venerdì 28 settembre 2012

Lijiang sua piccantezza

“In quale altro luogo del mondo si trova uno
scenario paragonabile a quello che attende
l’esploratore e il fotografo nella zona nord-
occidentale della provincia dello Yunnan?”
Joseph Rock, 1928

Lo Yunnan è cambiato molto dai tempi di J. Rock, più che il tempo ha inciso la disastrosa Rivoluzione Culturale delle Guardie Rosse di Mao che hanno fatto razzia di idee, cultura, tradizione e abitudini, uccidendo parecchie migliaia di persone e distruggendo oltre la metà dei templi di questa regione. Sono rimasti ancora molti gruppi etnici ma stanno perdendo molto della loro autenticità in onore della nuova febbre di ammodernamento e di ricostruzione che sta colpendo la Cina.

Se si aggiungono a questo tre giorni di cattivo tempo, il quadro diventa deludente, e belle città come Lijiang e Dali perdono molto del loro fascino. La stagione dei monsoni doveva essere finita, secondo i meteorologi, ma qui continua a piovere. Per fortuna ogni tanto esce il sole e i colori riprendono subito forma. A Lijiang giriamo per il mercato vecchio e ci stupiamo nel vedere cinesi in giacca, probabilmente in una pausa di lavoro, mangiare avidamente vermi e cavallette. Ci viene il dubbio che siano proprio buoni e forse dovremmo provarli, invece optiamo per delle ottime castagne stranamente arrostite usando dell’olio. Una castagna appena cotta scoppia in bocca a Paola, per fortuna se la cava solo con tanta paura e una scottatura.

In giro per il mercato ci sono diverse donne Naxi, discendenti da tribù tibetane, forse il gruppo etnico più numeroso dello Yunnan. Fino a prima della Rivoluzione Culturale avevano una società matrilineare che si rispecchia tutt’ora nel linguaggio dove le parole femminili rafforzano il concetto, mentre quelle maschili lo sminuiscono, per esempio: l’unione delle parole “pietra” + “femmina” significa macigno, mentre “pietra” + “uomo” significa ciottolo. Più di mille anni fa i Naxi crearono una lingua scritta che si serve di oltre 1300 pittogrammi ed è l’unico idioma geroglifico in uso ancora oggi.

Dopo il mercato andiamo in stazione a prendere il biglietto del primo bus per Dali di domani mattina. Il modo per muoversi in città è sempre lo stesso, ingrandiamo con lo zoom del Kindle la parola cinese relativa alla stazione che ci interessa e la mostriamo al conducente; se lui non conosce il mandarino andiamo in giro per il bus in cerca di qualcuno che sappia leggerlo…e diventa una caccia al tesoro.

Al ritorno, in bus, incontriamo una ragazza tedesca che sta viaggiando in Cina da sola. Quando le chiediamo se abbia mai avuto problemi ci dice che in questo paese si gira benissimo e si sente sicura, mentre ha avuto diversi fastidi in India perché gli uomini pensavano fosse disponibile, in quanto sola. Ci stupisce quello che dice dell’India e concordiamo con lei che qui si respira aria di sicurezza e tranquillità.
Per cena proviamo un ristorante cinese vegetariano scegliendo noi le verdure, ma le spezie le scelgono loro…abbiamo mangiato con le lacrime. Tutta la cucina dello Yunnan è molto, molto piccante. Sua piccantezza vive qui.

Al mercato con la pinzetta tolgono
i peli al muso del maiale.
 
Lijiang di notte.
Le donne Naxi indossano bluse
ricamate in vivaci colori e motivi floreali.
 

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