[Cina] Come
arrivare in India?
Ci sono due modi per arrivare in India via terra dalla Cina,
visto che i confini tra questi due stati sono chiusi: la prima è attraverso il
Tibet e poi Nepal, ma come abbiamo detto è impossibile perché il Tibet è completamente
chiuso ai turisti; la seconda, fattibile, è attraverso il Pakistan, ma non
essendo partiti con il visto pakistano da casa bisognava farlo per strada, con
attese di 10 o 15 giorni in una capitale. Abbiamo comunque già fatto questo
percorso pakistano e ci sembrava assurdo aspettare così tanto tempo per
ripercorrere la stessa strada. Così non rimane che il volo aereo. In Asia, il
posto più economico dove prendere un volo è Bangkok (86€ fino a Calcutta) e per
arrivarci passiamo attraverso il Laos.Tutto
questo comporta il ritardo di una settimana rispetto ai tempi previsti
inizialmente. Per la ricerca del volo abbiamo utilizzato il portale www.skyscanner.it utile per qualsiasi aeroporto
del mondo.
Oggi
A Kunming ci svegliamo tardi e visto che siamo andati a
letto senza cena ci facciamo una bella colazione nel bar annesso. Sono isole
felici questi ostelli, oltre a trovare del cibo occidentale il personale parla
inglese e può consigliarti o prenotarti i trasporti per la meta successiva. In
città grandi come questa sarebbe veramente molto complicato fare altrimenti.
Gli ostelli non hanno mai la colazione inclusa nel prezzo (in Kirghizistan invece
c’era sempre), ma dispongono sia di letti in camerata che di decenti camere
doppie con bagno, quelle che vanno bene a noi.
Chiediamo alla reception di prenotarci il bus per una zona a
sud dello Yunnan dove ci sono i terrazzamenti, impossibile, tutto pieno fino a
domani pomeriggio e non si sa se c’è posto per il ritorno. Inoltre non abbiamo
una sistemazione per la notte perché qui è tutto prenotato, anche nei
dormitori; è così in tutti gli alberghi della Cina. Il problema è la già citata
Festa della Repubblica cinese del primo ottobre, che in realtà dura una
settimana; in questo periodo tutti i cinesi si muovono e invadono mezzi
pubblici e hotel, facendo triplicare i prezzi di quest’ultimi.
Visto che il tempo rimane brutto decidiamo di andare verso
il Laos, fermandoci nei villaggi prima del confine dove vivono varie etnie. Troviamo
uno sleeping bus che parte in serata e arriva a Janghong alle 5 di mattina.
Così abbiamo trovato anche una sistemazione per la notte.
Risolto questo problema facciamo un giro per la città di
Kunming visitando i suoi templi, il mercato dei fiori e comprando delle
castagne, cotte, come si fa da noi, fuori dai negozi. Le mangiamo mentre
osserviamo stupiti il loro metodo di cottura: sul fondo della pentola ci sono
dei piccoli sassi neri, probabilmente per evitare che si brucino a diretto
contatto con la pentola, e il tutto viene oliato, come fosse un piatto da
servire. Così ci si sporca le mani d’unto invece che di nero. Nel pomeriggio
facciamo un giro nel Parco del Lago Verde
come sempre invaso da cinesi che passeggiano e che ballano in cerchio. Questa è
una vera e propria passione per loro: uno mette lo stereo per terra a tutto
volume e intorno si forma un gruppo di venti o trenta persone, di tutte le età,
che ballano insieme.
Le
strane tradizioni dei Mosu, di cui parla anche Marco Polo
I Mosu sono forse l’etnia che più rappresenta le tradizioni
matriarcali delle popolazioni dello Yunnan. Le loro usanze prevedevano un
atteggiamento molto flessibile riguardo ai rapporti sentimentali e infatti non
esistono termini mosu che indichino concetti quali il matrimonio e la
verginità, né parole che significhino marito e moglie. Il sistema dell’”amico maschio” consentiva ad una coppia
di avere una relazione anche senza vivere insieme; l’uomo trascorreva le notti
nell’abitazione della donna, ma il giorno seguente tornava a vivere e lavorare nella casa della sua
famiglia. I figli nati dalla coppia crescevano con la famiglia della madre ed
erano allevati da lei insieme alla nonna e alle zie. Il padre forniva il
proprio sostegno economico, ma non veniva attribuita alcuna importanza al
riconoscimento della paternità e il cognome veniva tramandato dalla madre. Le
donne ereditavano tutte le proprietà e le dispute venivano giudicate da anziane
di sesso femminile. Questo sistema tradizionale fu soppresso durante la
Rivoluzione Culturale, ma alcuni elementi sopravvivono ancora oggi.
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