“In quale altro luogo
del mondo si trova uno
scenario paragonabile
a quello che attende
l’esploratore e il
fotografo nella zona nord-
occidentale della
provincia dello Yunnan?”
Joseph
Rock, 1928
Lo
Yunnan è cambiato molto dai tempi di J. Rock, più che il tempo ha inciso la
disastrosa Rivoluzione Culturale delle Guardie Rosse di Mao che hanno fatto
razzia di idee, cultura, tradizione e abitudini, uccidendo parecchie migliaia
di persone e distruggendo oltre la metà dei templi di questa regione. Sono
rimasti ancora molti gruppi etnici ma stanno perdendo molto della loro
autenticità in onore della nuova febbre di ammodernamento e di ricostruzione
che sta colpendo la Cina.
Se
si aggiungono a questo tre giorni di cattivo tempo, il quadro diventa
deludente, e belle città come Lijiang e Dali perdono molto del loro fascino. La
stagione dei monsoni doveva essere finita, secondo i meteorologi, ma qui
continua a piovere. Per fortuna ogni tanto esce il sole e i colori riprendono
subito forma. A Lijiang giriamo per il mercato vecchio e ci stupiamo nel vedere
cinesi in giacca, probabilmente in una pausa di lavoro, mangiare avidamente
vermi e cavallette. Ci viene il dubbio che siano proprio buoni e forse dovremmo
provarli, invece optiamo per delle ottime castagne stranamente arrostite usando
dell’olio. Una castagna appena cotta scoppia in bocca a Paola, per fortuna se
la cava solo con tanta paura e una scottatura.
In
giro per il mercato ci sono diverse donne Naxi, discendenti da tribù tibetane,
forse il gruppo etnico più numeroso dello Yunnan. Fino a prima della
Rivoluzione Culturale avevano una società matrilineare che si rispecchia
tutt’ora nel linguaggio dove le parole femminili rafforzano il concetto, mentre
quelle maschili lo sminuiscono, per esempio: l’unione delle parole “pietra” +
“femmina” significa macigno, mentre “pietra” + “uomo” significa ciottolo. Più
di mille anni fa i Naxi crearono una lingua scritta che si serve di oltre 1300
pittogrammi ed è l’unico idioma geroglifico in uso ancora oggi.
Dopo
il mercato andiamo in stazione a prendere il biglietto del primo bus per Dali
di domani mattina. Il modo per muoversi in città è sempre lo stesso,
ingrandiamo con lo zoom del Kindle la parola cinese relativa alla stazione che
ci interessa e la mostriamo al conducente; se lui non conosce il mandarino
andiamo in giro per il bus in cerca di qualcuno che sappia leggerlo…e diventa
una caccia al tesoro.
Al
ritorno, in bus, incontriamo una ragazza tedesca che sta viaggiando in Cina da
sola. Quando le chiediamo se abbia mai avuto problemi ci dice che in questo
paese si gira benissimo e si sente sicura, mentre ha avuto diversi fastidi in
India perché gli uomini pensavano fosse disponibile, in quanto sola. Ci
stupisce quello che dice dell’India e concordiamo con lei che qui si respira
aria di sicurezza e tranquillità.
Per
cena proviamo un ristorante cinese vegetariano scegliendo noi le verdure, ma le
spezie le scelgono loro…abbiamo mangiato con le lacrime. Tutta la cucina dello
Yunnan è molto, molto piccante. Sua piccantezza vive qui.
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