[Cina] Arrivati in città preleviamo dei soldi (qui i bancomat
funzionano benissimo) e scopriamo che
nell’ultimo anno l’euro ha perso parecchio rispetto allo yuan, se prima ci
volevano 10 yuan per 1 euro, ora ne servono 8, in pratica tutto ci costerà il
25% in più.
Ben due agenzie turistiche ci confermano quello che già
sospettavamo, cioè che arrivare in Tibet è molto complicato, quasi impossibile.
Si può entrare con un gruppo composto da almeno cinque persone della
stessa nazionalità e tutto organizzato, con tanto di guida al seguito.
Non ci piace questa soluzione. Decidiamo così di sfruttare il visto cinese per
andare nello Yunnan, una parte di Cina che non abbiamo visto. Il
problema è che si trova a circa 4000 km da Kashgar, tanti giorni e tante notti
in bus o in treno, ma faremo delle tappe intermedie.
Bene, cominciamo da stasera con un bus notturno dove, al
posto dei sedili, ci sono cuccette (una figata!). Arriveremo ad Hotan, per poi attraversare
il deserto del Taklamakan in pieno giorno, con un altro bus di 25 ore.
La mitica
città di Kashgar
Kasghar è da sempre, insieme a Samarcanda, la città
simbolo della Via della Seta. Qui si incontrano le storiche vie provenienti dai
passi Torugart e Irkeshtam che portano nel Kirghizistan e quella proveniente
dal Pakistan, attraverso il passo Khunjerab, lungo la famosa Karakoram Highway,
una delle strade più spettacolari al mondo.
Con i suoi 700.000 abitanti, di cui il 70% uiguri e 30% cinesi di razza han, Kashgar è
considerata la città più lontana dal mare, da cui dista più di 2000 km. E’
un’oasi ai bordi del grande deserto del Taklamakan e fa parte della regione
autonoma cinese dello Xinjiang, grande cinque volte l’Italia, con usi e costumi
che hanno ben poco a vedere con quelli della Cina orientale. A Kashgar si parla
lo uiguro, che appartiene al gruppo linguistico turco, quasi nessuno capisce il cinese. La religione
dominante è quella mussulmana, con donne uigure che girano col viso
completamente coperto, soprattutto nella parte vecchia della città. Gli
uomini anziani portano il tipico pizzetto bianco. Lo Xinjiang, come il Tibet, vuole da
sempre la separazione dalla Cina, ma Pechino
non ne vuole ovviamente sapere, a causa di questo ci sono continui tensioni e
scontri.
Anche l’ora, che Pechino assurdamente impone uguale in
tutto il suo vasto territorio, qui è diversa: nella vita quotidiana viene usato
un orario che è due ore indietro rispetto a quello ufficiale. Con l’ora di
Pechino, a Kasghar sarebbe ancora buio alle 8 di mattina e luce alle 10 di sera.
Ma uffici, autobus e treni, rispettano l’ora di Pechino, insomma, un bel
casino!
E’ rimasto ben poco della città vecchia, il governo sta
demolendo interi quartieri per costruirci dei centri commerciali. Nelle poche
vie rimaste ci sono cose che non sono cambiate dal medioevo: gli artigiani
lavorano il ferro e il legno ancora a mano, uno spettacolo.
Il
mercato di Kashgar
L’attrazione più famosa di Kashgar è sicuramente l’enorme
mercato, uno dei più incredibili bazar di tutta l’Asia. Già alle prime ore
dell’alba, le strade della città brulicano di pedoni, cavalli, biciclette,
moto, carri trainati da asini e tuk-tuk scoppiettanti. Sulle bancarelle si può
trovare veramente di tutto: serpenti essiccati, pipistrelli sott’olio, code di
lucertole, pellicce di strani animali e amuleti vari.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.