sabbia. Il deserto del
Taklamakan, lungo 1200 km e largo 500, è uno dei deserti più grandi e più
inospitali al mondo, il nome stesso in lingua locale significa “dove entri e
non esci”.
Prima di affrontare il Taklamakan il bus ha fatto tappa in due autentici
villaggi uiguri e noi ne abbiamo approfittato per girare il mercato lungo la
via principale. Nelle bancarelle si vende di tutto, cibi immangiabili per noi:
le uova sono scure e probabilmente il pulcino era già formato al momento della
cottura, la carne è piena di mosche ed è stata esposta per tutto il giorno al
sole. Cerchiamo nei piccoli negozi dei biscotti, ma ci sono solo caramelle,
cibi liofilizzati, pezzi di carne e zampe di gallina sottovuoto.
Arriviamo a Turpan nella mattinata di oggi, le ore di viaggio sono
volate tra paesaggi da ammirare, letture e frequenti pennichelle. Prenotiamo subito il treno che
in 26 ore coprirà i 1400 km che ci separano da Lanzhou, ma le cuccette sono
finite, ci sono solo posti a sedere. Un attimo di titubanza, perché sappiamo
che in treno, seduti, non si dorme bene, ma la strada è tanta e se vogliamo
essere in India i primi di ottobre bisogna andare avanti. Questa sarà la terza
notte che passiamo in viaggio, senza lavarci e senza mai toglierci i vestiti.
Il treno parte alle 20.30, abbiamo tutto il tempo per fare un’escursione
intorno alla città.
Turpan è un’oasi posta 154 metri sotto il livello del mare, è la seconda
depressione al mondo dopo quella del Mar Morto e una importante tappa lungo il
tratto settentrionale della Via della Seta. La città è brutta, piena di
palazzoni comunisti, ma nei dintorni ci sono diverse cose interessanti, come le
strutture in terracotta per essiccare l’uva, ampiamente coltivata nella zona, e
una moschea in stile afgano con un bel minareto del 1777.
Prima di andare al treno ci concediamo un pasto decente al “John’s Cafè”,
un posto per turisti dove finalmente si può ordinare qualcosa leggendolo dal
menù. Ne approfitto per sciacquarmi alla meno peggio in una fontana di fortuna.
A tavola con noi c’erano altre due coppie di viaggiatori sulla sessantina, una
neozelandese e l’altra spagnola. Riflettiamo insieme sul fatto che la Cina è
una meta per viaggiatori maturi, è raro trovare tanti turisti giovani come succede
negli altri paesi: “Ma ogni volta che si
parte per un viaggio è come rinascere!”commentano scherzosamente gli
spagnoli.
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