lunedì 6 agosto 2012

Isfahan e ricordi

[Iran]   Dopo quasi tre giorni ad Isfahan ci rimangono ancora cose da vedere, eppure c'eravamo gia' stati nel 2004. Non ci dispiace lasciare qualcosa da visitare perche' e' anche una scusa per tornarci.

Anche oggi ci siamo affascinati di fronte alle bellezze di questa citta', con i suoi palazzi della dinastia safavide immersi in immensi giardini e la moschea Masijed-e Jame, la piu' grande di tutto l'Iran, con stili che vanno dall'epoca mongola fino al periodo safavide, piu' barocco. 

Ci ha stupito la pulizia delle piazze e delle strade, raramente si trova un rifiuto o una carta per terra. Un signore, in autobus, mi ha detto che rispettare l'ambiente fa parte della loro cultura.

Oggi abbiamo pagato le due notti in albergo ben 1 milione e 250 mila Rial ...cioe meno di 50 euro! Gli ingressi ai musei costano 20 centesimi di euro e negli autobus locali non ci fanno quasi mai pagare...perche' siamo ospiti oppure perche' sono ben pochi i turisti che li usano.

Stasera partiamo con il bus per Bam, la citta'  verso il confine con il Pakistan fatta di terra e fango.


Dal diario di Paola del 2004...

Partiamo con un bus notturno per Qazvin per fare un’escursione su una strada panoramica alle pendici dei monti Elburz e visitare antiche fortezze chiamate Castelli degli Assassini. L’autobus, per quello che avevamo capito tra la difficoltà della lingua e il destreggiarsi con i numeri diversi dai nostri, doveva arrivare alle 7 del mattino. Invece alle 5, in piena notte, ci dicono di scendere dal bus. Siamo perplessi, non abbiamo la minima idea di dove siamo, intorno è tutto buio e noi in mezzo alla strada. Ci si avvicina una coppia forse scesa dallo stesso bus. La ragazza  vuole prendere il mio zaino e mi fa cenno di andare a sedermi in un posto lì vicino, un piccolo locale chiuso sulla strada con qualche divanetto in legno. Io sono spaventata, mi sento vulnerabile per il fatto di non sapere dove sono, lei mi sta vicina e sorride. Capiamo che non ci resta altro che aspettare che faccia giorno. Infatti con la luce arriva anche una macchina e saliamo con loro per andare Qazvin.  Adesso sono ancora più spaventata, il viaggio in questo posto così deserto, sembra non finire mai. Dopo un’interminabile mezz’ora di macchina arriviamo in città, nei pressi di un hotel. Scendiamo e li ringraziamo all’infinito per averci portati fino a qua. Lei mi prende le mani guardandomi negli occhi, ancora sorride e mi abbraccia stretta dicendomi  qualcosa nella sua lingua. Le rispondo sorridendo anch’io. Chiediamo di pagare il passaggio ma non vogliono niente, pagano tutto loro. La macchina prosegue sulla strada, loro attraversano la via, io prendo lo zaino e mi giro, vorrei chiederle di scrivere il suo nome sul mio quaderno. Non ci sono più, spariti dietro l’angolo. Non saprò mai il suo nome, ma è stato il mio Angelo. Ancora oggi il ricordo del suo sorriso mi emoziona. 

Uno dei piu' bei ponti di Isfahan (del 1600 circa)


L'interno della cattedrale armena di Vank

Momenti di preghiera

1 commento:

  1. ciao ragazzi!
    (riferendomi al diario di paola del 2004)

    io penso che il viaggio non sia solo la scoperta del mondo "fuori" di noi, ma che il viaggio sia un'esperienza del sè. sì accade in ogni istante ma nel viaggio in particolar modo, perchè siamo indifesi, senza riferimenti, senza alcuna sicurezza.
    e quindi, nel viaggio, la conoscenza nostra di noi, nuova.

    e poi, c'è l'esperienza del "fuori", dell'altro, negli incontri.. in alcune occasioni tutto diventa grande, particolare a volte, quest'esperienza fa sentire l'unione. tutti noi, insieme.

    sì, in viaggio noi conosciamo altro.

    (ora "vado su" per continuare a leggere gli altri giorni.. siete in iran.. ohhh)

    s.

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