Senza uscire si può conoscere il
mondo intero.
Senza guardare dalla finestra, si possono conoscere le vie del cielo.
Più lontano si va, meno si impara.
Laotzu, Tao Te Ching (poeta cinese)
E’ chiaro che
Shangri-La non ci piace, anche se dobbiamo rassegnarci: usciti dai circuiti
poco battuti, dove il turisti cinesi non sono ancora arrivati, ogni attrattiva
turistica è una Disneyland, creata proprio per il turismo interno che possiamo
ipotizzare in un rapporto di 100 a 1, cioè 100 turisti cinesi per ogni turista
straniero. Arrivano generalmente in gruppi, con tanto di corriera e guida
urlante, e invadono tutto parlando a voce alta. In due cose i cinesi hanno
delle affinità con gli italiani: la corruzione dilagante e il fatto di sbraitare
ovunque, soprattutto se stanno parlando al telefono in bus o in treno.
Così
prendiamo la bici a noleggio e usciamo dalla città con un foglietto in tasca
dove ci siamo fatti scrivere la destinazione in cinese, lago Napa Hai, anche se serve a poco perché in
tutte queste zone vicino ai confini del Tibet e del Laos si parla una lingua
locale, malgrado il mandarino venga insegnato a scuola. Così, non solo devi
interpretare le loro indicazioni, se ti dicono che manca un chilometro, sono
almeno cinque, ma devi anche individuare una persona giovane o colta nella
speranza che conosca il cinese. Se poi quelli a cui chiedi informazioni sono in gruppo è finita, cominciano a
parlare tra di loro della tua destinazione e non finiscono più. Alla fermata
del bus mostriamo il nostro biglietto ad una ragazza che si consulta con un
giovane poco distante da lei, vanno avanti cinque minuti a discutere, senza
badarci…forse sta nascendo una storia d’amore?
Tra i gas di scarico
dei camion, strade superveloci e zone industriali, riusciamo finalmente ad
arrivare al lago, una bellissima zona di campagna a 3400 metri di altezza. I
contadini stanno arando la terra utilizzando gli yak e le donne della minoranza
tibetana Pumi, con il loro caratteristico cesto sulle spalle, raccolgono le
ultime spighe di grano rimaste nel campo. Altri raccolgono il fieno sistemandolo
su dei trespoli di legno posti in mezzo ai campi o nei cortili delle case. Il
paesaggio è molto bello con le alte montagne sullo sfondo e mandrie di cavalli e yak che pascolano liberi.
Mentre torniamo ci attraversa la strada una scrofa di cinghiale con i suoi
piccoli.
Lo Yunnan è
una delle regioni più belle della Cina e oltre alla presenza di paesaggi
mozzafiato e monasteri tibetani, vanta la più grande concentrazione di
minoranze etniche di tutto il paese: Dai, Naxi, Tibetani, Mosu, Lisu e Pumi. Gli
uomini generalmente vestono all’occidentale, mentre le donne hanno i loro
vestiti caratteristici che cambiano forma e colore a seconda del gruppo a cui
appartengono. Le donne Bai e Pumi di questa zona raccolgono i capelli in una
treccia, che avvolgono in uno chignon sulla nuca e coprono con cappelli
coloratissimi.
La
caratteristica comune di tutte queste minoranze risiede nell’importanza della
donna nella società, che è generalmente superore a quella dell’uomo, alcune
sono vere e proprie società matriarcali.
Un’usanza particolarmente interessante dei Bai è quella della “corsa dei cuscini”. Durante la cerimonia del matrimonio, lo sposo e la sposa si allontanano
per recarsi alla casa nella quale abiteranno; poi dalla soglia corrono verso la
camera da letto: il primo che afferra i cuscini sarà colui (o colei) che
detterà le regole in casa.
Tornando dal
lago facciamo una bella deviazione tra mandrie di yak e strade di campagna per
raggiungere il monastero tibetano più importante di tutta la Cina
sud-occidentale, risale a circa 300 anni fa e ospita oltre 600 monaci. E’ in
una splendida posizione, arroccato sulla montagna. Oltre ai templi ospita le
case dei monaci, un vero e proprio villaggio. Prima di tornare in città
percorriamo il kora intorno alle mura del monastero, è cosi grande che
impieghiamo quasi un’ora. Dopo le sei di sera la temperatura scende
velocemente, arriviamo in città infreddoliti ma in tempo per concederci degli
spiedini di funghi e melanzane nei chioschi della piazza principale. Alle 20,
come ogni sera, comincia la musica sparata da grandi altoparlanti e tutti,
turisti e locali, riempiono la piazza danzando.
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