Quando
il mito supera la realtà:
[Cina] Di
Cristoforo Colombo v’è certezza storica, di Marco Polo no.
O
meglio, non si è sicuri che Marco si sia spinto oltre il Mar Nero e che le
storie raccontate nel suoMilione non siano inventate, oppure raccontate a lui
da altri mercanti.
Ma
Marco Polo è famoso anche fuori dall’Italia, tanto che lungo la Via della Seta
ci sono diversi alberghi, agenzie e ristoranti a suo nome, e a Zhangye, in
Cina, l’amministrazione comunale gli ha addirittura dedicato una via e
costruito una grande statua bianca. Il nome di Marco Polo è stato dato anche ad
un particolare tipo di pecora dell’Asia Centrale.
Cristoforo
Colombo invece, in molti musei dell’America, non viene nemmeno annoverato tra i
grandi che l’hanno scoperta. Mi ricordo che in un museo di Città del Messico
c’erano elencati i più grandi esploratori, Magellano compreso, ma non
Cristoforo Colombo. Se ne parlava, ma relegato in un angolino come fosse una
piccola comparsa nella grande scena.
Forse
perché, mi piace pensare sia così, Marco Polo è il simbolo della conoscenza e
della cultura che viaggia senza secondi fini, mentre Colombo ha portato in
America distruzione, conquiste e colonizzazione.
Il
viaggio
L’albergo
che abbiamo trovato ieri sera a Lanzhou, dopo i fatidici tre giorni e tre notti
di viaggio, è lussuoso con tanto di colazione a buffet inclusa, ottimo visto
che la cena è saltata. Abbiamo impiegato almeno tre ore per andare a letto, di
cui una per farci capire alla reception e due per lavare tutta la biancheria
sporca, così durante la notte si sarebbe asciugata.
Stamane
a colazione la sorpresa: tra le decine di vassoi non c’era niente mangiabile.
Non una traccia di tè, caffè, marmellata, pane, frutta, zucchero, miele…
nemmeno cucchiaini o posate, solo bastoncini. Per cibo, ovviamente, ravioli con
carne di yak e aglio, uova cotte e scure, alcune delle quali rotte con l’occhio
del pulcino mezzo fuori, spaghetti con il coriandolo, una spezia che alle sette
di mattina potrebbe farti vomitare quello che non hai mangiato, verdure varie e
succo all’arancia, quello sì c’era, ma caldo, quasi scottava.
Ci
siamo rasseganti e abbiamo mangiato lo stesso perché avevamo fame, scegliendo
le verdure meno impossibili.
Dopo
tutto il giorno tra le montagne siamo approdati stasera al monastero di
Labrang, uno dei sei monasteri tibetani più importanti.
Siamo
a tremila metri e fa un freddo cane...ma la zona è proprio interessante, son
finiti i brutti palazzoni cinesi e sono comparse le classiche basse
architetture del Tibet. Anche lungo la strada, è stato molto bello vedere dei
piccoli monasteri pieni di bandierine con il classico villaggio intorno.
Staremo
qui due notti e poi torneremo a Lanzhou per prendere il treno che in 22 ore ci
porterà a Chengdu; su sedili ovviamente, perché le cuccette sono esaurite da
molto tempo.
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