[Uzbekistan] In viaggio a volte succedono delle coincidenze davvero
strane.
Ieri abbiamo rivisto Hide, il ragazzo giapponese che
viaggia da 5 anni. L’abbiamo conosciuto in Iran e incontrato per caso sia a
Khiva che a Samarcanda, ma è stato ancora più strano ritrovarci casualmente a
Tashkent, una città da due milioni di abitanti.
Questa mattina siamo usciti dall’hotel con i nostri zaini
diretti alla Valle di Fergana che dista 300 km, ben in ritardo rispetto quanto
prefissato. Passa in quel momento una macchina, fa marcia indietro e ci chiede
se abbiamo bisogno di un taxi. In Uzbekistan, oltre ai normali taxi ci sono
quelli ‘indipendenti’ che sono auto comuni guidate da persone senza licenza i
quali lasciano proporre a te il prezzo. Accetta di portarci al punto di
partenza dei taxi collettivi con un prezzo davvero basso. La distanza non è
poca, per arrivarci avremmo dovuto cambiare più mezzi, lui ci fa recuperare
così il nostro ritardo. Nella mezz’ora di tragitto l’autista non ha mai smesso
di parlare, ci ha raccontato di non essersi perso neanche una puntata della
serie televisiva ‘La piovra’ tradotta
in russo (ma non avevamo film migliori da mandare in giro per il mondo?).
Arrivati al punto di partenza delle macchine per Fergana, come al solito hanno
cominciato a tirare Ruggero da una parte all’altra quasi come fosse una palla,
tutti ci volevano nella loro macchina: i taxi collettivi partono solo quando
hanno trovato le quattro persone per riempire l’auto.
Quasi col buio siamo arrivati a Fergana, l’ultimo tratto
di taxi ce l’ha pagato un ragazzo che era con noi. Ma ancora più gentile è
stato quando ha perso quasi un’ora per accompagnarci a cercare una camera
presso un appartamento privato indicato nella guida Lonely. Con un altro taxi abbiamo
attraverso quartieri di vecchi condomini russi tutti diroccati, sembravano
abbandonati. Salendo al quarto piano di uno di questi le rampe delle scale
sembravano uscite dalla guerra. Alla porta ci aspettava una grossa “russa”
biondissima, con un rossetto mezzo sbavato e un vestito tutto a fiori. L’interno
così kich ci è sembrato pure carino.
Seta...
oggi, lungo il
tragitto, ci siamo fermati a Margilon, un paese della valle di Fergana dove c’è
una fabbrica famosa che lavora la seta senza alcun ausilio di apparecchiature
elettriche, esattamente come 1500 anni fa. In questa filanda c’è l’intero
processo produttivo, dal bozzolo alla produzione di stoffe pregiate, esportate
anche in Europa. I tappeti in seta sono quelli che richiedono più tempo per la
lavorazione, una persona riesce a farli avanzare di un cm al giorno: per un
intero tappeto servono dai sette ai dieci mesi di lavoro!
E’ stato curioso
sapere che il bozzolo è composto da un unico filo, lungo fino a 1000 metri, e
per srotolarlo facilmente viene fatto bollire nell’acqua. Il filo da seta
finale viene ottenuto mettendo insieme un certo numero di singoli fili,
arrotolati fra di loro in modo da renderlo più resistente.
Ruggero mi dice
che verso la fine degli anni sessanta anche i suoi genitori avevano in soffitta
un allevamento di bachi da seta, i “cavalier” nel suo dialetto. Poste su graticole,
le larve mangiavano voracemente le foglie di gelso producendo un rumore intenso.
Conserva ancora nella mente l’immagine di infiniti bozzoli bianchi sullo sfondo
marrone della soffitta.
Il valico per arrivare alla valle di Fergana,
in fondo due turisti stanno arrivando in bicicletta.
La lavorazione dei bachi da seta come avveniva 1500 anni fa
I bozzoli come nei ricordi d'infanzia di Ruggero
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